Alla Fin del Mundo

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Domenica bestiale

Lo avevamo detto e ridetto:
Partiam partiam ...
Partiam partiam ...

Che forza il destino! Siamo partiti davvero!

E ora, a Buenos Aires, avevo pensato di dirvi come ci sembra.
Ma invece no.
Racconto quello che viviamo.

Plaza de Mayo

Casa Rosada

Cambio della guardia

Il Cabildo

Verticalità

Puerto Madero

Domenica, andiamo alla fiera di San Telmo.  All'uscita della metro un hijo de puta mi sfila il tablet (nuovo!) dallo zainetto. L'ho acchiappato e gliel'ho ripreso. In tutto ha rimediato  solo un po' di calci in regalo da Fiammetta.

Bella la fiera, tanta gente, tanto caldo.

Calzolaio

Vecchi Tanghèri

Un negozio

Quale stampa compro?

Plaza Dorrego

Noblesse

Più tardi ci spostiamo a La Boca. Dopo le foto d'obbligo al Caminito ci sediamo da Zarate per una ricchissima parilla. L'igiene assomiglia a quello di Marrakech, i prezzi purtroppo no. Ma ragazzi, che mangiata!

La colpa

Republica de La Boca

Al Caminito

Quando la banda passò

Ricordini

Case colorate

Tinteggiatura

Pranzo a La Boca

Verso sera si chiude

La sera si avvicina. Non ci resta che riprendere il 152 per tornare verso Avenida Corrientes e l'albergo.
Non fosse che e' appena finita la partita del Boca Junior. Sull'autobus siamo in compagnia di un centinaio di ragazzotti. Canti, strepiti. L'allegria ci contagia. E avevano perso.
Che avrebbero fatto se avessero vinto?

 

Pasta Materazzo

Martedì piovigginava a Buenos Aires quando, lasciato l'albergo, siamo andati alla fermata del 33. Ne sono dovuti passare 4 o 5 prima che arrivasse quello con la corsa prolungata fino all'Aeroparque. Lì sembrava che il nostro aereo per Iguazu avesse solo un lieve ritardo. Poi si è mosso, rullando  fino alla pista ... e ha continuato a rullare, ha fatto tutta la pista piano piano e ci ha riportanti al parcheggio. Dopo tre ore ci hanno fatto cambiare aereo e finalmente siamo partiti. E meno male che avevamo i panini che ci eravamo preparati di straforo col ricco buffet della colazione.

A Iguazu abbiamo un alberghetto a conduzione famigliare, stanza nuovissima , uso cucina, una piccola piscina in cui smaltire i 34 gradi. Luciana, la figlia, sta  alla reception. Il padre è Daniel, dà indicazioni e consigli. Racconta di conoscere un romano che gli dice sempre "mortacci tua ..." . Abbiamo trovato una ragazza napoletana che forse incontreremo ancora dato che fa un viaggio simile al nostro. C'è anche una coppia di neozelandesi per chiacchierare in inglese. Che poi sembra che stiano lontanissimi, ma rispetto all'Argentina ce la battiamo.

Il paese pare fuori del mondo, una manciata di costruzioni nella foresta. Appena oltre si va solo col machete.
Qui vicino a noi abbiamo trovato un supermercato. Visto che possiamo cucinare ne approfittiamo per farci un piatto di pasta. Troviamo la pasta "Materazzo", è argentina ma il nome ci invita. Infatti non è male: mi immagino solo come potrebbe essere uno slogan pubblicitario in rima!

 

Due pesos

Brasile o Argentina? Dove sono più belle le cascate di Iguazu? Ci sono i tifosi dell'uno e dell'altra, un po' come per Coppi e Bartali. Ma è come scegliere tra stupendo e meraviglioso. Ogni passo porta a uno scorcio diverso. Tra tutti il più incredibile ci è sembrato quello che si ha dalla piazzola al termine della passerella brasiliana sotto la "garganta del diablo", dove pare di respirare acqua e il frastuono quasi impedisce di parlare. Però ...
Però - per la miseria - anche la macchina fotografica ha respirato troppa acqua e ora, se non è morta, sicuramente sta male.
Per fortuna fino a quel momento ha funzionato, qualche foto da mandarvi c'è. Tanto, descrivere a parole questo luogo magico è impossibile, meglio far parlare le immagini. In confronto anche le cascate del Niagara sembrano il ruscelletto del presepio (beh, forse esagero).
Da entrambi i lati il parco è organizzato alla perfezione. Ma quanto costa!
E poi dà un po' fastidio il fatto che il prezzo per gli stranieri sia più del doppio di quello per i sudamericani. Diciamo così, due pesos e due misure ...

Cataractas

Farfalle

Garganta del Diablo

Tanta acqua

La passerella brasiliana

Dalla foresta pluviale al deserto: il Perù - non ce lo immaginavamo - è desertico. Ve lo racconto la prossima volta.

AGGIORNAMENTO MACCHINA FOTOGRAFICA
Era proprio morta. Comprata altra.

 

Paraventa

E così volando volando siamo arrivati a Lima.
Che commozione vedere il mio nome scritto sulla lavagnetta dell'autista dell'albergo. Come le persone importanti ...

Distese di sale nel deserto

Giochi di Scout

Architettura Coloniale

Pollo a chi?

Il menu dell'abbazia

Plaza de Armas


Dopo la sconfinata e squallida periferia abbiamo la 
PRIMA SORPRESA: il centro di Lima è meglio di quello di Buenos Aires!
Palazzi in stile coloniale, chiese barocche dagli interni severi e altari in legno dipinto. Il traffico è simile (l'inferno in terra) invece la gente mostra evidenti i tratti indios. A Buenos Aires pareva di stare in Europa, qui no. Anche per via della 
SECONDA SORPRESA: qui c'è il deserto! Magari pare strano parlare di deserto in una città di quasi dieci milioni di abitanti, ma è così. Il territorio, le alture intorno, tutto peggio che brullo. Il terreno è nudo, più polveroso che sabbioso.
E sembra così anche in tutto il Perù. Me lo conferma il viaggio fino a
TERZA SORPRESA: Arequipa. Dopo 1030 chilometri in autobus, 17 ore nei posti "cama"  che diventano praticamente letti, coccolati e rifocillati, superata un'altra deprimente periferia, arriviamo a questa stupenda cittadina (1 milione di abitanti). Bellissima la Plaza de Armas con i tre vulcani alti 6000 metri sullo sfondo. Meraviglioso l'annuncio fuori a un negozio: "se necessita senorita para ventas". E ti credo, a chi non necessita una signorina paraventa?

La piazza di Arequipa

Il vulcano El Misti

Iglesia de la Companìa

Taxi

Nel convento di S. Caterina

Fichi d'India

 

Arequipa sta a 2500 metri. Da qui si potrebbero fare escursioni interessantissime, come il canyon del Colca, il regno dei condor, profondo il doppio del Grand Canyon. Però sta a 4000 metri, e per arrivarci si passa a 4800. Devo rinunciarci, l'ipertensione a quelle quote è un rischio, nonostante i farmaci che prendo. Il mio medico mi ha detto di stare attento, controllare la pressione e - nel caso - aumentare le dosi.
Ecchecazzo, 'sti farmaci deprimono pure l'attività sessuale! E da un po' prendo pure la cardioaspirina, che - guarda tu - ha effetto anti-trombi!

Casomai mi metterò anch'io a masticare coca come fanno los peruanos.
Ma a Machu Picchu non ci rinuncio.

A proposito di coca (anche se non c'entra niente) qui tutti bevono Inca Cola, uno sciroppetto giallino leggermente gasato. 
Lo abbiamo preso anche noi.
Ma preferisco vino tinto.

 

Juanita

Juanita è il nome che gli archeologi hanno dato alla ragazzina mummificata ritrovata in cima al Nevado Ampato qualche anno fa. Rannicchiata su se stessa, morta per un terribile colpo alla testa quando drogata, già semiassiderata, è stata  offerta in sacrificio agli dei.
Dèi collerici, che mandano terremoti, inondazioni, eruzioni vulcaniche.
Che vanno placati offrendo bambini allevati apposta, salendo in processione in cima alle montagne, tra il gelo e le tempeste.
Questa era la civiltà inca, sterminata dagli spagnoli che, per loro conto, tra inquisitori e conquistadores, hanno almeno altrettanto da rimproverarsi.

L'abbiamo vista Juanita, nel Museo de la Universidad Catòlica di Arequipa, nel freddo in cui l'aria condizionata mantiene l'intero edificio per facilitare la conservazione dei reperti.
Però, vi giuro, più freddo ancora ce lo sentivamo dentro.

Foglie di coca

Mummia

Cambiamo discorso, è meglio. Bella Cuzco, ma quanti rompiscatole! 
Lo spostamento a Aguas Calientes (Fiammetta sbagliava: diceva agua ardiente!) una volta tanto avviene di giorno. Passiamo a oltre 3600 metri, poi entriamo nella Valle Sacra, stretta gola in cui c'è spazio solo per il fiume e il binario della ferrovia, in vista delle cime ancora innevate. Arriviamo che comincia a far scuro. È l'ora del riposo e della cena.

Ma che si mangia in Perù?
Cuy (porcellino d' India!!!)
Lomo (lombata) saltado 
Papas (patate) rellena (pronuncia rejiena)
Pollo a la brasa (pronuncia "pojio")
Parillada (pronuncia "parijiada")
Caldo (brodo) de gallina (indovinate la pronuncia: chi la indovina avrà un piatto di camarones in omaggio quando saremo tornati).

 

Mail non spedita

Juanita mi ha fatto un brutto scherzo. Probabilmente il freddo ha innescato il mio solito mal di reni. I calcoli?
A Cuzco è toccato chiamare l’ambulanza. Mi hanno portato alla clinica O2: flebo, ossigeno, analisi, ecografia, terapie. Secondo loro è stata colpa dell’altitudine, ma io sono convinto che il difetto di ossigenazione era conseguenza e non causa del malore. Comunque bella stanza, assai migliore di quella dell’alberghetto in cui eravamo. Ci siamo stati (anche Fiammetta) fino al giorno dopo. Il dolore non è completamente passato, ma certo va meglio.

In clinica

Lo staff

 

Dagli Appennini alle Ande

Cuzco  ha il difetto di essere meta turistica internazionale: ricordini, ristorantini, decine e decine di piccole agenzie di viaggio, buttafuori, buttadentro, procacciatori ...
Ma se ti va e ti regge il fiato (3300 m di quota) puoi perderti per le stradine tutte salite e discese e trovare un Perù più autentico.

Panorama su Cuzco

Per le stradine

Duomo

Sempre vigili

Gente di Cuzco

Affacciato

La piazza

Commerci

Donna Indio


Va peggio a Aguas Calientes. Uno scenario naturale stupendo, ma il piccolo villaggio è completamente stravolto dalla presenza dei turisti, molti dei quali arrivano e ripartono in giornata. 
Noi ci siamo arrivati prendendo prima il bus per Urubamba e Ollantaytambo (noi due soli in un intero autobus) e poi il trenino che percorre la valle del Rio Urubamba, le cui acque finiscono nel Rio delle Amazzoni. Pare strano che a poca distanza dalla costa del Pacifico ci si trovi già a pendere verso l'Atlantico. Ma le Ande sono una muraglia insuperabile.
Figuratevi per noi che veniamo dagli Appennini ...
Dapprima si attraversa un altopiano ricco d'acqua. Campi di mais, riso, vite. Discendendo il corso del fiume la valle si restringe e viene occupata dalla foresta.
Il villaggio vive tra la stazione dei treni e quella degli autobus che salgono a Machu Picchu.
L'area archeologica è la ciliegina sulla torta di un ambiente naturale di per sé splendido. Il colpo d'occhio è di una suggestione incredibile.
Incredibili però pure i prezzi. Per i soli mezzi di trasporto da Cuzco e per l'ingresso al parco abbiamo speso circa 136 euro a persona.
Mi chiedo, quanto dovrebbero costare il Foro Romano o Pompei?
Anche se - bisogna dirlo - noi Pompei lo lasciamo franare, mentre qui abbiamo visto i custodi spazzolare i muri di pietre per togliere i licheni.

Solo noi sul bus

Urubamba

nel parco

Paninochu (a Machu Pichu)

Tra le antiche mura

Machu Pichu

Ci sono cose inspiegabili.
Per esempio, chi crea gli sciagurati pasti serviti in aereo?
Il fondo lo abbiamo toccato (a 10000 metri) sul volo Lima- Buenos Aires della TACA Avianca. Se vi capita portatevi qualcosa. 
Sarà che la compagnia è colombiana, forse sono più importanti i traffici da Medellin.
E un altro fatto: possibile che in tanti alberghi (lodevole eccezione il nostro albergo-hub di Buenos Aires) il bidet sia sconosciuto?

Un saluto a tutti, domani ci spostiamo a Punta del Este per 10 giorni di ozio balneare.
Hasta la vista.

 

Oniris

Punta del Este è circa alla stessa latitudine di Rabat, ma nell'emisfero Sud. Quindi adesso è estate: l'abbiamo cercata e finalmente ci siamo. Siamo arrivati - per dirlo in spagnolo - al verano !! (ma per fortuna NON siamo spagnoli). Strana lingua lo spagnolo, con l'olio che si chiama aceite e i bus che hanno una porta entrada e una salida. Ma dove si scende?
Il paese sta su una lingua di terra tra Playa Mansa (verso il mar della Plata) e Playa Brava (sull' oceano, c'è più ola).
Noi ci alziamo tardi,  facciamo colazione alle 10,30, poi andiamo in spiaggia e ce la godiamo quasi fino a sera.

Via da Buenos Aires

Fuori del porto

Playa Brava

Calda atmosfera natalizia

 

Come a Torvaianica

Los Dedos

Banchi di pesce

La banchina dei pescatori

A pranzo

Sirene in punta alla Punta

Spese natalizie

Bionda?

Ma, sarà per il sole del primo pomeriggio che picchia forte, o per la siesta che preme, Rico si sdraia all'ombra della passerella.
Mentre la celebre Vanda Oniris parla d'amor con voce sospirosa, Rico vede un cavallo gracile e denutrito.
Ma che ci fa un ronzino rachitico sulla spiaggia?
"Prendo il sole, mi fa bene alle ossa."
"Un cavallo che parla?"
"Se un asino vola, un cavallo può anche parlare."
Rico non può che essere d'accordo. Comincia così a discutere di filosofia col cavallo.
"Chi siamo, perché ci siamo?"
Intanto si avvicina una bimba cantando con voce argentina.
"Ehi, io non sono argentina, sono cilena!"
Il cavallo, bretone, se ne va schifato.
"Dopo la vita ... c'è solo la morte?"
"El pueblo unido ... jamas sera vencido ..."
"Ma che c'è dopo la morte?"
La bimba si allontana, il canto si affievolisce: "lala lala lalalalalala ..."
Torna il silenzio. E Rico?
Accantona le grandi domande sull'esistenza e fa un tuffo per risvegliarsi.
 

 

Vorrà dire qualcosa

Fiammetta mi ha incolpato di essere omofobo.
Solo perchè ho detto che mi ci mancava solo di essere in questo posto così "cool".

E sembra infatti che Punta del Este sia la località più costosa dell'Uruguay, il posto di mare dei ricconi e degli attori, anche nord-americani.
Certo che alberghi ce ne sono tanti. Bisogna però ammettere che la spiagge, belle e lunghissime, sono tutte libere. Solo i migliori hotel e residence piantano un po' di ombrelloni per i propri clienti ma senza riservarsi parti di arenile.
E poi ci sono molti altissimi palazzi di appartamenti. Ci siamo chiesti se non avremmo potuto prendere un appartamento in affitto. Ma la danno biancheria e stoviglie?
Dato che è chiaro che chi, come noi, viene da lontano, mica può portarsi in valigia asciugamani, lenzuola e cazzi vari.
Anche perché mi dici come li giustificavamo alla dogana i cazzi vari in valigia?
Tant'è, la stagione balneare è cominciata, anche se da poco e l'alta stagione inizierà proprio per le feste di Natale.
Anche noi passeremo qui le feste, pensando con un po' di commozione (non dico tanta, ma un po' sì ) a come sarà in Italia:

Vorrà dire qualcosa, se il passerotto solleva il capino nel buio?
Se nella sera silenziosa anche l'empio prova un attimo di smarrimento?
Se un canto lontano si interrompe lasciando solo un'eco stupefatta?
Se un soffio d'aria fa tremolare la fioca fiammella di una candela?

Vorrà dire che manca la luce?

Dai, scherzavo!
E, senza scherzi, a mezzanotte buttate verso di noi un pensiero. Noi faremo altrettanto con voi.
Buon Natale.

Facebook

Oggi mi sento triste. 
Sento un gran gelo dentro, forse perché solo pochi dei miei 17514 amici hanno detto "mi piace" quando ho pubblicato il mezzo migliaio di foto della mia gita a Via Portuense e al Gasometro.
Per fortuna che l'Amore Mio mi scalda sempre ...

E che è, 'na stufetta?

Beh, io invece preferisco parlarvi di
" ... case, libri, auto, fogli di giornale
che anche se non valgo niente perlomeno a te
ti permetto di sognare  ... "

Cordoba è forse la più bella città vista in questo viaggio, ricca d'arte e cultura, con un centro storico che non fa rimpiangere le città europee.
Nel fine settimana poi si tiene un interessante e autentico mercatino dell'artigianato.
Una curiosa abitudine della gente di Cordoba è -  a quanto pare - quella di bere fernet, mescolato alla coca cola (!). 
Noi continuiamo a preferire il vino.
L'hotel è un po' invecchiato, ma abbiamo un comodo appartamentino camera-cucina-soggiorno-bagno-balcone. E in terrazza una splendida piscina dove smaltire il gran caldo.
Poi due passi in centro, qui vicino. Una sosta al bar per l'aperitivo. Un po' di chiacchiere per preparare la giornata di domani.

Facebook

Refrigerio

Santa Catalina

Bottega

Fernet

Feria Artisanal

Si balla fino a sera

Manzana Jesuitica

Mendoza: folla a capodanno

E adesso vamos!
Vamos al paseo, y al rio, y al angulo de la iglesia, y al mirador, y al parador ...
La tarde se converte ne la noche.
Es hora de cenar.

 

Il Gauchito

Sulle strade argentine è facile vedere degli altarini rossi tutti imbandierati.
Sono dedicati al gaucho Gil, santificato dalla credenza popolare. Bandito che rubava ai ricchi per dare ai poveri, una volta catturato, prima di essere giustiziato disse al boia: “tuo figlio è gravemente ammalato, ma vivrà se pregherai il mio nome”. Manco a farlo apposta il boia a casa trovò davvero il figlio malato, pregò, e il figlio guarì.
Da allora il gaucho Gil è oggetto di venerazione, un po’ simbolo religioso e un po’ superstizione.
E anche perfino testimonianza politica, come alfiere dello stato federale piuttosto che centralista.
Certo, sembra strano vedere dentro l’altarino la statuina del gaucho invece di madonnine o crocefissi.

Il gauchito

Lo steward è distratto

 

Cama e Semi-Cama

Tre giorni, da Cordoba e Mendoza a Bariloche, da 38 a 12 gradi.
Dopo tante ore in bus, in un paesaggio di alture arrotondate e spopolate, siamo ormai in Patagonia. Il viaggio è stato anche un po' stancante perché non abbiamo trovato posto sulle corse dirette. E, a differenza di altre volte, erano liberi solo posti semi-cama. Sbracabili sì, ma a 66 anni più di 20 ore là sopra non sono il massimo. Invece finora avevamo viaggiato su posti cama (super sbracabili) e anche "ejecutive" (veri letti).
Avevamo cercato anche posti cama-sutra, ma pare non esistano.

CONSIGLI PER VIAGGIARE IN BUS
1- tieni a portata di mano maglioncino e cappellino: il condizionamento viene regolato in modo inversamente proporzionale alla temperatura esterna. Se fuori ci sono 40 gradi, rimanere assiderati è una concreta possibilità.
2- portati i tappi per le orecchie: è vero che il rumore del bus ha un effetto ipnotico ma, se nella notte i due dei posti davanti continuano a chiacchierare, diventa difficile reprimere gli istinti omicidi.
3-  "prepara" il viaggio: con gran parte delle compagnie il wc si può usare per fare pipì ma NON per fare popò ...

A Bariloche sembra di stare in Baviera. Birrerie, case di legno, tetti a punta.
Davvero, qui sono arrivati tantissimi tedeschi. Anche Priebke stava qui. A onore degli alemanno-argentini bisogna dire che non lo hanno rivoluto indietro (e a disonore nostro).
La città si allunga sulle riva del lago Nauhel Huapi, un bellissimo specchio d'acqua cristallina circondato dai monti ancora innevati.
Abbiamo subito ceduto alla tentazione di fare una gita in barca. Un vento teso e freddo da ovest - dal Cile - spingeva le onde e sollevava spruzzi. Il capitano barcarolo fisico atomico (!) ci descriveva i luoghi alimentando la conversazione tra i passeggeri: noi, un brasiliano e tre argentini. 
Tante cordiali chiacchiere in un miscuglio bastardo di lingue.
E domani probabilmente saliremo col "teleferico" sul Cerro Otto.

Bariloche come Garmisch

Più freddo a Bariloche

Gita in barca sul lago Nauhel Huapi

Panorama dal Cerro Otto

Studiando l'itinerario

Cioccolateria

 

Ruta 40

Cosa indica il sole a mezzogiorno?
Qui nell'emisfero australe indica il Nord!
Non solo l'acqua va giù per lo scarico al contrario, anche il sole gira al contrario (che poi bastava pensarci).Tranne la fascia tra i tropici dove le cose sono più complicate, ma ormai siamo ben oltre il tropico del capricorno.

E come mai, visto che qui si sta in piedi appesi in giù, non ci va il sangue alla testa? Forse perché
"... supererò le correnti gravitazionali
lo spazio e la luce
per non farti invecchiare ..."

1-Chi lo diceva?
2-Dove è nato?
3-Come si chiamava la sua maestra alle elementari?
4-Quanto porta di scarpa?
SE HAI RISPOSTO CORRETTAMENTE AD ALMENO TRE DOMANDE PUOI PARTECIPARE ALL'ESTRAZIONE DI UN BARATTOLINO DI DULCE DE LECHE.

Delle stranezze di questa parte di mondo abbiamo avuto conferma viaggiando con l'auto a noleggio tra Bariloche e San Martin de los Andes, con il sole sempre di fronte. Dapprima per  150 chilometri deserti nella steppa patagonica lungo la Ruta 40 (per gli argentini la loro mother road), seguendo il corso del fiume Limay.
Alla confluenza con il Rio Collon abbiamo trovato il bivio con la ruta 63: quasi cento chilometri di sterrato sassoso attraverso il Paso Cordoba. 
E che Collon! (bada alla pronuncia).
Abbiamo preferito lasciar stare e continuare sull'asfalto. Pur se più lungo il percorso si è mantenuto interessante. Pensa, al km 2270 c'era un punto di avvistamento condor.
Ma il condor pasa, forse quando siamo arrivati noi era già pasato.
Man mano il paesaggio si è fatto più verde e più mosso, con la piramide innevata del vulcano Lanin sempre in vista.
E, finalmente, San Martin.

San Martin è più piccola di Bariloche, ma anche più tranquilla ed elegante. Il lago Lacar va fino al confine col Cile, da cui spesso tira un vento impetuoso. Per esplorare le spiagge e i dintorni non c'è scampo, solo strade sterrate e forti dislivelli. Ma tanto la macchina mica è mia.

Dido de Dios

L'osservatorio dei condor

Il lago Correntoso

Totem

Pupe

Dopo le feste via gli addobbi

N.B. San Martin non era un santo, era il generale "libertador" dell'indipendenza dalla Spagna. Ci sono più Avenida San Martin in Argentina che Via Garibaldi in Italia.

 

Terra Mapuche

Questa regione - da San Martin de Los Andes a Bariloche, ma anche fino a Esquel - era la terra dei Mapuche, popolo indio mai assoggettato agli Inca.
Ci sono ancora, ma non sono molti. Vivono in villaggi isolati, occupandosi di artigianato e gestendo campeggi e i territori, oggi parchi, dove un tempo praticavano la caccia e una povera agricoltura.
Diciamo la verità, abitano in riserve, con le loro scuole, la loro lingua, le loro tradizioni. E le loro baracche.
Invece questa zona è per gli argentini una meta di vacanza molto frequentata. Qui c'è di tutto: montagna, boschi, campi da sci, spiagge, il celebre percorso turistico dei sette laghi (però sono di più). Ma anche birrerie artigiane. E cioccolaterie!
Ce la siamo goduta anche noi, con la piccola Chevrolet malridotta che abbiamo noleggiato. Ma le strade ...
Non si può dire che appena fuori dalla strada principale si trova lo sterrato, infatti ANCHE la strada principale (sempre lei, la ruta 40) ha decine di chilometri di "ripio" (ghiaia, senza asfalto).
Gli alberghi non mancano, ma in questa stagione  sono spesso pieni e costano di più.
Abbiamo visto perfino qualche camper, pochi e rudimentali, ma camper. Di spazi ce ne sono in abbondanza.

Lo ammetto, a noi il camper un po' manca.
Perché hai voglia a dire che è comodo l'albergo. Forse se stai fermo per un po', ma se ogni paio di giorni ti sposti ... fai le valigie, disfa le valigie, prendi il bus, prendi l'aereo, trova ristorante ...
E poi sai che ti dico,  è col camper il vero viaggio.
Lungi dall'essere una bolla che ti isola, è invece la casa che ti accompagna DENTRO ai luoghi e in mezzo alla gente.
Viaggiare é vivere, mescolarsi.
Parlare senza capirsi. Capirsi senza parlare.
È il camper.

Quasi ci dispiaceva andar via da questi luoghi così interessanti e vari.
Poscia più del dolor poté il desayuno.
"Magna" cum abundantia dicevano gli antichi.
Così, fatta colazione, siamo ripartiti (col bus).

Ma - cavolo! - guasto ai freni, ore fermi, arrivati a notte.

Camper

Artigiano mapuche

Ripio

Scuola

Sopra il lago Lacar

El Hoyo: bus rotto

 

La prima pietra

Ed egli disse "voi,
che avete scagliato la prima pietra
nel lago Espejo,
che avete visto la meretrice
nei vicoli di Lima,
e avete goduto 
dei piaceri della carne 
argentina:
tornate dai vostri figli
e dai figli dei figli ( ma quali?),
il peccato è
che il viaggio
si avvicina alla fine".

Ella invece disse "Rico non fa' lo scemo, racconta bene, sennò va su feisbuc".

Il fatto è che in qualche albergo nel comodino abbiamo trovato il "Nuevo Testamento" (mai come negli USA dove ovunque trovi la Bibbia).
E devo correggere quello che avevo detto sul bidet: in Argentina c'è sempre, mica come in Perù.

Esquel è un paesone addormentato. Per i freni rotti del bus ci siamo arrivati a notte. La principale attrazione è il trenino a scartamento ridotto "La Trochita", l'Epresso Patagonico (ma non è un caffè) d'epoca che tra sbuffi di vapore e scorci panoramici sulla cordigliera conduce al piccolo villaggio mapuche di Nahuel Pan, dove tutto è in funzione dei turisti.
Per fortuna la sera alla cervezeria "El Bodegon" si fa musica dal vivo altrimenti qui regnerebbe la noia.

Espresso Patagonico

Trochita

Nel treno

El Bodegon

Cascata vicino a Esquel

A quanto pare anche i mapuche non erano poi così buoni. Originari del Cile, occuparono una vasta regione dalle Ande all'oceano Atlantico, sterminando i tehuelche - primi abitanti della Patagonia - prima di venir essi stessi ridotti male da spagnoli e - questa è strana - gallesi. Vicino Trelew c'è una cittadina agricola, Gaiman, dove ancora trovi iscrizioni bilingui in spagnolo e gaelico.

Da Trelew partono le escursioni imperdibili per Punta Tombo e per la Peninsula Valdez. Dopo ci aspetta l'aereo per la Terra del Fuoco.

Guanaco

Armadillo

Nel museo lotta di dinosauri

Punta Tombo

Nandù

Leoni marini

              

Pinguini

 

Fin del Mundo

La guida che ci ha accompagnato a vedere i pinguini e i leoni marini di Punta Tombo e della penisola Valdez si chiama Armando. La moglie è di origini italiane, perciò i tre figli hanno il bisnonno italiano. Non parlano italiano. Non conoscono nessuno in Italia. Non sono  mai stati in Italia né pensano di venirci.
Però hanno anche la cittadinanza italiana. Votano alle elezioni italiane.
Perché?

In Argentina in ogni albergo, bar, ristorante, c'è il wifi gratis.
Anche qui a Ushuaia. Alla fine del mondo.
Non si arriva con la ruta 40 (si ferma a Rio Gallegos) ma con la ruta 3, troncone meridionale dell'arteria Pan-Americana. Basta fare 3079 km da Buenos Aires.
Un cartello mi informa che sto a 13561 km (in linea d'aria) da Roma. L'Antartide è vicina.
A mezzogiorno c'è poca luce, però alle undici di sera è ancora più o meno la stessa. La latitudine è di soli 54 gradi, ma il paesaggio assomiglia a quello che nel nostro emisfero c'è solo oltre il circolo polare.
Questa è la regione dello stretto di Magellano e di Capo Horn, dove l'Oceano Atlantico e l'Oceano Pacifico si incontrano e litigano, creando tempeste e riempiendo la costa dei relitti delle navi naufragate.
Il vento è teso e freddo, la temperatura più bassa che a casa: poco sopra, sulle alture, nella notte è caduta un po' di neve. Solo che qui è estate.

Per gli argentini Ushuaia è la capitale delle isole Malvinas (non ti azzardare a chiamarle Falkland). In tutta la nazione si trovano monumenti e targhe che dichiarano la sovranità argentina e commemorano i caduti della guerra. Dopo più di 30 anni è ancora evidente un nervo scoperto.
Nel porto il governo provinciale ha istituito il divieto di attracco per le navi britanniche.
Invece i rapporti con i cileni sono buoni. Per spostarsi tra le isole della Terra del Fuoco è necessario attraversare più volte un confine disegnato con la riga.

Che si sono inventati i fueguini (gli abitanti della Terra del Fuoco)?
A chi fa l'escursione in barca lungo il canale di Beagle (pure noi) tra cormorani, leoni marini, cime innevate e turisti giapponesi, viene dato un "certificato de buen navigante" con tanto di timbro e firma del comandante.
Tempeste, marosi, venti a 60 nodi: mi fanno un baffo. 
A casa - vedrai - il certificato me l'incornicio.

Ushuaia

La vecchia prigione

Museo Marittimo

Indicazioni stradali

Terra del Fuoco

Treno della fine del mondo

Ruta 3

Fin del Mundo

Roma 13651 Km

Baracca

Il faro sul Canale di Beagle

Vietato agli inglesi

Ma ora  ci siamo spostati: sempre Patagonia, ma in Cile. Alla prossima.

 

 

Cielito Lindo

"Que dia lindo" ci ha detto l'altra mattina la proprietaria dell'Hostal Mi Residencial di Punta Arenas.
Ma come? Sette gradi, nuvole, un po' di vento ... e come sarebbe un giorno brutto?
Tutto è relativo.
Prendi i soldi: mille euro è una sommetta mica male. Invece mille pesos cileni valgono sì è no un euro e mezzo.
Per quanto i prezzi in Cile - un po' meglio in Argentina- non sono bassi. L'ostello, simpatico e caratteristico quanto si vuole, costa 65 dollari al giorno. E in camera neanche un armadio.
Ma è temporada alta, il pieno della stagione estiva.
La città ha un bel centro, la plaza con i palazzi signorili, il lungomare sullo stretto di Magellano. La cattedrale ottocentesca è invece piuttosto anonima. Dentro abbiamo visto un uomo che ad ogni cappella metteva una moneta nella cassettina. Male non può fare, e per quello che vale una moneta ... meglio provarle tutte.

Insomma cielito lindo solo de contrabando.
Come a Puerto Natales (un turbillon di spostamenti in questa fase finale del viaggio). Forse più ancora che a Ushuaia qui si ha la sensazione di essere in frontiera, e non parlo di dogana.
Che ti potevi aspettare da una cittadina sul fiordo dell'Ultima Speranza?
Intorno la natura, aspra, domina il paesaggio.
Lascio parlare le foto.

Cafeteria

Acqua che corre

Merinos

Ostello

Patagonia cilena

Puerto Natales

Stretto di Magellano

Tsunami

Torres del Paine

Ghiacciaio nel fiordo

Navigazione

Cormorani

 

Lacrime nella Pioggia

Ultima tappa a El Calafate, il paese del ghiacciaio Perito Moreno (che stranezza chiamarlo così, come se uno intitolasse qualcosa - che so - a Geometra Bianchi).
Il ghiacciaio comunque è di una bellezza sconvolgente, impossibile da descrivere. In vita nostra non avevamo mai visto niente di paragonabile.

Davanti al ghiacciaio

Il fronte del ghiacciaio

 

Panorama

Il ghiaccio si spinge sulla terra

 

dalla passerella

Bairico de los Andes

sul battello

Una compagna di escursione

Balena Banderuola

Ne conserveremo il ricordo, insieme a tanti altri momenti di questo viaggio ormai al termine.

"I've seen things you people wouldn't believe.
All those moments will - NOT - be lost in time
like tears in the rain."

Come il tassista che metteva il CD di Elvis e ci cantava sopra.
La sfilata di moda improvvisata sulla spiaggia dalle ragazze che vendevano abitini.
Il dipinto dell'Ultima Cena con un troneggiante cuy arrosto al centro della tavola.
Gli gnocchi che ci ha preparato il proprietario dell'alberghetto di sole 4 camere chiamate per nome: agua, aria, tierra, fuego.
La lunga, disperata lotta di un grosso pesce agganciato alla barca dei pescatori.

Torniamo.
Alessio, metti il vestito buono.
Sara, prendi un mazzolino per ornare il petto e il crine.
Voi tutti, rallegratevi: fino al prossimo viaggio non vi manderò più raccontini.
A presto.

Sfilata sulla spiaggia

Il cuy

dalla camera "agua"

 

Post-fazione

Viaggio di ritorno difficile, senza quasi dormire, voli ritardati, in Italia il diluvio, ci hanno portati a Pisa, a Fiumicino una valigia rotta, strade allagate.
Per consolarci ecco una piccola panoramica di foto vietate ai minori. Ma attenzione! alcune parole vanno pronunciate alla spagnola.

Estacionamiento perigroso

Kioskazo

Fija

No tocar

Collon è il Rio

Culo del Mundo