Tra l'Appia Antica e l'EUR

      

Anche per questo lungo itinerario è necessario un veicolo, sia per raggiungere Roma sia per i trasferimenti. Con i mezzi pubblici occorrerebbero molti cambi e molto tempo.
Per la difficoltà di parcheggio consiglio la moto.

Partiamo da Genzano al mattino ma non troppo presto, per evitare il traffico dei pendolari che entrano a Roma. Percorriamo la Via Appia per quasi 20 chilometri superando il Raccordo Anulare e l'ippodromo delle Capannelle, finchè sulla sinistra giriamo sulla Via Appia Pignatelli. Per 6 chilometri continuiamo dritti, passiamo sulla Via Appia Antica e dopo un sottopasso troviamo un semaforo. Non ci si può fermare perciò giriamo a destra e cerchiamo di fermarci appena possibile, per esempio girando dopo circa duecento metri ancora a destra su Via Talamone. Da qui torniamo indietro a piedi costeggiando le Mura Latine fino alla Porta San Sebastiano (sulla mappa segnata col numero 1).

Qui passava anticamente la Via Appia. L'aspetto attuale è il risultato di secoli di rimaneggiamenti e modifiche, resi evidenti dai numerosi graffiti e figure incise sul travertino nel Modioevo. Passando dietro alla porta si vedono i ruderi di un arco, l'Arco di Druso, che in realtà era parte dell'acquedotto che alimentava le Terme di Caracalla.

         

Il Museo delle Mura allestito nelle torri (ingresso gratuito) contiene soprattutto plastici, ma entriamo lo stesso. Nelle sale I e II si trovano due mosaici all'apparenza antichi. Nel secondo notiamo un cavaliere in battaglia. Guardiamo bene: la faccia pare proprio quella di Mussolini! Infatti la Porta era negli anni '40 la casa di Ettore Muti, segretario del partito fascista.
La cosa più interessante da fare qui è però la passeggiata sulle mura percorrendo il cammino di ronda cui si accede dalla sala VII.

Uscendo attraversiamo al semaforo. Subito a sinistra c'è un sarcofago romano trasformato in fontana. Camminiamo ancora per un centinaio di metri sull'Appia Antica fino a trovare sulla destra la colonna (ma è una copia) che indicava il primo miglio. A malincuore torniamo verso il parcheggio, via Appia Antica è un museo all'aperto che meriterebbe da solo un itinerario di ore.

         
In auto costeggiamo le mura che, dopo Porta S. Sebastiano, prendono il nome di Mura Aureliane. Attraversiamo la Via Colombo e proseguiamo verso Piazzale Ostiense. Di fronte vediamo Porta San Paolo e la "Piramide". Fermiamoci qui vicino, stavolta parcheggiare non è difficile (punto 2 della mappa).



Di fianco alla porta alcune lapidi ricordano la battaglia del 10 Settembre 1943 per difendere Roma dall'occupazione da parte dei nazisti dopo l'armistizio. Centinaia di militari (lasciati senza direttive dopo la fuga del re e di Badoglio) e volontari partigiani furono uccisi dalle truppe del feldmaresciallo Kesserling. Quello che dette l'avallo alle Fosse Ardeatine. Quello che disse che gli Italiani avrebbero dovuto dedicargli un monumento per il suo impegno in difesa delle opere d'arte di Roma e Firenze.
Lasciatemi citare alcuni versi della "dedica" scritta da Pietro Calamandrei:

Lo avrai camerata Kesserling
il monumento che pretendi da noi Italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
......
ma soltanto col silenzio dei torturati
più duro di ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
......


E la Piramide? Molto antica ma non è egiziana, è la tomba di Gaio Cestio, tribuno dell'età imperiale. Oggi è uno dei paradisi dei gatti e delle "gattare" romane.
Appena oltre c'è l'ingresso del "cimitero degli inglesi", un po' il nostro Pere Lachaise. Vi sono sepolti personaggi celebri, come i poeti Keats e Shelley, il fisico Bruno Pontecorvo (che fece parte del gruppo di Via Panisperna con Fermi), Antonio Gramsci.
La Via Marmorata porta al popolare quartiere di Testaccio, culla della squadra della Roma (ma io sono laziale!). Testaccio prende il nome dal "monte de coccio" creato artificialmente dall'accumularsi dei cocci delle anfore usate per il trasporto di olio e altri alimenti nei primi secoli dopo Cristo e scaricate nel vicino porto fluviale sul Tevere.
Al giorno d'oggi è quartiere di tendenza e di tanti, ma tanti, ristoranti e trattorie tipiche. La cucina romanesca è povera ma pesante. Una sosta a pranzo merita, cercando di non esagerare. Però, se non è troppo tardi,
meglio visitare prima la Centrale Montemartini (mappa, n.3) e tornare qui dopo.

         

La ex-centrale si raggiunge facilmente continuando sulla Via Ostiense per un chilometro. Anche qui nessun problema a parcheggiare. La centrale è un eccezionale esempio di archeologia industriale. Fu la prima centrale termoelettrica di Roma. Ora è un museo (ingresso gratuito solo per i romani, ridotto per una gran quantità di enti e associazioni: provate a chiedere) in cui tra i vecchi macchinari sono esposte statue e reperti dell'antica Roma spostati qui dai Musei Capitolini. La suggestione è incredibile.

Prima di tornare a Testaccio per trovare un'osteria (c'è solo l'imbarazzo della scelta) facciamo un salto verso il Tevere per uno sguardo verso il Ponte di Ferro e il Gasometro, residui di una Roma del passato. Del porto fluviale non è rimasta traccia.

Sazi - forse anche troppo - non rimane che riprendere l'auto (o la moto), ripercorrere la Via Ostiense e girare a destra in prossimità di un parco. Parcheggiamo con comodo in vista della Basilica di San Paolo fuori le mura (punto 4 della mappa). Qui c'è il sepolcro dell'apostolo Paolo di Tarso.

Il parco esterno è un ambiente di assoluta serenità. Un incendio nell'800 distrusse gran parte della struttura, lasciando per fortuna intatte parti preziose dell'interno. Guardate i mosaici, l'abside, il baldacchino di Arnolfo di Cambio sopra l'altare, l'arco trionfale, il magnifico Chiostro. Al solito non descrivo cose che sono meglio trattate in qualsiasi guida. Voglio invece far notare i medaglioni con le immagini di tutti i papi da S.Pietro ad oggi. Solo pochi posti sono ancora vuoti. Una leggenda romana dice che quando i posti saranno finiti verrà la fine del mondo (e dai, il cavallo di Marco Aurelio, i papi, non sarà che ai romani piace gufare?).

    

Ripartiamo. Raggiunto Viale Marconi lo seguiamo, passiamo sotto la Via Cristoforo Colombo, poi giriamo a destra sulla Via Laurentina. Ancora poco più di un chilometro e parcheggiamo in uno slargo sulla destra. Da qui a piedi entriamo nella vicina Abbazia delle Tre Fontane (n.5)


Non ci siamo spostati troppo dalla Basilica di S Paolo e questo si dice sia il luogo dove il santo fu decapitato, e in cui la sua testa rimbalzò tre volte facendo scaturire dal terreno ad ogni rimbalzo una sorgente. Attualmente l'abbazia è tenuta dai Trappisti. I più scettici possono comunque trovare piacere dall'acquisto della cioccolata, dei liquori e dell'olio prodotti dai frati. Anzi, sapevate che il frantoio è l'unico esistente a Roma?
    

Poca strada ancora con l'auto per arrivare di fronte al Palazzo della Civiltà e del Lavoro (n.6). Lo vediamo da fuori, circondato da grandi statue retoriche, un imponente edificio il cui aspetto giustifica il nomignolo di "Colosseo Quadrato". Sul frontone la celebre scritta autocelebrativa "un popolo di poeti di artisti di eroi di santi di pensatori di scienziati di navigatori di trasmigratori". Siamo nel pieno del quartiere dell'EUR. La sigla significa "Esposizione Universale Roma". Infatti nel 1942 in questa zona avrebbe dovuto svolgersi quella che oggi chiameremmo Expo. Ovviamente il fascismo e la guerra ne resero impossibile l'attuazione.



L'architettura razionalista del progetto è però ben riuscita: grandi spazi e monumentalità, aree verdi, strade scorrevoli. Ci sono anche numerosi musei interessanti che stavolta trascuriamo.

Preseguendo arriviamo sulla Via Colombo, giriamo intorno al finto obelisco dedicato a Guglielmo Marconi, non degniamo di uno sguardo la chiesona che appare in fondo a una traversa, e invece svoltiamo a destra per parcheggiare dove la strada curva per superare il Laghetto artificiale dell'EUR (n.7).
Il laghetto è più recente, risale al 1960 e fu realizzato con l'intenzione di ospitare le gare di canottaggio in occasione delle Olimpiadi di Roma.
Genio italico? Risultò troppo corto, le gare furono svolte sul Lago di Castelgandolfo ai Castelli.
Oggi è però un amenissimo luogo dove passeggiare e magari fermarsi in uno dei bar per un caffè.



Di strada ne abbiamo fatta anche troppa. Resta il tempo per riprendere l'auto, tornare indietro sulla Via Colombo, poi sull'Appia Antica e ... fermarsi (poco spazio stavolta) di fronte alla Chiesa e alle Catacombe di San Sebastiano (n.8). Il sito era anticamente una cava di pozzolana, poi cimitero pagano, infine luogo si sepoltura cristiano a partire dal II secolo. Facciamo la visita guidata, e lasciamoci indicare i sarcofagi e i mausolei ipogei, le pitture e i graffiti.

    


Si avvicina la sera e la stanchezza si fa sentire. Che ne dite di tornare a Genzano per una salsicciata alla brace e vino rosso a casa mia?