Solo pochi mesi dopo questo viaggio la Siria ha iniziato ad essere scossa dalle proteste popolari e dalla rivolta.
Povera gente, bersaglio di bombe e sparatorie, stretta tra il dittatore e i fondamentalisti.
Chissà come andrà a finire, e quando potrà essere possibile tornare a visitarla.
23 Settembre
Anche il nome del luogo dove c’è l’imbarco per la Siria - banchina dell’azoto – sembra rivelatore.
Porto Marghera è un vero cesso: impianti industriali e ciminiere, edifici cadenti, sporcizia e degrado.
Solo in lontananza appare Venezia, il campanile di San Marco, la cupola della Salute.Però, sorpresa! la nave è nuova, i servizi efficienti, le cabine confortevoli e pulite. Due marinai stanno lavando tutto il ponte garage, mezzo ettaro ripulito con sapone e spazzolone.
Pochissimi i passeggeri, qualche tedesco, qualche siriano, motociclisti inglesi, e noi. Lo spazio non manca davvero e anche il camper (l’unico!) viene sistemato in un modo che farebbe l’invidia di qualunque open deck.
La partenza è puntuale, ci aspettano tre giorni di navigazione, una mini-crociera calma e noiosa.
Questo, di diario di viaggio, lo inizio da qui. Io racconto. Voi, arrangiatevi un po’.
26 Settembre
Il primo impatto non è dei migliori. Sette (sette!) diverse file alla dogana, tre ore prima di lasciare il porto, 375 dollari per entrare con il camper in Siria per due settimane (altrettanti, temo, quando dovremo rientrare dalla Giordania). Strade polverose, indicazioni assenti, sporcizia ovunque.
1 Ottobre
Mi pare quasi di sentirvi: “Ma non scrive stavolta? Meno male!”. Ma no, quando trovo. E poi, mica posso inventarmi le cose.
Come succede, a volte in viaggio più dei luoghi ti restano impressi gli incontri. Quindi non parlo di Ugarit e della scrittura cuneiforme alfabetica più antica al mondo, o della fortezza di Saladino (quello feroce). Bello di qua, bello di là, che palle!
Parlo invece della piazzetta ad Aleppo dove abbiamo parcheggiato per quattro giorni. Aleppo ha due milioni di abitanti, ma lì ci siamo trovati in pratica in un villaggio. E la Siria non sembra così abituata al turismo (in camper, poi!). Ovviamente siamo stati l’attrazione principale per la gente che abita intorno. Non si conta il numero degli inviti a cena, a pranzo, a prendere un caffè.
Shukran, grazie.
Una donna, Rbekh (Rebecca?) ci ha regalato due di quei rosari che gli islamici sgranano continuamente.
I bambini, curiosi, venivano intorno, a vedere, a toccare. Un pomeriggio due piccoli hanno preso a battere sulla parete di fondo del camper. Mi sono affacciato e con aria burbera gli ho detto: “Che vuoi?”.
Sono rimasti gelati: il primo con il ditino indicava che era stato l’altro, lui però indicava il primo.
Poi, senza una parola, si sono volatilizzati più veloci del vento che spazza la valle dell’Eufrate.
4 OttobreIl cartello indicava a destra Damasco, a sinistra Baghdad.
Ahò, ma ‘ndo sto? mi son detto. Stavo vicino a Palmira, splendida località archeologica a 240 km dal centro più vicino, in mezzo al deserto.Ma che ci stavano a fare lì i romani duemila anni fa?
A quanto pare, già molto molto prima, quello era un crocevia carovaniero tra l’area mediterranea e l’Asia lontana, la via della seta, le indie. Poi i romani hanno preso a zampate la regina Zenobia: strade, templi e, naturalmente, terme.Sono parcheggiato in mezzo alle rovine, tra suggestioni incredibili.
E se non fosse per le ruote gommate, il carretto per le strade di Palmira potrebbe avere duemila anni.
Verso il tramonto ancora 38 gradi di temperatura, ma la sera un pochino rinfresca. Volevo inviare un canto notturno alla luna. Niente luna.
Sarà perché questa, di Asia, è minore? Oppure era luna nuova?
Possibile? Anche i camionisti qui, invece di mettere foto scollacciate, mettono l’immagine del presidente Assad. Il volto dell’attuale presidente, figlio del padre della patria (il fratello della patria?) campeggia ovunque. Chissà quanto sarebbe invidioso il nostro, di presidente! E poi, fare il presidente è ereditario!
Basterebbe una piccola riforma costituzionale …
6 Ottobre
A Damasco, oltre al traffico, lo smog, la mondezza e la varia umanità, c’è la Grande Moschea da vedere assolutamente. Dentro, vari pezzi di S. Giovanni Battista (ma altri sembra siano disseminati per mezzo mondo), e la testa del figlio di Alì.
Questa è meta di devozione per gli sciiti iraniani. Nella moschea ce n’erano sei o sette gruppi, ognuno capeggiato da un predicatore che dava il via a rumorose manifestazioni di preghiera.Posso dirlo? Mi si è accapponata la pelle, soprattutto vedendo uno dei capi, un giovane molto accalorato, ma direi pure invasato.
Possibile che la religione, qualsiasi religione, sia questo? Gli altri, sono il nemico?
16 Ottobre
Sono passati parecchi giorni, niente internet. Dopo Maalula (il villaggio cristiano in cui si parla l'aramaico) siamo passati in Giordania.
Era una cornamusa?
Nel teatro romano di Jerash, in un’area archeologica straordinaria – seconda solo ai Fori Imperiali – tutto è pronto per un banchetto nuziale.
I musicisti suonano musica tradizionale.Tradizionale?
Ma quella è una cornamusa! Lawrence d’Arabia è stato qui!
Oggi - quasi un secolo dopo - il paese vive in pace, una pace gracile. Da Amman ad Aqaba il confine israeliano è a un passo.
Ci fermiamo qualche giorno sul Mar Morto: tre alberghi di lusso e niente più, la foto di rito leggendo a mollo nell’acqua densissima, il fango, la cascata di acqua calda.
Il clima è soffocante, le mosche un flagello.
Ma quante suggestioni! La Palestina è proprio lì. Peccato non poterci andare, pena il divieto di rientrare in Siria. La sera ci spostiamo a respirare un po’ nel “parcheggio B”. Il vento ci rinfresca mentre ci affacciamo sulle rive. Vicinissime le luci di Gerusalemme appaiono sulle alture.Però scappiamo, qui non è posto da camper.
Così andiamo ad Aqaba. Senza cammello. Noi impieghiamo solo poche ore, nonostante il passaggio dello Wadi Mujib, un incredibile canyon dalle pareti alte 800 metri.
Finalmente! Caldo è caldo, ma secco e ventilato. Il mare è il Mar Rosso che ricordavamo, coralli e pesci variopinti. La sosta è confortevole.
Basta evitare il venerdì, l’assalto di migliaia di giordani che, dopo il bagno vestiti, sembra non abbiano altro da fare che seminare immondizia.
Pazienza, domani gli addetti passeranno a pulire.
20 Ottobre
Il nostro avventuroso viaggio in medio oriente da qualche giorno si è trasformato in un placido soggiorno balneare. Merito certo del mare, non è il Sinai ma neppure Torvajanica. Parcheggiati nel piazzale di un piccolo hotel-village, passiamo il tempo tra lo snorkeling e i tuffi in piscina. E c’è pure il basilico!
Abbiamo ritrovato una coppia di camperisti olandesi (anche loro in solitaria) con cui avevamo condiviso i taxi a Damasco e che avevamo rivisto pure a Jerash. Arrivano da Petra e Wadi Rum, dove noi andremo sulla via del ritorno.
Non c’è molto di nuovo da raccontare.
Allora mi sono messo a rivedere un po’ di foto.La chiesa cristiana di S. Sergio a Maalula, dove una donna ti accoglie recitando il Pater Noster in aramaico ( o quello che i turisti pensano sia aramaico).
Il fantastico mosaico di Madaba, quasi una carta geografica del mondo mediorientale nel V secolo: Gerusalemme al centro, la Palestina, il Mar Morto, fino al delta del Nilo.
E il profondissimo canyon del Wadi Mujib dove la strada scende e risale a tornanti che ti sembra di stare sullo Stelvio.
Per ora, invece, il camper riposa.
24 Ottobre -28 Ottobre
Parecchi giorni, niente internet, ci siamo spostati. E, come si dice, il meglio viene per ultimo. Ma prima di Wadi Rum e Petra mi rimetto in pari.
Col cavolo che la gente giordana è “scemita”! Va un po’ a comprare qualcosa a un banco di frutta: bilance che pesano strano, prezzi incerti. Anche i siti archeologici e gli alberghi hanno un prezzo arabo e un prezzo per i turisti. E’ lo stesso anche in Siria. Ma non si fa mica così.Venerdì al mare:
Moglie, otto figli (otto!), braciere, coperte per sdraiarsi, qualche sedia, tavolinetto, giochini, provviste, ecc. ecc. in spiaggia alle sei del mattino.
Vento incessante. Passano venditori di dolcetti di zucchero e collanine. Ciambelle galleggianti a paperetta modello unico giordano per i bambini. La barriera corallina in qualche punto devastata, ma sempre affascinante.
Dopo la preghiera di mezzogiorno si va via. Lui smista tutto ai vari figli per ricaricare il pullmino (quello ci vuole!). Servono più viaggi. Imperturbabile attende che sia stata sgombrata ogni cosa. Anzi, quasi ogni cosa: finalmente prende la teiera e quel po’ di acqua che ancora c’è, e va via. ‘Na fatica.
E’ proprio vero, è la sera che placa l’anima e intenerisce il cuore del camperista stanco.
Dice: ma stanco de che?Alla luce della luna guardiamo la spiaggia silenziosa mentre le palme ondeggiano al vento.
Di fronte le luci - vicinissime - di Taba, sulla costa egiziana. Poco a destra Eilat, Israele.
Aqaba, subito dietro una collina, riempie di chiarore il cielo a nord. Appena a sud il confine arabo.
Un firmamento di luci che si unisce, senza che se ne distingua bene il confine, al firmamento delle stelle.
Sull’acqua stanno le navi. Una si muove. Forse un cargo battente bandiera liberiana.
Vola la fantasia, viaggia con le navi fino a … dove?Dice: ma perché, il camper non ti basta?
Fiammetta l’altro giorno ha deciso di scolare l’acqua della pasta sulla mia mano destra. Adesso ho una mano “al dente”. E poi ieri mi ha versato il caffè bollente su una coscia e … dintorni!
63 anni in gamba.
Muzio Scevola mi fa un baffo.E grazie per gli auguri.
Sono beduini le guide nel deserto del Wadi Rum. Volendo anche coi cammelli (dromedari), ma noi abbiamo preferito un 4x4. Salem ci ha portato a vedere paesaggi stupendi. Alla fine mi ha chiesto di avere le foto in cui appare anche lui. E come te le mando? Ma per email, no!
So’ i beduini de mò.
E Petra! Petra.
Come i film d’avventura.
Mi ricorda un po’ le tombe licie, un po’ la Cappadocia.
Ma è Petra, davvero unica. Vale da sola il viaggio. Due giorni di meraviglie, faticosamente raggiunte camminando su sentieri polverosi.
Ma la salita verso Ad Dayr l’ho fatta col somaro che mi ha portato su (e mica peso poco) senza nemmeno ragliare una volta. Intanto, instabile in sella, senza sapere se chiudere o aprire gli occhi, con il burrone di fianco, lo insolentivo in tutte le lingue che conosco (il genzanese).Per fortuna lui non mi capiva.
E non so nemmeno come si chiama.
Invece, meno male che al “sito alto del sacrificio” sono andato a piedi: lì il percorso era con infarto compreso nel prezzo.
Così lo posso raccontare.
Gli ultimi giorni e il ritorno