Quattro Chiese su Sette

Perchè sette? Per il tradizionale pellegrinaggio delle più importanti chiese romane. Anche oggi i credenti nel giorno del Venerdì Santo visitano sette Sepolcri (non necessariamente nelle sette chiese di cui stiamo parlando) in segno di devozione al Cristo Morto. Un ampio giro. Tanto che a Roma si dice "fare il giro delle sette chiese" per intendere girare lungamente a vuoto, senza motivo o risultato.
Delle sette avevamo già visto la chiesa di San Sebastiano e la Basilica di San Paolo nell'itinerario "tra l'Appia Antica e l'EUR" e avevamo raggiunto Piazza San Pietro (senza entrare!) con l'itinerario "Caravaggio e Bernini". Stavolta vediamo le altre quattro (e molto altro): San Giovanni, Santa Croce, San Lorenzo, Santa Maria Maggiore.
Poichè il percorso attraversa zone critiche per il traffico ed entra e esce dalla ZTL, la mia proposta è utilizzare i mezzi pubblici per raggiungere alcuni punti ben precisi dai quali continuare a piedi. Occorrerà un'intera giornata, ma  - volendo - si potrà spezzare l'itinerario in due mezze giornate.

Iniziamo dalla stazione S.Giovanni della metro A che possiamo avvicinare anche con l'auto o - meglio - la moto. Qui torneremo anche alla fine.


Scendiamo a piedi sulla Via Sannio dove, tranne che nei giorni festivi, c'è un frequentato mercatino di abbigliamento e altri oggetti anche usati. Girando quasi subito sulla destra attraverso un giardino troviamo la Porta Asinaria, ben più antica della più ampia Porta San Giovanni. Qui passava la Via Asinaria dalla quale poco oltre si staccava la Via Tuscolana (anche oggi). Questo era inizialmente un accesso secondario alla città, poi ampliato e fortificato. Venne chiuso definitivamente nel '500 per la sua inadeguatezza rispetto all'intenso traffico in direzione sud, anche a causa dell'innalzamento dei terreni circostanti. La differenza di livello di vari metri rispetto a Porta S.Giovanni risulta evidente.

Torniamo verso quest'ultima, la oltrepassiamo e siamo subito in Piazza San Giovanni. La Basilica è sulla sinistra, con la facciata monumentale sormontata da statue. A quella del Redentore che alza il braccio sembra rispondere dall'altro lato della piazza quella del monumento a San Francesco. L'enorme piazza, tradizionale luogo di appuntamento per i romani, è da tempo sede di grandi manifestazioni soprattutto della "gauche" e dai sindacati, e da un po' d'anni vi si svolge il concertone del I Maggio.

         

San Giovanni è la basilica romana più antica e risale al tempo di Costantino che fece dono dei terreni e legalizzò il cristianesimo con l'editto del 313. Fu pìù volte distrutta da incendi e terremoti. L'interno attuale, ricchissimo, fu realizzato da Borromini salvaguardando ciò che restava dei magnifici soffitti e dei pavimenti. Fino alla presa di Roma del 1870 qui avveniva l'incoronazione dei papi, ma ancora oggi è la cattedrale di Roma e tutta l'area è proprietà extraterritoriale del Vaticano. Anche qui, come a S.Pietro, S.Paolo e S.Maria Maggiore, c'è una Porta Santa murata, che viene aperta solo in occasione di un Giubileo.
Nella navata principale si trovano le statue dei dodici apostoli. In fondo lo scenografico baldacchino gotico e le reliquie delle teste dei santi Pietro e Paolo. Nella prima navata di destra c'è un affresco di Giotto che raffigura Bonifacio VIII mentre proclama il Giubileo del 1300.

         

Come altre ricche chiese romane anche S.Giovanni è una raccolta unica d'opere d'arte, ma non è nelle mie competenze descriverle. Compratevi una guida.
Però voglio farvi entrare nel Chiostro, ultimo residuo di un monastero benedettino scomparso, per ammirare le colonnine in marmo intarsiato che lo delimitano.
Usciamo attraverso l'ingresso laterale passando sotto la Loggia delle Benedizioni e siamo nella piazza recentemente intitolata a Giovanni Paolo II. Sulla destra vediamo il Palazzo Papale (quello odierno ha "solo" quattro secoli) in cui per centinaia d'anni hanno abitato i papi prima di risiedere in Vaticano. Sull'altro lato c'è il Battistero ottagonale, mentre in mezzo alla piazza svetta l'obelisco più alto di Roma, con una fontana seicentesca alla base.

         

Pochi passi in direzione di Porta S.Giovanni (attenzione nell'attraversare la strada) bastano per trovare la Scala Santa, una delle poche parti sopravvissute alla demolizione dell'antico Palazzo Papale. Questo è un  luogo tra i più venerati dai fedeli, che salgono i gradini in ginocchio per affacciarsi alla Cappella di San Lorenzo, il "Sancta Sanctorum". Secondo la tradizione la scala è quella stessa che Gesù dovette salire per affrontare il tribunale in cui fu giudicato. Altre scale ai lati portano chi non vuole salire in ginocchio alla Cappella (dove comunque non si può entrare).

         

Dopo proseguiamo ancora verso Porta S.Giovanni e cerchiamo la fermata del tram n.3 sul lato destro di Via Carlo Felice. Procuriamoci il biglietto 24h valido su tutti i tram, autobus e metro. La linea 3 ci porta

- La Basilica di Santa Croce è costruita sulle rovine di una villa imperiale. Il suo nome è dovuto alle reliquie della Passione conservate in una cappella, tra le quali tre frammenti della croce di Cristo e una tavola di legno ritenuta quella che vi era affissa sopra, in cui si legge la scritta "Gesù di Nazareth re dei Giudei" in ebraico, greco e latino. La scrittura va da destra a sinistra in tutte e tre le lingue. Nel sotterraneo c'è la Cappella di S.Elena (madre di Costantino) decorata da una volta a mosaico. Sotto al pavimento della cappella c'è la terra del Calvario, riportata - così come le reliquie - dalla santa. Curiosamente una lapide dice che le donne possono entrare solo il 20 Marzo per non essere scomunicate.

         

- Porta Maggiore fu costruita dall'imperatore Claudio nel 52 per far scavalcare all'acquedotto che porta il suo nome le vie Prenestina e Labicana (l'attuale Via Casilina). Sull'antico basolato si vedono i segni lasciati dalle ruote dei carri. Un singolare monumento riscoperto solo nel 19° secolo è la tomba del fornaio Eurisace, risalente a decine d'anni avanti Cristo. Tutto in travertino è decorato con le forma cilindriche cave che ricordano bocche di forno e i recipienti per impastare la farina. Anche il fregio è insolito e rappresenta le fasi del processo di panificazione. Alcuni metri sotto, appena fuori della porta, si trova una basilica sotterranea visitabile solo tramite prenotazione.

         

- San Lorenzo è la chiesa del Verano, il grande cimitero monumantale di Roma. L'aspetto attuale risente dei restauri successivi al bombardamento americano che nel 1943 colpì pesantemente il quartiere. Nel piazzale si alza la colonna con la statua in bronzo di S.Lorenzo, martirizzato su una graticola ardente nel terzo secolo. Il campanile a base quadrata è l'unica cosa che rimane delle fortificazioni medioevali. Si entra attraverso un portico nel quale vi sono alcuni sarcofagi (altri due, bellissimi, nell'interno) uno dei quali è la moderna tomba di De Gasperi realizzata da Manzù. Dentro le basiliche sono in realtà due: quella cui si accede dal portico risale al 13° secolo quando papa Onorio III ristrutturò il complesso rialzando la precedente e più antica chiesa che il papa Pelagio II aveva realizzato nel 6° secolo. Nella prima, attraverso la sacrestia, si entra nel chiostro dal quale si può poi scendere alle catacombe di S.Lorenzo. Alla seconda si arriva attraverso un arco trionfale a mosaico e a delle scale. Sotto c'è la cripta con le tombe di S.Lorenzo e S.Stefano.

         

Usciti e tornati sul piazzale attraversiamo Via Tiburtina per trovare la fermata del bus n.71. Dopo 6 fermate scendiamo. Siamo a un passo dalla Basilica di Santa Maria Maggiore.

Ma forse avremmo potuto scendere alla fermata precedente, per essere più vicini a Piazza Vittorio coi suoi portici e magari fare un giro tra la Chinatown romana e i suoi mille negozi, oppure passeggiare nei giardini alla ricerca della Porta Magica.
Vabbè questa la devo dire.
Un misterioso alchimista eretico del seicento rimase una notte nei giardini alla ricerca di un'erba in grado di produrre l'oro e poi - chissà come - scomparve, lasciando però in uno scritto degli strani simboli magici. Il Marchese Palombara che aveva proprio qui la sua residenza li ritrovò e decise di incidere sui muri e sulle porte della sua villa quei simboli nella speranza che qualcuno potesse identificarli. Sono lì, nei giardini, all'angolo di Via Napoleone III.

         

Ora ci incamminiamo lungo Via Carlo Alberto per circa 400 metri e giriamo sulla sinistra per raggiungere Santa Prassede, dove entriamo per vedere almeno gli stupendi mosaici bizantini del 9° secolo. Alcuni dicono che qui ci siano le ossa di S.Valentino. Strano destino quello delle reliquie del santo che sembra siano in una moltitudine di luoghi diversi: in Trentino, Calabria e tanti altri posti tra cui -guarda un po' - anche Dublino.

E arriviamo a Santa Maria Maggiore. La basilica è in cima al colle dell'Esquilino, dove si dice che il 5 Agosto del 352 una insolita nevicata indicò il luogo in cui la Madonna voleva venisse eretta una chiesa a lei dedicata. L'episodio miracoloso continua ad essere rievocato ogni anno.

E non è l'unica tradizione che riguardi questa chiesa: nel campanile romanico (il più alto di Roma) c'è una campana detta "La Sperduta" che suona ogni sera alle 21 nel ricordo di quando nel '600 una pastorella - o una pellegrina - sperduta riuscì a ritrovare la via al suono delle campane.
Sulla piazza di fronte alla chiesa c'è la Colonna della Pace (che si trovava, prima di venir spostata, nella Basilica di Massenzio) con la statua della Vergine col Bambino. La basilica di Massenzio era un edificio pubblico civile, non religioso. La colonna è l'unica rimasta delle sei originali.
Nell'interno troviamo splendidi mosaici e un bellissimo soffitto a cassettoni. Entriamo anche nelle magnifiche cappelle coi sepolcri dei papi che più contribuirono alla realizzazione di questa chiesa, come Sisto V e Paolo V. Qui c'è anche la tomba del Bernini.

         

Usciamo verso Piazza dell'Esquilino dove vediamo un altro obelisco di origine sconosciuta, privo di geroglifici.
A piedi percorriamo Via Torino per quasi 500 metri (circa a metà lanciamo uno sguardo al Teatro dell'Opera) fino a raggiungere Via Nazionale, strada fondamentale dei percorsi cittadini. In discesa ci porterebbe verso Piazza Venezia. Noi però saliamo in breve a Piazza della Repubblica, che i romani attempati (come me, per esempio) chiamano ancora Piazza Esedra.
Perchè? Perchè c'è proprio l'esedra, la grande fontana monumentale progettata da Rutelli (il bisnonno ... ) nei primissimi anni del '900. La nudità e l'atteggiamento delle statue femminili delle najadi suscitarono grandi polemiche da parte degli ambienti papalini e conservatori. Roma sarà anche la capitale del cristianesimo, anche quello più perbenista e bigotto, ma ha anche uno spirito aperto e disincantato. Le statue sono ancora lì.

Sul lato opposto a Via Nazionale merita una visita la chiesa di Santa Maria degli Angeli. Non è facile indovinare in quella facciata a mattoni l'ingresso di una chiesa. Infatti era parte delle antiche Terme di Diocleziano, poi risistemate da Michelangelo che operò attentamente per conservare quanto possibile i resti archeologici. L'elemento di maggior interesse nell'interno è la Meridiana. E' una lunga linea in bronzo inserita nel pavimento marmoreo, con ai lati i simboli delle costellazioni. Lo gnomone è un foro inserito su una parete nello stemma di papa Clemente XI. Il sole allo zenith (non a mezzogiorno esatto!) proietta un cerchio di luce sulla linea indicando con precisione la data astronomica, in particolare l'equinozio di primavera. Infatti la meridiana fu voluta dal papa per determinare con assoluta certezza la data della Pasqua, che DEVE cadere nella prima domenica dopo la luna piena successiva all'equinozio. Una targa ricorda che la meridiana servì ad annunciare il mezzogiorno fino al 1846, quando fu inaugurata la cerimonia dello sparo del cannone sul Gianicolo.

         

Nella piazza c'è la fermata della metro A. Volendo potremmo tornare rapidamente a S.Giovanni per spezzare l'itinerario.
Oppure continuiamo, magari facendo un intervallo per mangiare qualcosa. Qui intorno le possibilità non mancano.
Con una passaggiata di 400 metri raggiungiamo la Stazione Termini dove prendiamo la metro B in direzione Laurentina (chi è un po' pigro avrebbe potuto prendere la metro A in piazza Esedra e cambiare linea una fermata dopo, ma il cambio risulta alquanto laborioso).

Una sola fermata, uscendo saliamo le scale a fianco e siamo in Via Cavour. Prendiamo a destra e dopo 200 metri attraversiamo e saliamo un'altra rampa di scale che arriva a San Pietro in Vincoli. La chiesa custodisce le catene che si dice furono usate per legare San Pietro nella sua prigionia a Gerusalemme e nel Carcere Mamertino (da cui il nome). Ma se siamo arrivati qui è per vedere il mausoleo del papa Giulio II arricchito da uno dei più celebri capolavori mai realizzati, il Mosè di Michelangelo. Ma il mausoleo non ospita le spoglie del papa che aveva perso interesse al progetto. Le "corna" della statua sono dovute forse a un errore di traduzione dall'ebraico del Vecchio Testamento. Avrebbero dovuto essere raggi della Divina Provvidenza.
Secondo un celebre leggenda Michelangelo ritenne la statua così perfetta e realistica da colpirla con una martellata gridando "perchè non parli?". In effetti una lieve incrinatura sul ginocchio c'è.

Giriamo intorno alla chiesa e dopo soli 300 metri in discesa arriviamo in Via Nicola Salvi. Dai muretti la vista sul Colosseo è straordinaria. Guardiamo, fotografiamo, ci divertiamo ad osservare i finti centurioni che tampinano (anche troppo) i turisti. Però non entriamo. Non ne parlo, come per altri luoghi topici romani: San Pietro, Fontana di Trevi ... Irrinunciabili, è vero, ma io voglio portarvi soprattutto nei luoghi in cui si non si va il primo giorno che si sta a Roma.

E quindi scendiamo per la scalinata e ci dirigiamo verso l'Arco di Costantino, bene in vista. L'arco commemora la vittoria di Costantino su Massenzio a Ponte Milvio (ricordate? la visione della croce e la scritta "in hoc signo vinces"), come raffigurato nel fregio dal lato che guarda verso il Palatino. Ma l'intero arco costituisce un'eccezionale raccolta di sculture romane, da gustare attentamente.

             
     

Poco prima dell'Arco di Costantino in direzione opposta al Colosseo si stacca la Via Sacra, che univa il Palatino al Tempio di Giove Optimo Maximo sul Campidoglio e che ancora è l'asse principale dell'area archeologica dei Fori (qui c'è uno degli ingressi). Bisognerà proprio entrarci qualche volta. Oggi camminando sul basolato arriviamo fino all'Arco di Tito, in memoria dell'imperatore che combattè in Giudea conquistando (e saccheggiando) Gerusalemme.

         


A pochi passi c'è la Chiesa di Santa Francesca Romana, ricercatissima per celebrare matrimoni. Nell'interno oltre ai mosaici va vista la preziosa icona del V secolo nella sacrestia, tra le più antiche immagini della Vergine nel mondo. Nella parete della chiesa è murata una lastra che reca le impronte delle ginocchia di San Pietro, lasciate secondo la tradizione durante la preghiera che il santo fece per impedire la levitazione di Simon Mago, che infatti precipitò.

         

Continuiamo a girare intorno al Colosseo. Arriviamo alla fermata del bus n.81 direzione Malatesta. Prima di terminare l'itinerario c'è ancora il tempo per scendere dopo tre fermate, tornare indietro di pochi passi fino a Piazza della Navicella, con la caratteristica fontana a forma di nave romana. Di fronte la Chiesa di Santa Maria alla Navicella. Anche qui bei mosaici e, nella navata principale, 18 colonne dai capitelli tutti diversi.
Volendo possiamo anche fare una amena passeggiata nella vicina Villa Celimontana tra reperti di diverse epoche tra i quali il piccolo obelisco di Ramsete II.

         

Non rimane che riprendere l'81 che ci riporta dopo 6 fermate a Piazza S.Giovanni per tornare a casa.