Quattro Chiese su Sette
Perchè sette? Per il tradizionale pellegrinaggio delle più
importanti chiese romane. Anche oggi i credenti nel giorno del Venerdì
Santo visitano sette Sepolcri (non necessariamente nelle sette chiese di
cui stiamo parlando) in segno di devozione al Cristo Morto. Un ampio
giro. Tanto che a Roma si dice "fare il giro delle sette chiese" per
intendere girare lungamente a vuoto, senza motivo o risultato.
Delle sette avevamo già visto la chiesa di San Sebastiano e la Basilica
di San Paolo nell'itinerario "tra
l'Appia Antica e l'EUR" e avevamo raggiunto Piazza San Pietro
(senza entrare!) con l'itinerario "Caravaggio
e Bernini". Stavolta vediamo le altre quattro (e molto altro):
San Giovanni, Santa Croce, San Lorenzo, Santa Maria Maggiore.
Poichè il percorso attraversa zone critiche per il traffico ed entra e
esce dalla ZTL, la mia proposta è utilizzare i mezzi pubblici per
raggiungere alcuni punti ben precisi dai quali continuare a piedi.
Occorrerà un'intera giornata, ma - volendo - si potrà spezzare
l'itinerario in due mezze giornate.
Iniziamo dalla stazione S.Giovanni della metro A che possiamo avvicinare anche con l'auto o - meglio - la moto. Qui torneremo anche alla fine.
Torniamo verso quest'ultima, la oltrepassiamo e siamo subito in
Piazza San Giovanni. La Basilica
è sulla sinistra, con la facciata monumentale sormontata da statue. A
quella del Redentore che alza il braccio sembra rispondere dall'altro
lato della piazza quella del monumento a San
Francesco. L'enorme piazza, tradizionale luogo di appuntamento
per i romani, è da tempo sede di grandi manifestazioni soprattutto della
"gauche" e dai sindacati, e da un po' d'anni vi si svolge il concertone
del I Maggio.
San Giovanni è la
basilica romana più antica e risale al tempo di Costantino che fece dono
dei terreni e legalizzò il cristianesimo con l'editto del 313. Fu pìù
volte distrutta da incendi e terremoti. L'interno attuale, ricchissimo,
fu realizzato da Borromini
salvaguardando ciò che restava dei magnifici soffitti e dei pavimenti.
Fino alla presa di Roma del 1870 qui avveniva l'incoronazione dei papi,
ma ancora oggi è la cattedrale di Roma e tutta l'area è proprietà
extraterritoriale del Vaticano. Anche qui, come a S.Pietro, S.Paolo e
S.Maria Maggiore, c'è una Porta Santa murata, che viene aperta solo in
occasione di un Giubileo.
Nella navata principale si trovano le statue dei dodici apostoli. In
fondo lo scenografico baldacchino gotico e le reliquie delle teste dei
santi Pietro e Paolo. Nella prima navata di destra c'è un affresco di Giotto che raffigura Bonifacio VIII
mentre proclama il Giubileo del 1300.
Come altre ricche chiese romane anche S.Giovanni è una
raccolta unica d'opere d'arte, ma non è nelle mie competenze
descriverle. Compratevi una guida.
Però voglio farvi entrare nel Chiostro,
ultimo residuo di un monastero benedettino scomparso, per ammirare le
colonnine in marmo intarsiato che lo delimitano.
Usciamo attraverso l'ingresso laterale passando sotto la
Loggia delle Benedizioni e siamo nella piazza recentemente
intitolata a Giovanni Paolo II. Sulla destra vediamo il Palazzo
Papale (quello odierno ha "solo" quattro secoli) in cui per
centinaia d'anni hanno abitato i papi prima di risiedere in Vaticano.
Sull'altro lato c'è il Battistero
ottagonale, mentre in mezzo alla piazza svetta l'obelisco
più alto di Roma, con una fontana seicentesca alla base.
Pochi passi in direzione di Porta S.Giovanni (attenzione
nell'attraversare la strada) bastano per trovare la Scala
Santa, una delle poche parti sopravvissute alla demolizione
dell'antico Palazzo Papale. Questo è un luogo tra i più venerati
dai fedeli, che salgono i gradini in ginocchio per affacciarsi alla Cappella di San Lorenzo, il "Sancta
Sanctorum". Secondo la tradizione la scala è quella stessa che Gesù
dovette salire per affrontare il tribunale in cui fu giudicato. Altre
scale ai lati portano chi non vuole salire in ginocchio alla Cappella
(dove comunque non si può entrare).
Dopo proseguiamo ancora verso Porta S.Giovanni e cerchiamo la
fermata del tram n.3 sul lato destro di Via Carlo Felice. Procuriamoci
il biglietto 24h valido su tutti i tram, autobus e metro. La linea 3 ci
porta
- La Basilica di Santa Croce è costruita sulle rovine
di una villa imperiale. Il suo nome è dovuto alle reliquie della
Passione conservate in una cappella, tra le quali tre frammenti della
croce di Cristo e una tavola di legno ritenuta quella che vi era affissa
sopra, in cui si legge la scritta "Gesù di Nazareth re dei Giudei" in
ebraico, greco e latino. La scrittura va da destra a sinistra in tutte e
tre le lingue. Nel sotterraneo c'è la Cappella di S.Elena (madre di
Costantino) decorata da una volta a mosaico. Sotto al pavimento della
cappella c'è la terra del Calvario, riportata - così come le reliquie -
dalla santa. Curiosamente una lapide dice che le donne possono entrare
solo il 20 Marzo per non essere scomunicate.
- Porta Maggiore fu
costruita dall'imperatore Claudio nel 52 per far scavalcare
all'acquedotto che porta il suo nome le vie Prenestina e Labicana
(l'attuale Via Casilina). Sull'antico basolato si vedono i segni
lasciati dalle ruote dei carri. Un singolare monumento riscoperto solo
nel 19° secolo è la tomba del fornaio
Eurisace, risalente a decine d'anni avanti Cristo. Tutto in travertino è
decorato con le forma cilindriche cave che ricordano bocche di forno e i
recipienti per impastare la farina. Anche il fregio è insolito e
rappresenta le fasi del processo di panificazione. Alcuni metri sotto,
appena fuori della porta, si trova una basilica sotterranea visitabile
solo tramite prenotazione.
- San Lorenzo è la
chiesa del Verano, il grande cimitero monumantale di Roma. L'aspetto
attuale risente dei restauri successivi al bombardamento americano che
nel 1943 colpì pesantemente il quartiere. Nel piazzale si alza la
colonna con la statua in bronzo di S.Lorenzo, martirizzato su una
graticola ardente nel terzo secolo. Il campanile a base quadrata è
l'unica cosa che rimane delle fortificazioni medioevali. Si entra
attraverso un portico nel quale vi sono alcuni sarcofagi (altri due,
bellissimi, nell'interno) uno dei quali è la moderna tomba di De Gasperi
realizzata da Manzù. Dentro le basiliche sono in realtà due: quella cui
si accede dal portico risale al 13° secolo quando papa Onorio III
ristrutturò il complesso rialzando la precedente e più antica chiesa che
il papa Pelagio II aveva realizzato nel 6° secolo. Nella prima,
attraverso la sacrestia, si entra nel chiostro dal quale si può poi
scendere alle catacombe di S.Lorenzo. Alla seconda si arriva attraverso
un arco trionfale a mosaico e a delle scale. Sotto c'è la cripta con le
tombe di S.Lorenzo e S.Stefano.
Usciti e tornati sul piazzale attraversiamo Via Tiburtina per trovare la fermata del bus n.71. Dopo 6 fermate scendiamo. Siamo a un passo dalla Basilica di Santa Maria Maggiore.
Ma forse avremmo potuto scendere alla fermata precedente, per
essere più vicini a Piazza Vittorio
coi suoi portici e magari fare un giro tra la Chinatown romana e i suoi
mille negozi, oppure passeggiare nei giardini alla ricerca della Porta Magica.
Vabbè questa la devo dire.
Un misterioso alchimista eretico del seicento rimase una notte nei
giardini alla ricerca di un'erba in grado di produrre l'oro e poi -
chissà come - scomparve, lasciando però in uno scritto degli strani
simboli magici. Il Marchese Palombara che aveva proprio qui la sua
residenza li ritrovò e decise di incidere sui muri e sulle porte della
sua villa quei simboli nella speranza che qualcuno potesse
identificarli. Sono lì, nei giardini, all'angolo di Via Napoleone III.
Ora ci incamminiamo lungo Via Carlo Alberto per circa 400 metri e giriamo sulla sinistra per raggiungere Santa Prassede, dove entriamo per vedere almeno gli stupendi mosaici bizantini del 9° secolo. Alcuni dicono che qui ci siano le ossa di S.Valentino. Strano destino quello delle reliquie del santo che sembra siano in una moltitudine di luoghi diversi: in Trentino, Calabria e tanti altri posti tra cui -guarda un po' - anche Dublino.
E arriviamo a Santa Maria
Maggiore. La basilica è in cima al colle dell'Esquilino, dove
si dice che il 5 Agosto del 352 una insolita nevicata indicò il luogo in
cui la Madonna voleva venisse eretta una chiesa a lei dedicata.
L'episodio miracoloso continua ad essere rievocato ogni anno.
E non è l'unica tradizione che riguardi questa chiesa: nel
campanile romanico (il più alto di Roma) c'è una campana detta "La
Sperduta" che suona ogni sera alle 21 nel ricordo di quando nel '600 una
pastorella - o una pellegrina - sperduta riuscì a ritrovare la via al
suono delle campane.
Sulla piazza di fronte alla chiesa c'è la Colonna della Pace (che si
trovava, prima di venir spostata, nella Basilica di Massenzio) con la
statua della Vergine col Bambino. La basilica di Massenzio era un
edificio pubblico civile, non religioso. La colonna è l'unica rimasta
delle sei originali.
Nell'interno troviamo splendidi mosaici e un bellissimo soffitto a
cassettoni. Entriamo anche nelle magnifiche cappelle coi sepolcri dei
papi che più contribuirono alla realizzazione di questa chiesa, come
Sisto V e Paolo V. Qui c'è anche la tomba del Bernini.
Usciamo verso Piazza dell'Esquilino dove vediamo un altro
obelisco di origine sconosciuta, privo di geroglifici.
A piedi percorriamo Via Torino per quasi 500 metri (circa a metà
lanciamo uno sguardo al Teatro
dell'Opera) fino a raggiungere Via Nazionale, strada
fondamentale dei percorsi cittadini. In discesa ci porterebbe verso
Piazza Venezia. Noi però saliamo in breve a Piazza della Repubblica, che
i romani attempati (come me, per esempio) chiamano ancora Piazza
Esedra.
Perchè? Perchè c'è proprio l'esedra, la grande fontana monumentale
progettata da Rutelli (il bisnonno ... ) nei primissimi anni del '900.
La nudità e l'atteggiamento delle statue femminili delle najadi
suscitarono grandi polemiche da parte degli ambienti papalini e
conservatori. Roma sarà anche la capitale del cristianesimo, anche
quello più perbenista e bigotto, ma ha anche uno spirito aperto e
disincantato. Le statue sono ancora lì.
Sul lato opposto a Via Nazionale merita una visita la chiesa di
Santa Maria degli Angeli. Non è
facile indovinare in quella facciata a mattoni l'ingresso di una chiesa.
Infatti era parte delle antiche Terme
di Diocleziano, poi risistemate da Michelangelo
che operò attentamente per conservare quanto possibile i resti
archeologici. L'elemento di maggior interesse nell'interno è la Meridiana.
E' una lunga linea in bronzo inserita nel pavimento marmoreo, con ai
lati i simboli delle costellazioni. Lo gnomone è un foro inserito su una
parete nello stemma di papa Clemente XI. Il sole allo zenith (non a
mezzogiorno esatto!) proietta un cerchio di luce sulla linea indicando
con precisione la data astronomica, in particolare l'equinozio di
primavera. Infatti la meridiana fu voluta dal papa per determinare con
assoluta certezza la data della Pasqua, che DEVE cadere nella prima
domenica dopo la luna piena successiva all'equinozio. Una targa ricorda
che la meridiana servì ad annunciare il mezzogiorno fino al 1846, quando
fu inaugurata la cerimonia dello sparo del cannone sul Gianicolo.
Nella piazza c'è la fermata della metro A. Volendo potremmo
tornare rapidamente a S.Giovanni per spezzare l'itinerario.
Oppure continuiamo, magari facendo un intervallo per mangiare qualcosa.
Qui intorno le possibilità non mancano.
Con una passaggiata di 400 metri raggiungiamo la Stazione Termini dove
prendiamo la metro B in direzione Laurentina (chi è un po' pigro avrebbe
potuto prendere la metro A in piazza Esedra e cambiare linea una fermata
dopo, ma il cambio risulta alquanto laborioso).
Una sola fermata, uscendo saliamo le scale a fianco e siamo in
Via Cavour. Prendiamo a destra e dopo 200 metri attraversiamo e saliamo
un'altra rampa di scale che arriva a San
Pietro in Vincoli. La chiesa custodisce le catene che si dice
furono usate per legare San Pietro nella sua prigionia a Gerusalemme e
nel Carcere Mamertino (da cui il nome). Ma se siamo arrivati qui è per
vedere il mausoleo del papa Giulio II arricchito da uno dei più celebri
capolavori mai realizzati, il Mosè di
Michelangelo. Ma il mausoleo non ospita le spoglie del papa che
aveva perso interesse al progetto. Le "corna" della statua sono dovute
forse a un errore di traduzione dall'ebraico del Vecchio Testamento.
Avrebbero dovuto essere raggi della Divina Provvidenza.
Secondo un celebre leggenda Michelangelo ritenne la statua così perfetta
e realistica da colpirla con una martellata gridando "perchè non
parli?". In effetti una lieve incrinatura sul ginocchio c'è.
Giriamo intorno alla chiesa e dopo soli 300 metri in discesa
arriviamo in Via Nicola Salvi. Dai muretti la vista sul Colosseo
è straordinaria. Guardiamo, fotografiamo, ci divertiamo ad osservare i
finti centurioni che tampinano (anche troppo) i turisti. Però non
entriamo. Non ne parlo, come per altri luoghi topici romani: San Pietro,
Fontana di Trevi ... Irrinunciabili, è vero, ma io voglio portarvi
soprattutto nei luoghi in cui si non si va il primo
giorno che si sta a Roma.
E quindi scendiamo per la scalinata e ci dirigiamo verso l'Arco di Costantino, bene in vista.
L'arco commemora la vittoria di Costantino su Massenzio a Ponte Milvio
(ricordate? la visione della croce e la scritta "in
hoc signo vinces"), come raffigurato nel fregio dal lato che
guarda verso il Palatino. Ma l'intero arco costituisce un'eccezionale
raccolta di sculture romane, da gustare attentamente.
Poco prima dell'Arco di Costantino in direzione opposta al
Colosseo si stacca la Via Sacra, che
univa il Palatino al Tempio di Giove Optimo Maximo sul Campidoglio e che
ancora è l'asse principale dell'area archeologica dei Fori
(qui c'è uno degli ingressi). Bisognerà proprio entrarci qualche volta.
Oggi camminando sul basolato arriviamo fino all'Arco
di Tito, in memoria dell'imperatore che combattè in Giudea
conquistando (e saccheggiando) Gerusalemme.
A pochi passi c'è la Chiesa di Santa
Francesca Romana, ricercatissima per celebrare matrimoni.
Nell'interno oltre ai mosaici va vista la preziosa icona del V secolo
nella sacrestia, tra le più antiche immagini della Vergine nel mondo.
Nella parete della chiesa è murata una lastra che reca le impronte delle
ginocchia di San Pietro, lasciate secondo la tradizione durante la
preghiera che il santo fece per impedire la levitazione di Simon Mago,
che infatti precipitò.
Continuiamo a girare intorno al Colosseo. Arriviamo alla
fermata del bus n.81 direzione Malatesta. Prima di terminare
l'itinerario c'è ancora il tempo per scendere dopo tre fermate, tornare
indietro di pochi passi fino a Piazza
della Navicella, con la caratteristica fontana a forma di nave
romana. Di fronte la Chiesa di Santa
Maria alla Navicella. Anche qui bei mosaici e, nella navata
principale, 18 colonne dai capitelli tutti diversi.
Volendo possiamo anche fare una amena passeggiata nella vicina Villa
Celimontana tra reperti di diverse epoche tra i quali il
piccolo obelisco di Ramsete II.
Non rimane che riprendere l'81 che ci riporta dopo 6 fermate a Piazza S.Giovanni per tornare a casa.