Tè alla menta e Bomboloni (Marocco
2017)
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O ferribot
Savona. Il porto.Tra poco saliremo sul traghetto per Tangeri.
Già arrivare qui non è stato uno scherzo: freddo, vento tempestoso, e
poi
sull’autostrada
pare de sta’ a Monza
la gente che fa a gara a chi è più stronza.
Sarà il nostro sesto viaggio in Marocco.
Fatti i conti, dato che ogni volta siamo stati un paio di mesi, con
questo arriveremo a un anno
vissuto qui.
Vi state chiedendo se ricomincerò a scrivervi?
Si … mi spiace per voi, fatevi coraggio.
Però scriverò come mi viene, senza grill per la testa, senza giochi di
parole e ambiguità. Col sonno di poi, ho capito che a volte ho cercato
frasi ad affetto.
Voglio tenermi in contatto con voi, per rimanere mici e non dovermi
ritrovare un giorno solo come un cane, mutuo, in silenzio. Spero che
prezzerete i miei buoni preposti.
Ecco, ci stanno finalmente imbracando sulla nave.
Un caro braccio.
Burrasca
Da Savona a Tangeri: mare in burrasca. Raggiunta fortunosamente
Barcellona, siamo stati fermi in porto 20 ore, aspettando che le onde di
12 m calassero un po'. Ora con forte ritardo siamo in Marocco
(Mohammedia - camping Mimosa 33.72784, -7.33632). La vacanza può
cominciare.
Sidi Wassay
Una lunga cavalcata sulle strade marocchine, abbiamo raggiunto Egidio e
gli altri amici che ci aspettavano a Sidi Wassay. Un posto sperduto
sulla costa atlantica nella riserva naturale del Souss-Massa. Un altro
di quei luoghi in cui trovi solo anziani camperisti europei decisi a
svernare lontano da casa. Ma l'ambiente naturale è splendido.
Abbiamo intervistato per voi uno dei turisti accampati qui.
D: M'sieur Bairico', bonjour!
R: No guardi, si sbaglia, io sono Bairico e sono italiano.
D: Mi perdoni, pensavo fosse francese, come tanti qui.
R: Capisco, infatti sono un po' palloso anch'io, ma mica così tanto.
D: Dica, si trova bene in Marocco?
R: Certo, è un paese accogliente e interessante.
D: E le piace vedere i paesi sull'Atlante?
R: No, quale atlante! I paesi mi piace vederli di persona.
D: Vuol dare un consiglio a chi ci legge?
R: Non state a pensarci troppo, venite. Come diceva Federico - un mio
vecchio amico - il Marocco logora chi non ci va.
Ibis |
Tale padre, tale figlio |
Sidi Wassay |
Tè e muffin
Bairico?
Federico?
Mmm ... Forse una doppia personalità.
Un comportamento schizofrenico.
Dice: e tu, chi sei?
Beh, forse una TERZA personalità!
Se dovesse capitarvi di avere ancora il camper incrostato di sale per
gli spruzzi del mare in tempesta sul traghetto, andate al primo
distributore Petrom che si trova oltre la rotonda di Tiznit in direzione
Tafraoute. Per 30 Dirham - nemmeno 3 euro - lavaggio accurato, tè,
muffin e tanta conversazione sul Marocco, l'Italia, l'Islam. Certo, il
bicchiere preoccupa, ma rifiutare sarebbe troppo scortese.
Mohammed VI è probabilmente un re illuminato. Viaggiando in Marocco sono
evidenti i segni di modernizzazione, anche se ancora convivono con una
economia in gran parte rurale e pastorale. Non manca qualche eccesso,
come i resort e i condomini in costruzione sulla strada tra Aglou e
Mirleft, dove comunque abbiamo trovato Sidi Boulfdail (29.6677,
-9.9821), un villaggio di pescatori quasi isolato in cui sostare un po'
in estrema tranquillità. Qui l'oceano non scherza, le onde si infrangono
sulla costa rocciosa. Tra le poche case appena due bottegole vendono
pesce e qualche altra cosa. Resteremo a godere i 23 gradi e il silenzio
solo un paio di giorni. Poi toccherà rifare scorta d'acqua.
Francesi, che ca ... mper |
Al traffico ci penso io |
Sidi Boulfdail |
Barche in secco |
Io con la pesca ci campo |
Alimentation General |
Machine a laver
Siamo da qualche giorno a Sidi Ifni, piacevole città di impianto
spagnolo sulla costa atlantica. Ne avevo già parlato anni fa. Oggi è
abitata principalmente da persone di etnia Saharawi. Qui le donne hanno
vesti dai disegni allegri e colorati, non l’aspetto funebre di altre
zone.
Mi viene da fare una considerazione.
Tra i miei primi ricordi ci sono quelli di quando andavo all'asilo dalle
Sorelle Addolorate Della Rassegnazione E Del Pianto.
Magari forse non si chiamavano così, ma il pianto - il mio - c'era. Non
volevo rimanere il pomeriggio eppure mi ritrovavo il cestino del pranzo
lasciato lì a mia insaputa. E ricordo quando mi meritavo il fiocco del
bambino più buono, da tenere fino al giorno successivo.
A tre anni una gratificazione. Ripensandoci, probabilmente uno dei fatti
all'origine del mio giudizio attuale sull'oppio dei popoli.
Ma perché vi dico questo?
Perché resto interdetto quando vedo le donne tutte vestite di nero col
volto velato. Questa non è tradizione, è coercizione. Eppure il Marocco
è un paese abbastanza laico.
Anche a Sidi Ifni non mancano le novità. Il bar dei bomboloni, morto il
vecchio, è passato ai figli e si è pure un po' ripulito. Certo, i prezzi
sono aumentati. Adesso per un bombolone è tè alla menta si spendono 8
dirham (76 centesimi di euro).
Nel campeggio è apparsa una "machine a
laver 5 Dirham" ma - come definirla? - semiautomatica. Infatti
una donna ti prende i panni e , mentre la macchina gira, pensa a
caricare e scaricare l'acqua e il sapone.
Le spiagge sono molto belle, quella di Legzira è ancora meravigliosa
nonostante il crollo di uno degli archi di roccia e una lottizzazione di
villini che, per fortuna, dal basso non si vede. Con la bassa marea le
donne vanno a raccogliere le cozze che poi venderanno al mercato.
Banco del pesce |
Tè alla menta e bomboloni |
Machine a laver |
Legzira |
La spiaggia |
L'arco |
Bassa marea |
Passeggiata |
La raccolta delle cozze |
Non è cambiato invece il suq della domenica. Come sempre i
mercati sono tra le cose più interessanti e caratteristiche da vedere in
Marocco. Ortaggi e vecchi cellulari, galline e abiti usati, arance,
spezie, tappeti ...
Arance |
Nel suq |
Te ne voi anna' ...! |
Cammini tra una moltitudine di persone arrivate da tutta la
regione: chi pesa, chi vende,compra, prende un tè, siede,
contratta. Anche noi, e si va avanti così fino a sera.
Direbbe Vasco:
ormai è sera
si accendono le luci dei lampioni
tutta la gente corre a casa davanti alle
televisioni.
Mi sembra di sentirvi: “Che fa? Cita”?
Ma no, io tarzan.
Settantenni
Guelmim è la "porta del deserto". In realtà una città piuttosto
tradizionalista dove non conviene fermarsi tranne che per fare compere.
Invece voltiamo verso ovest. Dopo 60 chilometri di strada tutto sommato
decente, senza incontrare nessuno salvò qualche capra e distese di fichi
d'india, arriviamo ai margini della "Plage Blanche". Poche centinaia di
metri di sterrata sassosa ed ecco uno spiazzo per sostare (coordinate
28.96106 -10.60662) tra qualche duna di sabbia, affacciati
sull'oceano e sulla foce di uno oued.
Poco oltre c'è solo una guarnigione militare.
Chi si trova in un posto così sperduto?
Ma è ovvio, altri camper.
Scherzi dell'oceano: uno si gode i 27 gradi fuori del camper e
all'improvviso scende la nebbia e la temperatura crolla.
Per fortuna durante la notte rasserena. Il silenzio è assoluto. Ancora
una volta dal maxi-oblò sopra al letto entra lo spettacolo incredibile
del cielo stellato.
Plage Blanche |
Cala la bruma |
Tedeschi esagerati |
Ma la prima sera, camminando poggiato a un bastone, arriva un
tale male in arnese con una divisa militare. Cortesemente ci spiega che
non si può sostare di notte, e si piazza lì ad aspettare.
Due ragazzetti venuti a vendere pesce ci fanno cenno: è un po' tocco.
Sarà l'età, sembra sulla settantina, mica come noi.
Rapido consulto, noi non ce ne andiamo. Però alcuni svizzeri e olandesi
vanno via. Solo dopo parecchio l'uomo va via nel buio.
Comunque, la mattina dopo, svizzeri e olandesi sono di nuovo qui.
Replicanti
Tiznit ha una particolarità: il gran numero di studi odontoiatrici.
Strano a dirsi, vista la cattiva dentatura degli abitanti. Berberi, in
maggioranza, e magari anche per questo la città ha un aspetto più
genuinamente africano, un mercato ben fornito, un suq caratteristico, e
tante botteghe di orafi e argentieri. Il clima mite richiama qui torme
di europei (al solito soprattutto francesi, qualcuno pure parecchio
rompipalle) che passano mesi fermi nel campeggio comunale perennemente
affollato. A sorpresa quest'anno abbiamo invece trovato posto (26.69538.
-9.72558), forse per merito della gestione un po' migliorata.
Siamo tornati qui proprio per i dentisti, dato che Egidio ha dei
problemi. Anche il tempo è peggiorato, pioggia e vento. Comunque stare a
Tiznit non ci dispiace, almeno per qualche giorno. Il campeggio è in
pieno centro, la spesa e la passeggiata sono a portata di mano (o
meglio, di piede). E - indovinate un po' - ci sono i bomboloni!
Non ci sono invece posti invitanti per mangiare (come a Sidi Ifni dove
torniamo sempre - ve l'avevo raccontato? - a "Le Nomad"). Quindi cenette
tranquille in camper. Ieri per esempio, giusto perché siamo in un paese
islamico, avevamo stinco di maiale e abbondante vino.
Presi dove?
Ma portati da casa, no?
Prothesiste Dentaire |
Suq de Bijoux |
Nel mercato |
Carretto |
C'è il filetto? |
Bottega del pane |
Riposino |
Tiznit: la grande moschea |
La bici è preziosa |
E a proposito di vino e di mangiar fuori, posso raccontarne di
belle, poiché anche nei ristorantini l’alcol o non è visto di buon
occhio o non è proprio permesso.
Ho visto cose che voi umani non potreste immaginare. Gente che si porta
vino rosso nelle bottiglie di coca-cola per mascherarlo. Gente che tiene
la bottiglia incartata pensando che non si riconosca.
Illusioni, che presto si perdono
…like beers in the
rain …
NON AVETE TROVATO L’ERRORE?
Replicate, replicate pure.
Ma dove sono le marocchine di
una volta?
I grand taxi su vecchissime Mercedes esistono ancora, ma adesso si
trovano anche dei nuovi g-taxi puliti e confortevoli. Sono taxi
collettivi che, a differenza dei petit taxi possono uscire dal
territorio comunale e trasportare più di 3 persone.
Ne abbiamo preso uno per andare da Tiznit alla spiaggia di Aglou: quasi
20 chilometri con 30 dirham per noi sei. Proprio come in Italia.
E al ristorante Idou Aglou ci hanno permesso di portare il vino nostro.
Dovevamo festeggiare il compleanno di Lauro. La frittura era così così,
alla fine lo spumante ci voleva proprio.
Per fortuna il tempo si era rimesso. Negli ultimi due giorni avevamo
subito scrosci di pioggia e vento fortissimo. Ci credereste? abbiamo
visto pure un marocchino che andava in giro a vendere ombrelli.
Aglou Plage |
Il racconto della balena spiaggiata |
Verso casa |
Col tempo buono io e Fiammetta abbiamo deciso di passare
qualche giorno ad Agadir mentre a Tiznit gli altri stavano con Egidio
che si curava il dente.
Il campeggio in città è ancora un pianto, degradato e in ostaggio dei
conquistadores che occupano spazi esagerati recintandoli coi bottiglioni
d'acqua da 5 litri. Insofferenti e spocchiosi, vecchi nel senso peggiore
della parola.
Sono anch'io così?
Però Agadir è sempre Agadir.
Sulla spiaggia l'uomo che vende palloncini si riposa chiacchierando. Una
ragazza in minigonna si fa i selfie (ma le marocchine di una volta?). Un
militare va avanti e indietro col quad per controllare che tutto sia a
posto.
Rico e Dette (come chi? Noi!) prendono il sole. Sono arrivati con lo
scooter che riscuote sempre tanta ammirazione. Ieri sera alle bottegole
di pesce fritto del porto alcuni giovani hanno voluto fotografarsi lì
sopra e con loro (sempre noi).
Pericolo islamico? Queste sono persone candide, amichevoli, come tanti
in Marocco.
Peccato che qui ad Agadir un tè alla menta costi il triplo.
L'ora della petanque |
Venditore di palloncini |
Pensoso |
La parabola
Tra i miei luoghi preferiti c'è Tafraout. La strada per arrivarci è
lunga e impegnativa, tanto stretta da rendere difficoltoso l'incrocio
con altri veicoli. Una volta che ci si allontana da Agadir si incontrano
solo pochi villaggi, la scenografica casbah di Tizergrane, antiche
rovine e punti panoramici.
La cittadina giace in una conca a mille metri di quota, e ospita un
fantastico palmeto adagiato tra sabbia e rocce granitiche. Sui monti che
la circondano spicca verso nord quella che pare la testa di un leone, di
cui parlai già nel 2012.
Anche allora molti camper frequentavano questa zona. Adesso forse -
ammettiamolo - siamo troppi. Tre piccoli campeggi offrono appena poche
decine di posti. In maggioranza siamo in sosta (ma splendida sosta!) nel
palmeto. Il comune riscuote una piccola quota, ma se non deciderà di
attivare almeno un punto di carico-scarico, prima o poi dovrà affrontare
una situazione ingestibile. Certo, i camperisti a centinaia sono
essenziali nell'economia locale.
Vecchia Kasbah |
Tizergrane |
Sosta a Tafraout |
Tafraout centro |
Grand Taxi |
La testa del leone |
Per ora ci godiamo l'aria tersa, il sole limpido, le notti
fredde.
Con il nostro scooter abbiamo fatto una splendida escursione sulle piste
ben battute attorno alla strada per Tiznit: le rocce colorate da un
cervellotico artista belga anni fa, gli oued in secca, i mandorli
fioriti, l'atmosfera magica del deserto.
Tè alla menta e bomboloni non ci mancano. E neppure la passeggiata
pomeridiana al piccolo suq, dove sono numerosi gli artigiani che
producono le tipiche babucce.
È un mondo diverso. Ma ci teniamo aggiornati sul nostro con la parabola.
E così rimaniamo aggiornati anche sulle "fiscion" televisive della sera
(che io un tempo definivo romanzi scemeggiati). Bisogna solo stare
attenti al vento. Al Sud e nel Marocco centrale è facile che si generino
importanti differenze di temperatura. Spesso ciò provoca impetuose
raffiche di vento che rendono consigliabile abbassare la parabola.
L'altra sera Fiammetta mi ha detto: "ricorda la parabola". Così io: "un
ricco mercante andava a Gerico ..."
Escursione |
La raccolta è stata buona |
Il bar che non ti aspetti |
Babucce |
Friggitorìa |
Colori |
Belli della tata
Quando vi scrivo?
Se cambio posto, naturalmente.
Se capita qualcosa di particolare che mi va di raccontare.
Oppure, dato che mio genero Mario mi ha chiesto più foto, quando ne ho
scattate parecchie.
Perciò il ritmo delle mie mail è casuale, direi quasi stocastico se non
sembrasse una parolaccia.
Ora che ci siamo spostati a Tata (coordinate 29.74761 -7.97412) ho
tutte le motivazioni per scrivere.
Tata, sullo oued Tata, non è una bambinaia ma una città del Marocco
profondo. Palme a non finire, un centro ruspante, stradine e botteghe
per stomaci forti. Anche qui siamo riusciti a scovare dove fanno i
bomboloni, che abbiamo scoperto loro chiamano begne'. A sud solo
centinaia di chilometri di deserto sassoso dell'Algeria.
Durante la passeggiata nel palmeto, a un certo momento, plin, plin ...
Taci. La pioggia nel palmeto.
Eccheccazzo, st'anno mica ci sta trattando benissimo!
Per fortuna, al ritorno, l'incontro con un gruppetto di bambini appena
usciti da scuola che chiedevano "le bonbon" ci ha riappacificato col
mondo.
Apres la pluit |
La pioggia nel palmeto |
Officina meccanica |
Oued Tata |
Bucato |
Piccolo commercio |
Anziana coppia |
Dopo la scuola |
Belli
della Tata
|
Timbuctu
Il Draa, il principale fiume del Marocco, nasce poco a sud di Ouarzazate
dal lago nel quale si gettano le acque del Dades e dell'Asif provenienti
dagli altissimi monti dell'Atlante.
Dopo aver inciso profondamente il Sahara, dando vita a lussureggianti
palmeti e aver segnato il confine con l'Algeria, scompare nel sottosuolo
per altri mille chilometri fino a ricomparire per gettarsi
nell'Atlantico non lontano dalla Plage Blanche (dove eravamo qualche
tempo fa).
Raggiunto il fiume a Zagora, in pieno deserto ne abbiamo seguito il
corso fino a M'hamid. Questi luoghi valgono da soli il viaggio. Già il
lungo trasferimento offre paesaggi affascinanti e inconsueti ma
esplorare le dune sabbiose dell'Erg Chigaga lascia ricordi e sensazioni
unici.
Qui passava una importante via carovaniera che univa l'oceano (e quindi
anche l'Europa) all'Africa centrale. Tuttora all'ingresso di Zagora un
cartello diventato attrazione turistica indica la direzione e la
distanza per Timbuctu: 52 giorni di cammello.
Chi resiste alla tentazione di farsi una foto?
Un guado |
Peluche? |
Quasi una cartolina |
Zagora |
Mendicanti |
Timbouctu: 52 giorni di cammello |
Le piste un tempo percorse dai berberi, dai saharawi, dai
tuareg, sono oggi percorse dai fuoristrada che accompagnano i turisti, e
anche noi.
Ma la natura è ancora quella autentica del deserto. E si ncontrano
davvero i nomadi che vanno chissà dove sui dromedari dal lento
passo ondeggiante.
Ci fermiamo al bivouac "La Boussole". Si fa notte.
A spasso sul Corso |
Vendita Latte |
Relax nel camping La Boussole |
Carovana |
Bivacco lontano |
Somarelli |
Nomade |
Prima di pranzo |
Fata Morgana |
Una pausa |
Tuareg |
Ritorno |
Che cos'hanno le notti nel deserto? Dove l'intero universo
stellato è un passo sopra la testa e sembra di poterlo toccare. Come
fanno le notti nel deserto a stimolare la voglia di stare insieme agli
altri? Ecco, potresti trovarti davanti a un tavolo zoppo condividendo
spaghetti e spiedini di tacchino con Abdul e il fratello, Mohammed, una
coppia di camperiste lussembughesi. Conversando in uno strano mix di
francese, inglese, modenese ...
Capite allora perché torniamo qui? Un vecchio proverbio berbero dice:
Marocco
Marò
Maronna mia
Ch'aggia fa?
E' nu baba.
Coordinate
Zagora 30.32861 -5.83313 camping Les Jardins de Zagora
M'hamid 29.82829 - 5.73273 bivouac La Boussole
Oggi qui, domani lì
Premio Speciale di 100 Dirham a chi indovina la pronuncia di
Agdz
paese nella valle del Draa, capitale dei datteri marocchini, sede della
kasbah Cait Ali dove - tra le palme - si trova il campeggio (coordinate
30.71211 -6.44580).
Cait non è un cognome, è il capo di un villaggio.
La bella kasbah appartiene al pronipote di Ali che guida tra gli
ambienti riccamente decorati ma in parte degradati, al cui restauro
lavora un gruppo universitario tedesco.
Agdz |
La kasbah Cait Alì |
Senza tè che farei |
Ci siamo stati due giorni per fare un paio di escursioni in
scooter tra saliscendi mozzafiato, stradine bianche e mulattiere, sempre
nelle vicinanze del fiume e di qualche antica kasbah.
Povero motorino! Gomme tormentate, frizione stremata, polvere ovunque.
Un giro in scooter |
Valle del Dades |
Alta valle |
Una "cinecittà" c'è anche in Marocco. Praterie, deserti e
montagne rocciose non mancano e, a Ouarzazate, sono gli studios e
l'interessante museo del cinema. Così ti ritrovi tra templi egizi e
romani, chiostri e menorah, celle e sale di tortura medioevali.
Ouarzazate, negli anni crocevia dei nostri viaggi, è una bella città
aperta e in sviluppo. Vi si incontra un numero inesospettabilmente alto
di ragazze senza velo (ho detto senza velo, non senza veli).
Gradisce anche il mio scooter, usato qui solo per andare dal campeggio
al centro. E su asfalto.
Museo del Cinema |
||
A Vendre |
Souvenir |
Romanisti |
Più vengo in Marocco più mi convinco che il territorio è
soprattutto montagna:
le discese ardite
e le risalite
su nel cielo aperto
e poi giù il deserto
Perché negarsi il piacere di risalire il Dades fino all'alta valle tra
le cime innevate, alla serpentina di tornanti che porta alla
strettissima gola e al villaggio di M'semrir dove la strada finisce?
Perché negarsi una tajine di agnello in compagnia e una fredda notte a
1800 metri all'hotel-camping Berbere de Montagne (31.55756 -5.90979)?
Venite, non sentite il richiamo delle sirene in questo mare di rocce
aspre e sabbie dorate? Lo sento anch'io che ho l'udito debole. Quello
che non sento è il richiamo dei proci.
Impossibile non andare a
Marrakech
Colori.
Odori.
Rumori.
Imbonitori.
Strimpellatori.
Taccheggiatori.
Djema el Fnaa: un universo a parte.
Tramonto a Marrakech |
Djema el Fnaa |
La Luna e il minareto |
A Marrakech siamo stati tante volte, ma mai al Jardin
Majorelle. Era lo studio di Yves Saint Laurent (morto) e del "marito"
Pierre Berge' (vivo, ancora ci abita). Il giardino è un incantevole
spazio ricco di piante esotiche, e in più ospita il magnifico Berber
Museum. Sapevate che i berberi hanno 9000 anni di storia? Che prima di
diventare islamici sono stati cristiani? Noi no, non lo sapevamo.
L'ingresso al giardino è costoso, ma ne vale la pena. Ancora di più
costano gli articoli in vendita nella boutique, e - secondo me - qui la
pena è troppa.
Jardin Majorelle |
Chiaroscuri |
Cicogne |
Sempre piacevole l'escursione nella valle dell'Ourika, tipica
gita fuori porta per turisti e marrake..ini (?). Decine di ristoranti
coi tavoli praticamente dentro l'acqua gelida del fiume. La passeggiata
alla cascata tra le rocce. Musicisti, venditori di oggettini-ricordo
kitch, viste sulle montagne bianche di neve. Non fosse per la
vegetazione ben diversa potrebbe sembrare un paesaggio alpino.
Ourika |
Pane fresco |
Folk Music |
Sul sentiero |
La Cascata |
Nella valle |
Entrate nella Medina, andate oltre il suq de sacocher fin dove
di turisti ne arrivano pochi. Lì c'è la bottega di Elarch. È un
marocchino che ha lavorato per 30 anni a Mantova. Pochi mesi fa è stato
licenziato ed è tornato a Marrakech.
Non è solo nostalgia. Lui dice di amare l'Italia ma che non ci si campa
più.
E' una cosa che mi fa pensare. Il Marocco, pur senza una economia
importante, è sulla via dello sviluppo e del progresso. Forse potrebbe
diventare un paese emergente. L'Italia è un paese immergente?
I prossimi saranno giorni di ignavia balneare ad Agadir. Ci sentiremo
più avanti.
La TV e i ricordi lontani
Prima il tg per sapere della convescion, poi la fiscion.
La sera la TV è una benediscion?
Benediscion |
Ma oggi anche in Marocco ovunque vai a mangiare ti ritrovi
circondato dagli schermi televisivi.
Troppi.
Come da noi.
Un tempo non era così. Anche se a casa il televisore non c’era e per
vedere qualcosa dovevi per forza andare in un locale pubblico.
Avevo sette o otto anni quando andavamo a guardare la TV al bar di
Vincenzo. Stava nello scantinato, dove l’aria entrava solo da una bocca
di lupo che si apriva sul marciapiede soprastante. Ma nessuno ti
chiedeva di consumare qualcosa. E lì si formavano conoscenze e amicizie.
Come Parigi, il violinista negato che i televisori (più che altro le
radio) li riparava. O l’altro di cui non ricordo il nome, che un bel
giorno emigrò in Australia con tutta la famiglia e non se ne seppe più
niente. Naturalmente non c’era solo la TV, si giocava anche a carte e,
soprattutto, a dama.
Nel bar aveva “sede” anche la banda dei ragazzini delle case dell’ATAC,
dato che il capo era Alvaro, il figlio di Vincenzo. Un membro antipatico
della banda era il figlio occhialuto della tabaccaia di fronte. Lo
chiamavamo “er guercio”. Vado ancora oggi orgoglioso di averlo picchiato
una volta, chissà perché (e non credo di aver mai picchiato nessun’altro
in vita mia). Della banda faceva parte anche un adolescente brufoloso
più grande e più forte di tutti noi. Determinante fu il suo ruolo
durante la “guerra” contro quelli di Via Paolo Paruta (guerra che si
sviluppò in gran parte con corse e rincorse da una strada all’altra).
Però ricordo ancora quanto si offese quando gli dissi che era “erculeo”.
Tutto passa. Il bar cambiò gestione. Così verso la fine degli anni ’50
cominciammo ad andare a vedere la TV nella locale sezione del Partito
Comunista, in un seminterrato appena dall’altra parte del cortile su cui
si affacciava casa mia. Attività politica me ne ricordo poca ma, certo,
ero ancora troppo piccolo. Si avvicinavano in fretta gli anni della
Scuola Media e delle Olimpiadi di Roma. Subito dopo il televisore ce lo
comprammo (a rate naturalmente: costava quanto mesi di stipendio). E
meno male perché anche la sezione del PCI cambiò sede.
Il seminterrato divenne la sala prove di una compagnia di varietà. Le
ballerine andavano e venivano. Come il paradiso, per un tredicenne.
Col respiro affannoso e il batticuore affrontavo la breve rampa di scale
che portava giù, ma – si sa – il paradiso non è per tutti, bisogna
guadagnarselo.
Negli anni successivi mi immersi nello studio matto anche se non
disperatissimo della scuola superiore. L’ho già raccontato una volta: un
rapporto 1000 a 1 tra maschi e femmine, non proprio un ambiente
equilibrato.
Ma lì trovai gli amici di una vita.
Non lo vedevo, però il televisore c’era anche nella trattoria da
Saturno, dov’ero ospitato tutti i giorni a pranzo come uno di famiglia,
nel passaggio che portava dalla sala alla cucina. Da solo, perché nel 66
avevo le lezioni nel pomeriggio. Mia madre non c’era più ma la moglie
del proprietario almeno da mangiare non me lo faceva mancare. E nemmeno
la simpatia.
E ora? Dopo i vent’anni da romano è passato un altro mezzo secolo da
genzanese.
Ma questa è un’altra storia.
Dacci la forza
Spirito del camper, tu che ci guidi verso i luoghi magici del mondo,
rendici fiduciosi nell'attraversare le mille strade che conducono alla
meta nel lungo viaggio tra la pace dei monti e la vastità del mare,
donaci la forza per guidare lontano e fa che non ci manchi mai il pieno
di gasolio.
Ecco, l'ora di abbandonare Agadir sta per scoccare.
Anche perchè Fiammetta, cuore gentile, vuole tornare prima.
Lasciamo la frittura di pesce a 34 dirham. Lasciamo il mechui e le
sardine arrostite, le mattine al sole sulla spiaggia e i bagnetti veloci
nell'acqua ancora fredda, i pomeriggi al "Camel" per prendere il tè alla
menta ascoltando il chitarrista che suona. Lasciamo gli amici della
confraternita dei camperisti di Dakhla ritrovati man mano.
Panorama |
la Marina |
Controllore |
L'infiltrato |
Bottegole di pesce al porto |
Sempre 'sto tè alla menta |
La spiaggia |
Rosso di sera |
Antico e moderno |
Dicono in tanti che Agadir non è Marocco. Ma se vai al suq o
al porto di pesca che cos'è?
Nel suq El Had |
Pazienza, torneremo lentamente a nord facendo altre piacevoli
soste.
Poi il traghetto.
Come farete se non vi scrivo più?
Tutto si trasforma
Quanti lavori in Marocco! Non solo le strade: a nord di Agadir le
spiagge fino a Tagazhout stanno trasformandosi in un piccolo Sharm con
una fila ininterrotta di alberghi e villaggi vacanze. Ed Essauira?
Sempre piacevole ma c'è tutto un fervore di attività al porto e sul
lungomare.
Che sia il destino dei posti "belli"? La gente ci va, le strutture
turistiche e le botteghe (più o meno autentiche) aumentano, i ricordini
impazzano. A un certo punto è meglio non andarci più? Soprattutto col
camper, che diventa poco gradito?
Non siamo a questo punto, ma speriamo bene.
Bastioni |
Pausa pranzo |
Un murale |
Contrattazione |
Vi racconto una storia |
La musica è finita |
D'altra parte - dice Bairico - non ci vai pure tu? E
preferiresti che i luoghi rimanessero "caratteristici" (leggi: più
poveri)? In fondo questo va in direzione di una ridistribuzione del
reddito.
E vabbe'.
Ma non mi sembra mica giusto inseminare il mondo dello stile di vita
"capitalismo avanzato" anche se illuminato.
Traslitterazione
In Marocco cartelli e scritte, oltre che in arabo e francese, sono ormai
anche in berbero. Sembrano un po' i messaggi segreti di Topolino, ma la
lingua è seria. In realtà i marocchini non sono mica arabi, la loro
origine è quella. Oggi poi c'è una rinascita dell'orgoglio berbero. Il
carattere che sta per "z" è diventato di fatto un simbolo di
appartenenza all'etnia, lo si vede ovunque: sui muri, sui manifesti,
anche sui gioielli.
Il problema è sempre quello della traslitterazione.
Come si fa a scrivere nomi e parole di una lingua diversa che ha suoni e
alfabeto differenti dai nostri?
Per esempio la piazza di Marrakech: c'è chi ne scrive il nome come Jema
e chi scrive Djema.
E adesso che siamo a Moulay Bousselham nel bel campeggio (34.87537
-6.28817) in riva alla laguna Merja Zerga?
Secondo alcuni siamo nella Merdja.
Vongole |
Moulay Bousselham |
Bianco e Nero |
Ogni tanto qualcuno viene a propormi un giro avec le batto'.
Ma io sono sposato!
Comunque è una meravigliosa laguna. Quest'anno abbiamo trascurato la
meravigliosa laguna alla foce dell'oued Chbka, la meravigliosa laguna di
Najla, la meravigliosa laguna di Dakhla. Però ci siamo fermati un paio
di giorni sulla meravigliosa laguna di Oualidia.
Quest'estate forse ci toccherà la Fossa.
Dov'è Lalla Fatna? |
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Oualidia |
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Asilah |
Ma sono gli ultimi giorni di questo viaggio. Si respira aria di smobilitazione per tutti quelli che hanno svernato qui. La nebbiolina mattutina ricorda l'autunno più che la primavera, i francesi occupano solo il posto necessario. Noi ci imbarcheremo lunedì sera. Poi la lunga traversata fino a Savona, in silenzio internet. Se tutto andrà al meglio arriveremo a casa giovedì in serata. Preparatevi a lunghi, prolissi racconti.