Monte Cavo

Da Genzano andiamo verso Ariccia. Nel punto più alto di Via Fratelli Rosselli, svoltiamo su Via Ramo d’Oro. Alla rotonda prendiamo la strada a sinistra e la percorriamo seguendo le indicazioni per Rocca di Papa per quasi 2 km fino a un’altra rotonda. Appena prima un cartello segnala i ruderi della Villa di Vitellio, imperatore romano finito male (quello de "i vitelli dei romani ..."). Si gira a destra e dopo circa 1,5 km ci fermiamo sul lato della strada: siamo arrivati alla salita magica. Guardiamo avanti, sarà un’illusione ottica, sarà - come dice qualcuno - chissà cosa nei sotterranei della zona militare di Monte Cavo, ma giureremmo che la strada prosegue in discesa. Invece facendo rotolare un pallone, una bottiglia, o semplicemente mettendo in folle il veicolo, li vediamo spostarsi indietro in salita.


Perplessi ma divertiti ripartiamo, passiamo una nuova rotonda sempre seguendo le indicazioni per Rocca di Papa e, dopo un altro chilometro, prendiamo sulla destra la strada – un tempo a pedaggio - che sale a Monte Cavo. Non conviene salire fino alla cima, ormai colonizzata da ripetitori televisivi. Invece ci fermiamo poco prima, dove in corrispondenza a un curvone si vede sulla sinistra l’antica strada che sale verso la cima, la Via Sacra. A dire il vero avevamo già incrociato il suo tracciato più in basso, ma abbiamo preferito faticare poco e arrivare fin qui. A piedi scendiamo oltrepassando una sbarra  e camminiamo sulla strada lastricata con pietroni di basalto incontrando quasi subito a sinistra un eccezionale belvedere, da cui la vista si apre sulla valle. Sotto si vedono entrambi i laghi, più indietro  Vallericcia, in lontananza la linea di costa. L’origine vulcanica del territorio non potrebbe essere più evidente.


Volendo continuare, poco più in basso si arriverebbe in breve a una piccola cappella.
Per dire il vero il modo migliore di arrivare qui sarebbe stato quello di percorrere tutta la Via Sacra a piedi, a partire dalla Via dei Laghi poco più in là verso Velletri dell’ultima rotonda, in corrispondenza al ristorante “La Foresta”. Avremmo impiegato tra 1 e 1 ½ ore, qualcosa in meno in discesa. Avremmo avuto modo di ammirare il perfetto stato di conservazione dell’antica strada. Forse avremmo anche potuto accorgerci che su uno dei lastroni è inciso il rilievo di un “fallo” (si, proprio così), simbolo di fortuna, prosperità, fertilità e potenza. La strada sale lungo le linee di massima pendenza ma gli antichi costruttori avevano previsto dei cordoli laterali e delle vie di fuga per l’acqua piovana così da salvaguardare il tracciato che portava all’ antico tempio di Giove, venerato prima dai Latini poi dai Romani.

 

E non è difficile immaginare l’importanza rivestita dal tempio nella sua posizione dominante a quasi 1000 metri di quota, visibile ovunque in tutto il territorio circostante e da gran parte dei quartieri meridionali di Roma. Figuriamoci più di 2000 anni fa, quando lo smog non esisteva.