Genzano tra Medioevo e Barocco
Passeggiata nel paese vecchio
Un giro per Genzano non può che iniziare in piazza (la "piazza
nuova" dei paesani) intitolata a Tommaso Frasconi sindaco socialista
negli anni a cavallo della I guerra mondiale. La piazza, che occupa lo
spazio su cui c'era un tempo la Chiesa di San Sebastiano di cui non
resta che il ricordo, è il vertice di un sistema di cinque strade.
A sinistra e a destra c'è il "corso" pianeggiante, che altro
non è che la Via Appia Nuova su cui passava in anni remoti la corriera
Roma-Napoli.
Verso sud-ovest la piazza si apre in direzione della pianura e del mare,
ben visibile nelle giornate limpide. Dal lato opposto le tre strade del
tridente settecentesco poste a ventaglio sono la fantastica
realizzazione del piano urbanistico di ideazione precedente ma portato a
compimento dalla duchessa Livia Cesarini.
Tutto può sembrare tranne che uno schema casuale. Collega idealmente i
luoghi - naturali e non - connessi alla storia di Genzano, evidenziando
scenograficamente le principali caratteristiche cittadine: le emergenze
vulcaniche di Monte Pardo e di Monte Due Torri (→
C5), l'asse viario per Napoli, il Palazzo dei Duchi Cesarini, il
Duomo, la Chiesa dei Cappuccini con il convento che costituì il
primissimo nucleo abitato dai Cistercensi.
Alla base del tridente c'è la Fontana di "San Bastiano" (San Sebastiano)
pur spostata dalla posizione originale per non intralciare il traffico.
La fontana, del 1776, fu realizzata da un tal Bracci figlio di uno degli
scultori che parteciparono alla costruzione della Fontana di Trevi.
Oltre ad essere lo stemma cittadino rappresentò la soluzione al problema
dell'acqua, a lungo contesa a Nemi nel cui territorio si trovavano
antiche sorgenti sfruttate già dai Romani e sottratte al monopolio
nemese solo dopo molte richieste e interventi papali. Una sorgente - la
sorgente Tempesta - è ancora visitabile con una bella camminata oltre
"Le Piagge" con scorci panoramici sul Lago di Nemi, fin quasi a
raggiungere la Via dei Laghi (forse una prossima mia proposta di
itinerario).
I paesani vanno volentieri a bere l'acqua che esce da tre mascheroni. Al centro spicca una colonna decorata da tralci di vite e grappoli d'uva marmorei. E i richiami simbolici abbondano (a partire dalla coltivazione dell'uva fino a poco tempo fa tra le principali attività produttive). La colonna è un chiaro riferimento alla famiglia dei Colonna lungamente proprietaria del feudo (rivenduto proprio da Marcantonio Colonna vincitore della battaglia di Lepanto, e successivamente passato definitivamente ai Cesarini). Sulla sommità una croce e tre mezze lune crescenti probabilmente riferite al culto del Tempio di Diana. Sul basamento ci sono tre stemmi dedicati al Papa Clemente XIII.
La strada del tridente più a sinistra è sull'asse che unisce la
Chiesa dei Cappuccini a Monte Due Torri e taglia le Olmate lì dove si
stacca la discesa che porta al Lago di Nemi. A metà della distanza tra
questo punto e il Palazzo Cesarini arriva dal basso la via centrale del
tridente spesso chiamata ancora col vecchio nome di Via Sforza. La via
termina con una antica fontana.
La strada principale è però quella di destra, quasi per tutti ancora la
"Via Livia".
Donna Livia, la duchessa Cesarini, nume tutelare di Genzano.
Ex-suora, moglie del duca Federico Sforza (proprio uno degli Sforza di
origine milanese), tenace e determinata suffraggetta di un'altra
epoca,forse colei che diede impulso alla prima celebrazione
dell'Infiorata nel 1778 e che da allora si celebra nella strada a lei
dedicata. La via ha la pendenza giusta per aprirsi dal basso come un
palcoscenico con in alto le "Scalette" che portano al "Duomo Vecchio" e
regalando un colpo d'occhio sui quadri floreali allestiti per il Corpus
Domini tanto più affascinante in quanto effimera composizione che dura
fino allo "spallamento" da parte dei ragazzini il giorno dopo la festa.
Vabbè, mi sono lasciato trasportare. L'infiorata meriterebbe un discorso a parte. E soprattutto di essere vissuta di persona.
Quindi saliamo lungo Via Livia. Passiamo il Palazzo Comunale
con il suo balcone splendidamente affacciato sulla strada. Alla base
delle scalette vediamo le Fontanelle Clementine, stessa epoca e stesso
scultore della fontana di San Sebastiano. Sono entrambe a forma di
sepolcro, dedicate ai papi
Clemente XIII e Clemente XIV. L'acqua sgorga da mascheroni raffiguranti
un volto di vecchio a destra e un volto giovane a sinistra.
Saliamo le scalette ed entriamo nella Chiesa di S. Maria della
Cima, detta il Duomo Vecchio anche per distinguerla dalla "Chiesa Nuova"
della SS.Trinità poco a lato alla Piazza. Il Duomo fu edificato sopra i
resti di un tempio pagano ed era inizialmente rivolto nella direzione
opposta, verso il borgo medioevale. Da qui esce la processione del
Corpus Domini che percorre l'infiorata.
A questro punto torniamo alla sommità delle Scalette e giriamo a destra.
Una stradina in salita passa sotto ai bastioni medioevali fortificati e
sfocia in una ampia piazza dove svetta il Palazzo Sforza Cesarini.
L'esterno è imponente. Una particolarità
architettonica è la deformazione del disegno della facciata che - dal
centro ai lati - restringe gli archi, le finestre,e gli altri elementi
così che dall'olmata l'edificio appare convesso.
Inizialmente dimora estiva dei Cesarini, costruito modificando e ampliando un vecchio castello medioevale, segna il confine tra la Genzano settecentesca e il borgo più antico. La sua storia recente è tormentata dall'incuria, dall'abbandono e dall'occupazione abusiva. Solo da pochi anni l'acquisizione da parte dell'amministrazione comunale ha consentito un parziale progressivo restauro. Merita una visita soprattutto ai piani superiori dove le stanze affrescate e i terrazzi offrono belle vedute sul Lago di Nemi. E meriterebbe una visita anche il Parco, non sempre aperto, che da un cancello monumentale all'esterno del palazzo scende verso il lago (in progetto i sentieri dovrebbero arrivare fin lì) tra giardini romantici all'inglese.
Volendo ampliare la passeggiata potremmo percorrere l'olmata
almeno fino alla via che porta alla Chiesa dei Cappuccini, attualmente
chiesa di rito ortodosso della numerosa comunità romena.
In ogni caso aggiriamo il palazzo sulla sinistra ed entriamo a "Genzano
Vecchia". Una stradina, il corso di una volta, tra casette basse,
archetti, improvvise aperture verso il lago, da percorrere in silenzio e
solitudine. Questo è il nucleo originario del paese, affacciato sulle
"pentime", sul dirupo.
Facile anche perdere la direzione giusta e entrare in una rampa
di scale o in un terrazzo che portano verso case private. Bene o male
arriviamo in breve a una discesa a tornantini e alla piazzetta del
Belvedere attraverso la Via Oscura (non solo questa strada è un esempio
di toponomastica creativa: poco più in basso c'è una Via Pace e
Tempesta!)
Qui un tempo c'era un ristorante in posizione che più panoramica non si
può. Il ristorante del mio ricevimento di nozze.
Lo oltrepassiamo e poi giriamo a sinistra, scendendo per
raggiungere la piazza e la chiesa seicentesca dell'Annunziata, purtroppo
spesso chiusa. Pochi passi più in la troviamo altri comodi punti per uno
sguardo su Nemi, Monte Cavo, il lago. Torniamo indietro e proseguiamo
per circa duecento metri fino a uno slargo. Scendiamo a sinistra per
Piazza Margherita, caratteristica zona popolare ormai assediata da
ristorantini. Continuando a scendere passiamo le vecchie Carceri
utilizzate fino agli anni 60 ma ora occupate da un altro ristorante.
Alle finestre si vedono ancora le inferriate. Nella piazzetta si
svolgevano pubbliche esecuzioni, talvolta operate dal celebre Mastro
Titta.
Qualche altro metro e siamo "al" semaforo, l'unico esistente fino a
qualche anno fa. Siamo di nuovo al Corso e di qui torniamo in Piazza,
non trascurando una puntata nella grande chiesa parrocchiale
ottocentesca.
Qualche altro suggerimento per allargare il giro? Beh, Monte Pardo, la Via Appia Antica e gli altri siti di cui ho parlato nell'itinerario → C5, oppure Nemi e il lago (→ C2). Ma allora serve l'auto.