Ma sempre in Marocco?

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addio Monti 

Miei cari,
siamo in partenza, addio Monti ...

Oh, poverino chi resta tra la neve e il freddo, tra sindaci e decreti: 

"svaniscono, in quel istante, le illusioni dell’abbondanza;  l’aria gli sembra pesante e morta; si addentra triste e distratto nelle città movimentate; le case aggiunte a case, le strade che fluiscono nelle strade, sembra che gli tolgano il fiato;"

Meschino chi in pensione non ci va.
Chi ci sta - pur senza più aumenti - trova i suoi spazi immensi, spiagge incontaminate, un clima che non distrugge le ossa.

Ci aspetta la terra di Mohammed VI, figlio di Hassan II, nipote di Mohammed V, pronipote di chi-lo-sà.
Sempre una dinastia di gran figli di escort ma mica peggio che in Italia.

Quando, sdraiati al sole o in giro per le medine, ci pungerà il pensiero di voialtri 
allora rivolgeremo una invocazione al profeta perché troviate la luce, e magari pure il gas.


Ecco ... vi lasciamo ... sembra già quasi che la nave si muova
 


 

Sosta a Marrakech

 

E chi ci rinuncia a una sosta a Marrakech?
A una passeggiata nei suq tra serpentari e venditori di dentiere usate? A una cenetta alle bancarelle in piazza in mezzo al fumo dei grill e al ritmo incessante della musica?

Poi arriva una donna con tre bambini a farsi dare un po’ di pane. Fiammetta non ci resiste e gli lascia una banconota da 20 dirham. Sorrisi e saluti, sembrava le avesse dato il primo premio: nemmeno due euro!

 

Come era cominciato il viaggio quest’anno? Tra fiocchi di neve e file ossessionanti per l’imbarco. Nave diversa da quella prevista, cabina decente ma di spazi comuni solo il self service. Che dopo lo scalo a Barcellona si è riempito di marocchini accampati che non mollavano il posto (due notti!). Come sempre non mancava l’imam che predicava, predicava. Ma come razzola?
Io ho grande sfiducia nei predicatori, qualunque ne sia il credo.

 

 

                   

Si prepara per la sera in piazza Djema el Fnaa

 

 

Wafa?

 

Che sia un  anno no?
Va bene il Wafa Cash dove ho cambiato (10,95 Dh per un euro), la Wafa Bank, la Wafa Attijari.
Ma il vaffa del giovane a cui avevo risposto che non volevo comprare, non volevo guida, non mi serviva niente… beh quello non me l’aspettavo.
Poi, cortese non lo sono stato più.

Un uomo più maturo mi ha preso da parte e mi ha chiesto scusa e di lasciar stare.
Succede di tutto nella medina di Marrakech, specie se vai nei vicoletti meno battuti dai turisti.
Non so se andando per campi da golf può capitare. Chi ha tanta abilità con la mazza? All’età mia, poi?

E ho dimenticato (o perso?) il cavetto della macchina fotografica compatta. Che vi mando?


Ora siamo qualche giorno ad Agadir. Con 26 gradi ce ne andiamo sulla spiaggia e prendiamo il sole.
Agadir è città vera. Il centro commerciale e il lungomare sono completamente occidentalizzati ma vai al mercato dei suq, alle trattorie di mechoui (agnello?pecora!) e tajine, al porto.
Ecco, al porto: una serata ai localini di pesce fritto non poteva mancare. Al numero 2 e 3 con 34 Dh a testa, gentilezza e tanta ammirazione per lo scooter nuovo.
Un gruppetto ci augura buon appetito.
Shukran.

 



Nei vicoletti della medina



Bottegole di pesce



Sulla spiaggia di Agadir


 


Moroccan Chronicles

 

L’avevo detto che Agadir è città evoluta. Infatti al Marjane ho trovato il “Labo Numerique” dove avevano il cavetto per la fotocamera e l’ho comprato. Però  a 120 Dh, come 12 tè alla menta serviti al tavolo in uno dei migliori bar del lungomare. Così va il mondo.

Visto e annotato: il locale “Folies Berberes”. Se Parigi avesse lo mere … 

E cominciamo il trasferimento verso Dakhla. Da Agadir sono altri 1200 km su un nastro d’asfalto smangiucchiato ai bordi e spesso invaso dalla sabbia. Centinaia di chilometri di deserto, a volte interessante ma spesso monotono, che precipita sull’Atlantico formando lunghissime falesie. Ci trovi giusto i pescatori, appostati solitari tra un villaggio e l’altro. Cammina cammina sulla strada strettissima che quando ti incroci con un camion (o, peggio, devi sorpassarlo) sono dolori, specie se vai a finire con le ruote fuori dell’asfalto. Ma almeno il gasolio lo paghiamo l’equivalente di 45 centesimi di euro.
Dopo una sosta per la notte a Tarfaya, da dove partivano traghetti per le Canarie ma non c’è un accidenti d’altro, ripartiamo.

Ormai nel pieno dell’ex Sahara Occidentale Spagnolo, incontriamo frequenti posti di blocco. Abbiamo preparato le “fiches de police” con i dati per sveltire i controlli.
E ci mancherebbe altro!
Mai e poi mai trascurare le fiches!

E eccola là!
Incrociando una ambulanza abbiamo distrutto lo specchio sinistro (aridanga).
Ci fermiamo al campeggio di Boujdour, tra i migliori del Marocco, e chiediamo.
Ci portano da un meccanico, che stava controllando l’impianto del gas di un camper francese tappando il tubo con una mano mentre fumava una sigaretta con l’altra. Ha un’officina incasinata e sporca, però ha risolto: sul vecchio attacco ha avvitato una protesi su cui ha applicato uno specchio. Mica quello vero naturalmente, ma almeno posso guidare.
Così passiamo il resto della giornata, con una connessione internet molto incerta e un vento che scuote tutto.
Domani a Dakhla.
Insha Allah.
 

165 Km di pista



Folla a Tarfaya



Officina a Boujdour

 

Saharawi Times
 

Dice: ma sempre in Marocco?
Beh , c’è caldo, si spende poco, i posti sono interessanti e la gente ospitale …
Dice: e perché Dakhla?
Sai, la laguna è assai bella e ci fermiamo proprio sulla spiaggia. Incontriamo italiani, francesi, tedeschi, francesi, francesi …
Dice: e non potevi incontrarli in Francia tutti ‘sti francesi?
Vabbè, ma qui si pesca …
Dice: perché, tu peschi?
Ahò, magari ci provo, e poi mò basta! Saranno pure fattacci miei ndo’ vado e perché.

Peccato la connessione a Internet. Segnale c’è ma la banda è poca: basta per le mail ma non per skype.
La TV invece la vediamo con la parabola a doppia uscita di Michele, un napoletano. Così siamo venuti a sapere che in Italia qualche volta i nodi non fanno in tempo a raggiungere il pettine.

Abbronzato che pare pescatore da una vita Lello torna bagnato fino al petto ma carico di pesce. Pare che solo due anni fa non sapesse mettere un amo. Dicono neppure adesso, che è un grosso pescatore ma non un grande pescatore. Usa ami arrugginiti attaccati direttamente alla lenza principale, l’esca messa come gli pare. Gli esperti criticano, ma è soprattutto invidia.
Lui e la moglie hanno fatto un viaggio in camper da 40000 chilometri fino in Cina.
Lo vedi sempre disteso con uno sguardo sereno da fanciullo.
Ti credo, con la pesca che ha fatto.

Fortuna volle che un camper austriaco in prima fila andasse via, così abbiamo preso noi il posto.
E per festeggiare abbiamo organizzato un party. No martini, ma prosecco sì. Fiammetta ha preparato la crostata e il tè cinese che ci aveva portato Alessio, con tutti gli zuccheri strani di Sara.
Little Italy si è animata: un piccolo paese sperduto in mezzo al deserto. Sul mio camper sventolano una bandierina italiana e una marocchina.

Cala la sera al “25”.
C’è ancora un vago chiarore verso l’oceano.
Qualche camper accende le proprie fioche luci a LED.
Perfino i francesi tacciono.
Poi il Padreterno accende le stelle.
Prima qualcuna, e piano piano riempie completamente il cielo limpido.
Diceva il poeta:


le stelle sono tante
milioni di miioni
non romperò i bottoni
la smetto a raccontà.

 

Al "25"

La pesca di Lello

No prosecco no party

Tracce

 
Sud-maroker Zeitung
 

Chi decide quando scrivere e quando provare skype?
La connessione.
Di solito non c'è o al più va lenta lenta.
Forse è il vento, che spinge le onde ... radio.

Quest’anno per riempire i serbatoi non siamo andati alla sorgente calda ma al fungo-cisterna dell’acqua potabile in città. Prima devi comperare i buoni, ognuno valido per 200 litri. Poi vai lì. Dovrebbero aprire alle 8 ma l’ora di apertura è assai elastica. Comunque ci trovi sempre qualche camper già in attesa e ti devi mettere in fila. Chi arriva alla preziosa cannetta si riempie anche taniche e contenitori vari.
Quindi devi aspettare. Alle 12 chiudono, e se eri in  fila … torni domani.
Come dire? È la bumba a orologeria!

Tutto viene smistato da alcuni ragazzetti per due o tre dirham. Qui il reddito è almeno dieci volte più basso del nostro.
E che dire degli ambulanti dalla pelle nerissima  vicino al mercato coperto? Vengono dal Senegal o dal Ghana e dispongono sul marciapiede trapani arrugginiti, canne da pesca di incerta origine, pentole da cucina quasi nuove.
Alcuni di loro siedono a terra attorno a un unico piatto dal quale attingono con le mani.
Quanto si può essere in miseria per lasciare il proprio paese e venire a fare la parte degli africani qui, che pure è Africa?

Tempi duri per andare sulla Costa.
Noi preferiamo la costa marocchina.
E poi qui si socializza. E’ questo il socializ-mo reale?

  

Escursione delle signore

Posto di blocco

Dakhla Observer
 

Al mattino, quando  la marea si abbassa, arrivano i cannolicchiari. 
Sono squadre di giovani marocchini su delle jeep con cui risalgono la laguna fin dove l’acqua si è ritirata e poi - attrezzati con mute e vecchi materassi di gommapiuma per galleggiare - iniziano la raccolta dei  cannolicchi. Per prenderli basta mettere un pizzico di sale sui forellini nella sabbia che ne rivelano la presenza, dove c’è poca acqua. L’acqua gorgoglia un po’ poi zac! il cannolicchio si tira fuori.
Ce ne sono a milioni, anche se la pesca smodata che ne fanno per commercializzarli ne sta provocando la diminuzione.
Stamattina siamo andati anche noi nelle grandi pozze che il mare lascia con la bassa marea.
Abbiamo consumato un chilo di sale ma domani vedrai che sugo!
 I marocchini ci lasciavano fare e sembrava pensassero “dilettanti”.

Ma quest’anno è più ventoso del normale. Quelli dei kite gioiscono ma per fare il bagno non va mica bene. L’acqua potrebbe andare, ma uscire bagnati …
Così prendiamo il sole al riparo del camper.

E  organizziamo una cena in 8 (strettini ) sul nostro camper, a base di tramezzini e salsicce cotte alla brace.
Di maiale sì, le avevamo portate da casa.
Franco e Berta hanno portato degli splendidi  micro-cornetti alla nutella, Andrea e Cristina un dolce alle mele, Lello ed Edy  un po’ di sambuca e grappa cinese.
Mettici pure il nostro limoncello formato gigante e si capisce che tutto procede alla grande.

Così il discorso va anche sulla religione. Avete fatto caso che in Italia all’uscita delle funzioni vedi soprattutto donne e invece qui all’uscita dalle moschee vedi solo uomini?
Secondo me ragioni sociologiche ce ne sono, ma - sai - chi è molto religioso è spesso anche suscettibile sulla propria religiosità.
Perciò … bevemo fioi, e dopo tutti a nanna.

Cannolicchiari

Si va nella laguna

Kite Surf

Ci siamo spostati a El Argoub, 23,56267°N  12,90783°W, quasi sulla linea del tropico.
Una spiaggia immensa dove la laguna si apre sull’oceano.  Siamo cinque camper, più in là un gruppetto di camper  francesi.
A ovest, dall’altra parte della laguna, si vedono chiaramente le case di Dakhla, nonostante distino quaranta chilometri in linea d’aria..
A est un territorio sconfinato, deserto per migliaia di chilometri fino al Mar Rosso, interrotto solo dal Nilo. In mezzo Mauritania, Mali, Niger, Chad, Sudan.
Un pescatore marocchino ci vende un’orata di un chilo e mezzo e una grossa spigola per quaranta dirham. Vive in una caverna nella falesia. Non vuole essere fotografato.
Intorno solo dune e un pianoro evidentemente originato dal sollevamento del fondo marino, solcato dai letti degli oued.
Cammini  e ti sembra di un viaggio nel tempo:  trovi conchiglie e coralli fossili, una punta di freccia di selce  di diecimila? ventimila? anni fa. Meno antichi ma sempre di origine preistorica frammenti di vasellame in coccio decorati rozzamente.
Il silenzio è assoluto notte e giorno, rotto solo dalle nostre chiacchiere.

 

Testa di ca ...mmello

Freccia del Sud

Ben arrivati, mettetevi qui

Grandi esploratori

Eppure c'è vita

Maroc Soir

 

La statale 1 va da Tangeri al confine con la Mauritania, passando per alcune delle principali città marocchine: Rabat, Casablanca, Agadir, Laayoune. Dopo El Argoub, a oltre 2100 chilometri da Tangeri, attraversa la linea del Tropico.



Statale 1

2050 Km da Tangeri

Il nastro trasporta fosfati fino al mare

Vicino al fiume a Laayoune

Da qui iniziamo la risalita verso latitudini più consuete.

Fino a Guelmim la strada è complicata. Fuori dal camper vedi scorrere l’hamada e regioni di deserto sabbioso, qualche stazione di servizio e rari villaggi. Quasi sempre a breve distanza dalla costa atlantica, si incontrano alcune splendide lagune formate dal gioco delle maree alla foce dei fiumi, come l’oued Ma Fatma e l’oued Chbka.
 

Ma Fatma

Oceano

Pescatore

La foce dell'oued

Ma' a Ma Fatma

Fenicotteri rosa

Ma la strada è stretta e l’incrocio con i camion mette un po’ paura. Per fortuna il traffico è scarsissimo.
Il vento è insistente, arriva qualche nuvola. Uno non se lo aspetta, ma vicino al mare ti ritrovi nella bruma oceanica.
Ai posti di blocco quest’anno meno controllo e pochi fastidi. Solo un poliziotto ai margini di Tarfaya fa il paraculo. Con fare gioviale già all’andata ci aveva chiesto bottiglie di vino, e ora – lo stesso – ci riprova. Ma è stato l’unico.
Così arriviamo a Sidi Ifni: tre giorni di viaggio per un migliaio di chilometri.  Qui rimarremo qualche giorno, è una città rilassante, anche se il campeggio è affollato.

E diciamola tutta: qui ci troviamo I BOMBOLONI!
Cioè?
Un bar (bar?) dai tavoli approssimativamente puliti che - ricordavamo bene – serve un buonissimo tè alla menta mentre il principale frigge in continuazione ciambelle da mangiare zuccherate. Ancora quest’anno tè e bombolone per 6 dirham. Lì, vicino al mercato, il posto è un crocevia sempre affollato da saharawi , marocchini e turisti che si contendono il posto a sedere. Molti stanno in fila per il “portar via”. Intorno venditori di pane e verdure, mendicanti, via vai di motorini scassati e di gente che va all’ufficio postale. Un gruppetto di anziani fa due chiacchiere e lo scemo del paese passa sbraitando.
Qui vedi vibrare umanità.
Ci andiamo tutti i pomeriggi.
E’ la nostra happy hour.

Storie di campeggio:
la parabola è una delizia ma anche una croce;
viva la 220, che ti illumina, ti fa andare il frigo e ti mantiene la batteria;
sono sempre più i can-peristi (camperisti col cane);
i francesi si portano appresso le palle in una custodia (e poi ci giocano a petanque).

 

Al bar

L'uomo dei bomboloni

Elemosine

Mercato del pesce

Buca delle lettere

Due chiacchiere

 

Sidi Ifni Herald Tribune
 

Sempre meravigliosa la spiaggia di Legzira, su cui facciamo una bella passeggiata. Le rocce granitiche le danno un aspetto un po’ bretone, ma le arenarie hanno formato gli archi naturali.
Incrociamo una coppia di francesi. Lei ha scattato una foto a un arco mentre passavamo e ce la mostra: siamo due minuscole figurine in controluce.  Meno male, la pancia non si vede. 
Sulla sabbia compatta alcuni ragazzi hanno tracciato delle righe e giocano a pallone. La prossima alta marea cancellerà tutte le tracce preparando il terreno per altre, nuove partite.
Ancora una sosta al ristorante-albergo per un tè alla menta. Poi riprendiamo lo scooter e torniamo al campeggio. 
 

Legzira

La spiaggia

Arco naturale

Bassa marea

Baracche dei pescatori

Relax dopo la passeggiata

Arriva domenica, è giorno di riposo anche qui.
Passiamo la mattina al suq settimanale che si fa nel grande spazio dell’ex-aeroporto e ci lasciamo coinvolgere nei piccoli acquisti: frutta e ortaggi, il sapone da bucato di una volta, pepe nero, anche oggetti insoliti (una piccola bilancia a molla da 25 kg). Qualche foto riesco a farla, ma una donna prima si vela poi fugge via come avesse visto il demonio.
 

A Sidi ifni

Suq della domenica

Cianfrusaglie

Quanto vuoi spendere?

Happy Hour


Poi tutti in spiaggia. Oggi arrivano anche famigliole e ragazzi marocchini. Il tempo è quasi estivo, spira un gradevole venticello ma il mare porta onde di tre-quattro metri. Bagno no,  si può appena giocare un po’ con i cavalloni.

E oggi è il compleanno di Alessio, perciò stasera festeggiamo e andiamo a cena fuori.
Ritroviamo il ristorante “Nomad “ dove eravamo stati due anni fa. Oltre noi ci sono olandesi, spagnoli, francesi. Marocchini nisba.
Abdallah parla con tutti, male che va in inglese.
Pensavo, sai quanto gli ci rode agli inglesi che la loro è diventata una lingua FRANCA!

Lunedì

… ed egli disse:
il tempo di Sidi Ifni si è ormai compiuto,
ci siamo accampati assetati e abbiamo avuto l’acqua,
abbiamo lavato i panni sporchi in famiglia
e le ferite (al camper) sono state sanate.
Sacrifichiamo il capretto, oggi mangeremo minestra.
Il nostro destino è attraversare il deserto.
Per sei  volte il sole è calato e risorto,
continuare è il verbo.

Dal libro dei Genesis:

There, beyond the bounds of your weak imagination
Lie the noble towers of my city, bright and gold
Let me take you there and show you a living story
Let me show you others such as me
Why did I ever leave?

 
POST SCRIPTUM
Il testo precedente è un Phil che ci lega.
Chi ne troverà l'origine avrà in premio il file audio MP3.
Gli indizi ci sono.

 

El Pais (do Camper)
 

Piccola parentesi.
Vi prego, non mandatemi catene di Sant’Antonio.
Da me comunque si interrompono.
Non è che non vi porto amicizia, che non tema le disgrazie, che non ambisca a qualche paradiso.
E’ solo che mi sembra un modo vagamente ricattatorio di far leva sulla coscienza.
E non mi pare giusto.
Ah, dimenticavo …
mandate questa mia ad altri dieci indirizzi …

Mamma mia che bravi! Pioggia di risposte esatte per “Trick of the Tail”. L'ho promesso, ve lo mando. Certo, è un po’ pesante per mail.

La differenza principale tra la popolazione marocchina e quella dei camper è l’età media.
Non siamo più abituati a vedere tanti giovani e ragazzini come qui. 
Si capisce come il Marocco sia un paese in sviluppo pur con i ritardi e le povertà  che ancora si notano.
Invece i camperisti?
I campeggi rassomigliano a reparti geriatria.
Certo, solo anziani o – comunque - pensionati hanno due, tre mesi liberi e più per andare in giro (noi ci consideriamo tra i “comunque”).
Così non è troppo insolito sentire discorsi su chi è morto quest’anno o quello scorso, quale assicurazione è più affidabile per il rimpatrio (capito? Della SALMA … )
D’obbligo gli scongiuri.
Fanno eccezione giovani coppie e gruppetti di amici di solito tedeschi che vengono per il surf.
Abbiamo incontrato anche una nonna che viaggia sola con la nipotina.

Perciò, a chi consiglieremmo il Marocco?

- Ai pescatori,
- Cultori del surf,
- Cercatori di record stradali,
- Amanti dello spazio e del silenzio,
- Gaudenti e fancazzisti.

Dite, a quale/i  categoria/e ci iscrivereste?

  

Il Gazzettino Berbero
 

Ma no che non ci siamo scordati di voi: il problema è la CONNESSIONE CIOFECA.
Attendete fiduciosi …

Il percorso da Tiznit a Tafraoute tra i monti dell’Antiatlante è davvero bello.
Il paesaggio si arricchisce di palmeti. In uno di questi, ai margini della cittadina, ci fermiamo. Qui ritroviamo Andrea e Cristina, Gianni e Franca, Carlo e Vesca . Piccolo il Marocco!
Questo sì è campeggio libero: spazio e silenzio a mille metri di altezza, un’oasi in mezzo a un altipiano desertico . Poco più in là c’è un pozzo di acqua limpida. La vista è incantevole, siamo circondati da montagne di granito e le rocce disegnano guglie e figure inquietanti.  Come la testa del leone che, secondo la gente di qui, fa la guardia alle donne quando gli uomini sono via.
 

Villaggio

Tafraoute parking

Nell'Antiatlante

Accampamento nomade

La minestra nel palmeto

Fornaio

Uscita da scuola

Place Mohammed V

Il leone bada alle donne


Tafraoute ci appare più ordinato e pulito di come lo ricordavamo.
Il suq è a misura d’uomo,  e nessuno ti assilla. Ci sono molti artigiani di babbucce, forse le vendono anche fuori, all’ingrosso.
Nella sede di “Tafraoute Adventure”  troviamo due fratelli originari di Merzouga. Il più giovane ci dice di aver fatto un comparsata da bambino nel film di Salvatores “Marrakech Express”.
Da loro prenotiamo una escursione di un giorno alla gola di Ait Mansour  assieme ad Andrea e Cristina:  250 Dh a persona tutto compreso.
Un salto alla Maison Berbère ricca di bei prodotti artigianali, poi c’è ancora tempo per l’inevitabile tè alla menta.
Ma il sole tramonta, a questa quota la temperatura scende rapidamente, è ora di tornare al camper.

Alle 9 e mezza, puntualissimo, arriva a prenderci Mohammed con un fuoristrada Nissan. Così iniziamo un fantastico giro che ci porta prima per stradine tortuose fino a 1600 metri, poi nella gola che percorriamo per buona parte a piedi nel fitto palmeto fiancheggiato dello oued che qui scorre davvero.  Intorno non solo roccia, ma anche alberi di argan, olivi e mandorli fioriti.
 

Il cappello di Napoleone

Rocce dipinte

Capre

Mandorlo in fiore

Valle di Ait Mansour

Verso la gola

                                         

Lungo la strada per la gola


Ogni tanto si incontrano piccoli villaggi, a volte semi-abbandonati ,  che in  confronto Filettino sembra New York. In uno di questi, sorto vicino a una miniera d’oro, ci fermiamo per pranzo in un piccolo ristoro. Ci danno una tajine molto speziata, in realtà una frittata guarnita di ortaggi (pare sia un piatto berbero), frutta e – naturalmente – tè.
Il ritorno avviene per piste sconnesse e sassose aggirando i colli in un percorso che sembra non finire mai. Alle 3 siamo di nuovo al camper per prepararci il caffè.
 

Oasi di Afella-Ighir

Come lo faranno il caffè?

Palmeto

                                         

Villaggi e case abbandonate

Frittata berbera

Vicini al ritorno

Acqua, acqua!

E invece i primi 100 chilometri della strada che ci riporta col camper ad Agadir sono da panico. Larga (?) meno di tre metri, quando ci si incrocia uno dei due deve trovare uno slargo in cui fermarsi. Sono salite e discese continue, si toccano anche i 1700 metri, curve e controcurve e nessun parapetto verso il precipizio.
Poi raggiungiamo le caotiche e popolose banlieu di Agadir. Stavolta andiamo al nuovo campeggio sul mare allo scoglio del diavolo: caldo, 25 gradi la sera, una bella spiaggia, la città a poca distanza. Qui rimarremo più giorni per bagni e relax.
 

Kasbah di Tizourgane

Tajine per tutti

Si mangia il Mechui


Francesi e marocchini ci dicono spesso “savà?”
Savà.
Poi “trebbian”.
Trebbian.
Ma io il vino l’ho finito.

 

Tamraght Journal
 

E invece stavolta non l’abbiamo scampata.
Dalla notte si è alzato un fortissimo vento da est.  La temperatura è aumentata, 28, 29, fino a 33 gradi.
Le raffiche trasportano sabbia, polvere, bottiglie di plastica, sedie da campeggio.
Il villaggio  qui vicino sembra coperto dalla nebbia , il sole è oscurato e arriva qualche goccia piena di sabbia.
Una vera tempesta. Tocca rimanere nel camper scosso dal vento ma i sedili, il tavolo, i fornelli sono coperti da uno strato di polvere sottile.
Solo nel primo pomeriggio - finalmente - il vento cala, la temperatura diminuisce, il cielo si rischiara.
 

                   

Tempesta di sabbia

Molti camperisti mettono la chiavetta in cima a una canna da pesca. Qualcuno se l’è inventato.
Ma il problema della connessione zoppa non è il segnale, che è anche forte. Il problema è che le linee sono poche. Nel villaggio di Tamraght abitano poche centinaia di persone, ma al campeggio ci sono molte decine di camperisti, e tutti ormai vanno in giro con il computer portatile. Probabilmente ci sono più chiavette internet qui che tra tutti gli abitanti di Agadir.
E quindi vedi europei a farsi le canne.

Intendiamoci, le canne girano per davvero, non per niente la spiaggia è molto frequentata da giovani surfisti, sia europei che marocchini.
Il camperista tipico ha un altro look: oltre la sessantina, un po’ di pancia, pochi o bianchi capelli, la pelle arrossata dal sole, sempre in costume da bagno, ai piedi finte croks.
Insomma - se si esclude il fatto della pelle arrossata – lo stesso aspetto che ho io.

Il villaggio è vicino al campeggio, s’ode a destra un muezzin, a sinistra risponde un muezzin …
Il tempo scorre così, scandito dal richiamo delle preghiere.
Niente da fare oltre alle chiacchiere con gli altri camperisti e ai bagni di sole e di oceano.

Le onde ci danno violenti schiaffoni. Godono i surfisti.

E che fanno i marocchini la domenica?
Vengono al mare anche loro.
Ma chi arriva qui è spesso borghese e benestante. Ci sono ragazzette in due pezzi con le madri tutte velate, famigliole al ristorantino sulla spiaggia, il tipo dal vestito berbero che porta adulti e bambini a fare un giro sul cammello.
Arrivano tardi al mattino. C’è chi dà in affitto vecchi ombrelloni e lettini.
Se la marea è bassa i ragazzi improvvisano partite di pallone sulla sabbia.
Quando il sole comincia a calare vanno via. Noi restiamo ancora un po’.
Domani la spiaggia sarà quasi tutta per noi.
 

Surfer

Pesca allo Scoglio del Diavolo

Arrivano le onde

 

Atlantic Post
 

Abbiamo prenotato il traghetto per il ritorno: ci imbarcheremo il 17 Aprile.

Così ho ancora quasi tre settimane per mandarvi qualche mia impressione di viaggio.
Spero  che ciò non debba spingere qualcuno al suicidio.
In fondo, vi mando da leggere “aggratis”.

5 chilometri più in là del campeggio c’è un villaggio chiamato Taghazout. 
Sulla piazzetta attraversata dalla statale 1 fa capolinea il 33 che arriva da Agadir, fermano i grand-taxi, qualche negozietto di generi alimentari vende la sua roba; un grappoletto di case fiancheggia i vicoli che scendono alla spiaggia, dove qualche barca di pescatori aspetta di prendere il mare.
Ma Taghazout è un ibrido mostruoso.
Duecento abitanti ma almeno una quindicina di alberghetti e pensioni, altrettanti ristorantini, vari negozi di souvenir dai prezzi artificiosamente alti.
Il turismo qui non è quello ricco dei resort che hanno aggredito la città né quello dei camperisti in pensione.
Qui arrivano tutti giovani surfisti, disinibiti (a dir poco, ma beati loro!), chiassosi, ansiosi di birra e di fumo.
Così il villaggio sta subendo una metamorfosi. La gente - ancora tradizionalista - osserva le abitudini e lo stile di vita dei forestieri ma non le condivide, però qualcuno ha già imparato a trarne vantaggio.
Solo l’aspetto del paese non è tanto cambiato: caratteristico sì, ma quanta munnezza!

Il paese un po’ più grande qui vicino è invece Aourir.
Qui c’è banca, posta, distributore, officina. L’aspetto, la vita, i negozi,  sono tradizionali e genuini. L’impatto dei camperisti placidi e vecchiotti non ha portato sconvolgimenti a questa gente, forse qualche soldo in più.
Ah, a un tale ha portato pure una maglietta con scritto “Meno Veltroni – Più Fatti – Vota Alemanno”.
C’è sempre chi porta in Marocco roba vecchia o inservibile da regalare.

Ma (disse il sommo, anche se per altro motivo) del viaggiar
 

“mi prese … piacer sì forte
che , come vedi, ancor non m’abbandona.”

Che stiamo a fare ancora qui?
Oggi piove pure.
Ouarzazate ci aspetta.

 

NewsWeek (moroccan  issue)


Dove sta ‘rzazat,
oh madonna mia …
dove sta ‘rzazat, dove sta ‘rzazat, dove sta ‘rzazat!

Ouarzazate ci aspettava?
Tocca che aspetti ancora.
La pioggerella di Agadir era poca cosa. Il trasferimento lungo ma fattibile.
Mancava non più di mezz’ora ad arrivare.
All’improvviso l’asfalto bagnato, qualche pozzanghera.
Poi ecco: l’oued gonfio e veloce, la strada invasa dall’acqua alta e limacciosa.
Torniamo un po’ indietro. Un’ora dopo proviamo di nuovo, il livello del fiume si è già abbassato.
Lì e in altri punti l’acqua ha sommerso la carreggiata lasciando fango e detriti. Ma riusciamo a passare.

Credevamo di avercela fatta.

Manco per niente.
In un tratto dove c’erano lavori il fiume ha cancellato la deviazione provvisoria predisposta. Ci ritroviamo fermi in fila insieme a qualche auto, furgoni Transit di quarant’anni, camion esausti, e all’autobus che porta da Agadir a Marrakech attraverso l’interno.
Aspettiamo ancora, forse apriranno un passaggio sul tracciato originale. Ma il tramonto si avvicina, tuona nuovamente.
Preferiamo ritornare indietro di una ventina di chilometri fino al primo villaggio: Anezal, quattro case a 1600 metri di quota, un bar affacciato sulla statale e una cooperativa di donne che fanno tappeti. Ma c’è anche un alberghetto ristorante, l’Etape Sirwal.
Ahmed, che con i cugini lo gestisce, ci permette di sostare nel fazzoletto di terra e sassi che fa da parcheggio. Mentre il pellegrinaggio di giovani e anziani per venirci a vedere continua, aspettiamo la sera. Poi andiamo a cena dentro, tajine di carne di montone.
Quando andiamo a letto ancora lampi e scrosci di pioggia.
 

La strada invasa dal fiume

Sosta ad Anezal

Etape Sirwal

Uno si chiede, meglio un viaggio organizzato?
Tipo come? Come una crocierina verso l’isola del Giglio?
No, il viaggio in camper è insostituibile, è il VIAGGIO.
E ci dà tante cose da raccontare.

Il mattino seguente nebbia fitta, la strada è ancora interrotta e non si sa quando potrà essere riaperta.
Cambiamo rotta, torniamo verso Agadir.
Vorrà dire che le gole del Dades e dello Ziz ce le lasciamo per un altro anno.

 

Friday Times
 

Oh Madre Natura,
arrostiscili col tuo sole spietato,
punzecchiali con la sabbia trascinata dal tuo vento,
schiaffeggiali con le tue onde altissime,
inzuppali delle tue piogge violente,
travolgili (magari senza esagerare) con le piene impetuose dei tuoi oued,
falli tremuli del buio delle tue notti;
ma pensa pietosa a questi tuoi figli,
turisti fai da te,
pensionati girovaghi,
fa loro trovare pane e frittura di pesce,
e il calore e la simpatia dei marocchini cordiali.

Alle marocchine – pare – ci pensa il Cavaliere.

A Essauira stavolta sostiamo al parcheggio di Place Orson Welles, appena al di qua del porto.
Che c’entra Orson Welles?
E’ che qui girò buona parte del suo film “Otello” impiegando ben tre anni. Tanto che gli intitolarono la piazza. E dopo di lui la città, veramente scenografica, è diventata il set preferito per molti altri film.
I turisti arrivano a frotte, ma nella medina ci sono anche tanti artisti e artigiani autentici.
E nel porto puoi vedere i lavori nei cantieri, la preparazione delle reti e delle lenze, i pescatori che scaricano e vendono il pescato, un fervore di attività da far girare la testa.
Da un barcone un pescatore regala a tre donne velate in attesa silenziosa una cassetta di pesce: anche stasera si mangia.
 

Compra cappellino?

Liutaio

Scorcio in Essauira

Solo e pensoso

Bottega dei libri

Bab al Minzah

Spremuta d'arancia

Venditrici di pesce

Al porto di Essauira

E a proposito di piazze, in Marocco hanno ovunque la Place 20 Aout,  il Boulevard 20 Aout, …
Cosa è successo il 20 Agosto?
Sara lo sa?
La soluzione alla prossima volta.
 

A spasso per Taroudant

20 Aout

Nido di cicogne

Invece a proposito di feste, sta arrivando Pasqua. Ai marocchini non importa molto. Però porta cambiamenti nella popolazione dei turisti. I “lungodegenti” francesi e italiani che hanno svernato qui sono in diminuzione. Arrivano al loro posto molti spagnoli per il periodo delle vacanze pasquali. Loro, in fondo, sono vicini di casa.
E a noi giunge notizia di parenti e amici che vanno a sciare, a Lisbona, a Siviglia …
Sono come i polli, mai satolli!
La nostra di vacanza si avvicina al termine.
Intanto auguri a tutti.

  

Marrakech: bollettino sanitario


Tre giorni dentro al campeggio “Le Relais de Marrakech”,  per una mia infezione intestinale.
 Febbre a 39 e altri fatti particolarmente disdicevoli (soprattutto in camper).
Potenza della colon-izzazione in Africa!

E dire che il periodo pasquale era cominciato bene. Ci eravamo trovati con Bruno e Simonetta (i ricciaroli) appena arrivati; e poi la cenetta in piazza, i giretti a sperdersi nella medina, i giardini e i palazzi;
una splendida scampagnata nella valle dell’Ourika, sotto i monti innevati, le rive occupate da decine di ristorantini da raggiungere con instabili passerelle di legno.
 

Encantador

Tutti in piazza

Suq dei tintori

Lavori di restauro

Fare il nido

Preghiera della sera

Ma così va la vita.
Ieri Fiammetta ha fatto chiamare un medico. E’ arrivato un dottorino scrupoloso, visita accurata a domicilio, 500 dirham comprese medicine e ricevuta. L’antibiotico sembra fare rapido effetto. Forse domani si va.
Intanto però qualche foto ve la mando.

Ah, e meno male che era Roma a essere ladrona.

 

Marrakech Medical Bulletin Update


Carissimi,
devo dirvelo, la sosta forzata mi ha lasciato un sacco di tempo per scrivere.
Cibo solido ne mandavo giù poco o niente, perdevo liquidi, e la sera poi spruzzavo l’aerosol per la sinusite.
Così scrivevo.
Gli artisti con la loro sensibilità sanno trovare le parole giuste per condensare ed esprimere concetti e sentimenti. E se il linguaggio pare crudo, è perché quanno ce vò ce vò.
Cito:

“se son d' umore nero allora scrivo
frugando dentro alle nostre miserie: 
di solito ho da far cose più serie,
costruire su macerie o mantenermi vivo...
... …
… ho tante cose ancor da raccontare
per chi vuole ascoltare
e a culo tutto il resto! “

 

QUIZ:  Dite titolo e nome dell’autore e cantante. Se non lo sapete, beh, vi siete persi qualcosa. Il massimo del suggerimento che vi do è cercare nella gauche italiana di un po’ di anni fa.

Qualcuno dice “ma va su Facebook”. Però io così scrivo quando viaggio, mica tutti i giorni. E speriamo che ora qualcuno non mi dia la sua “inimicizia”.

Comunque il Relais de Marrakech non è male: vasca Iacuzzi, piscina, bungalows alla marocchina (con la tenda), wifi, bar e ristorantino. Perciò Fiammetta non aveva da annoiarsi mentre io ero – diciamo così – in seduta.
Anche la popolazione dei campeggiatori è diversa, meno anziani, più varietà e più ricambio.
Ieri è arrivato un gruppo di una ventina di equipaggi belgi in moto con una jeep marocchina per guida e due camion in appoggio con su scritto “Libya Rally”. Che poi, se stanno qui, o hanno cambiato idea o hanno sbagliato strada di brutto.
Un po’ surreale mi è parso anche vedere uno dei due giovanottoni neri neri sulle sdraie a bordo piscina leggere attento un romanzo di Barbara Cartland.


SONDAGGIO:  I romanzi di Barbara Cartland secondo voi sono

A) avvincenti 
B) accascianti

L’unico difetto è che il campeggio è lontano dal centro della città, quanto nemmeno lo so esattamente perché, quando dal parcheggio della Koutubia ci siamo spostati qui, ero “game over”.

Con l’inattività non ho potuto scattare altre foto, vi mando qualcosa pescando tra quelle già fatte.


OFFERTISSIMA:  Se qualche immagine tra quelle che vi ho mandato nelle settimane precedenti vi è piaciuta, potrete averla gratuitamente in alta risoluzione previo il solo versamento della modica somma di 1000 (mille) dirham a foto per rimborso spese.

A Sara lo debbo: il 20 Agosto è l’anniversario della rivoluzione del Re e del Popolo, e ricorda la data in cui i Francesi mandarono in esilio nel 1953 il re Mohammed V (bono quello!)

Inizia un altro giorno.
Il primo raggio di sole balugina a oriente (e che c'aveva scelta?).
Respiro l’aria ancora fresca, sono vivo.
Fottuti virus di merda, ho vinto io! 

 

Una kasbah

Nella valle dell'Ourika

Neve e fichi d'india

Come è delizioso andar sulla passerella

Musica Maestro!

Famigliola in gita

Cascate di Ouzud

I barconi

Spuzzi gelidi

Sotto la cascata

Ma reggerà?

La cascata dal basso


Il Resto del Dirham
 

Domani ci imbarcheremo per Livorno. Anche questa vacanza è terminata. Dovrei raccontare le tante cose che sono capitate negli ultimi giorni: il freddo e la neve, la foratura e l’incontro da libro Cuore con Kaddour, le città che non conoscevamo …
Me le tengo per raccontarvele a voce quando ci rivedremo, presto.
Intanto, per leggere, compratevi un libro.

                   

Ma sì, nevica proprio!

Fes

 

Una fontana

 

Riposo nel suq 

Medersa el Attarine

La concia

La tintura delle pelli

Bab el Ftouh

 Chefcaouen
 

                                                           

Scorci

Tetouan
 

                   

Nel suq