Da Trastevere al Pantheon

Arriviamo in Viale Trastevere in tarda mattinata, dopo aver percorso l'itinerario R1. Riusciamo con difficoltà a parcheggiare vicino alla sede del vecchio S. Gallicano.
Preseguiamo a piedi lungo i vicoli affollati dai turisti godendoci l'atmosfera del quartiere. Arriviamo così a
Santa Maria in Trastevere, la chiesa più antica di Roma, risalente al 300.
E' bellissima, ricca di mosaici. Il colonnato esterno fronteggia la fontana del Bramante che orna la piazza. Appena sotto il piano dell'altare la scritta "FONS OLEI" richiama la leggenda secondo cui la chiesa fu edificata nel luogo in cui, qualche tempo prima della nascita di Cristo, sgorgò miracolosamente una fonte di petrolio, a presagio del divino evento.

    


Ma la mattinata è corsa via e prosaicamente ci rendiamo conto che è ora di mangiare qualcosa. D'altronde tra ristoranti, piccole trattorie e tavole calde qui c'è solo l'imbarazzo della scelta.
Soddisfatti riprendiamo a passeggiare arrivando a Lungotevere e al Ponte Cestio, con il quale passiamo sull'
Isola Tiberina. L'isola sembra una nave, con la sua estremità meridionale vicinissima al Ponte Rotto, a più riprese danneggiato dalle alluvioni e mai più ricostruito dopo il 1500.


L'isola ha una antica tradizione medica, da quando in epoca romana, dopo una pestilenza, vi fu edificato un tempio a Esculapio. Il tempio non esiste più ma l'Ospedale Fatebenefratelli è ancora lì dal Medioevo.
Nel punto in cui c'era il tempio, di fronte all'ospedale, si trova la chiesa di San Bartolomeo. Dentro al porticato una targa marmorea segna il livello raggiunto dal Tevere durante l'inondazione del 1937, l'ultima prima che venissero realizzati i muraglioni che hanno trasformato il corso del fiume in uno stretto canale.
Targhe del genere si trovano un po' dappertutto nel centro di Roma. Qualcun'altra la vedremo.


Finiamo di attraversare il fiume passando sul Ponte Quattro Capi. Di fronte abbiamo il Ghetto. Ne lasciamo la visita a un'altra occasione
( itinerario R7) e continuiamo verso Via Arenula. Anzi, prima di inoltrarci verso il centro storico, passiamo a lanciare un'occhiata a Via delle Zoccolette, nome evocativo che, non so perché, diverte sempre le signore. Il nome in effetti è più affettuoso che spregiativo e si riferiva alle orfane ospitate nel vicino istituto religioso, nella convinzione popolare che ad esse il futuro non riservasse molte altre possibilità.


 

Attraverso Via Arenula ci dirigiamo decisamente verso i rioni più famosi di Roma. Passiamo per Largo Argentina accanto al teatro, ci fermiamo a osservare dall'alto i resti dell'area archeologica. Non è subito evidente ma guardando attentamente si vede che in realtà l'area è colonizzata dai gatti. La strada in alto costituisce un recinto chiuso, nessuno li disturba anzi arrivano qui quasi solo le "gattare", le donne che portano loro da mangiare. Bella la vita, non è certo "vita da cani".
Traversando Via del Plebiscito vediamo apparire sullo sfondo Piazza Venezia.
Pochi passi ancora e raggiungiamo Piazza della Minerva.


In mezzo alla piazza vediamo il "
pulcin della Minerva", l'elefantino disegnato dal Bernini, sormontato da un obelisco egizio del VI secolo a.c. Lo strano nome è dovuto probabilmente alle ridotte dimensioni dell'elefantino. E c'è una una curiosa storia che lo riguarda. Pare che inizialmente il bozzetto non comprendesse la gualdrappa che sostiene la statua, ma che Bernini sia stato costretto ad aggiungerla per le critiche che i Padri Domenicani del vicino convento facevano alla stabilità. Per vendetta Bernini fece orientare la statua in modo da rivolgere verso il convento non la testa: guardate un po', in quella direzione c'è il culo!


La chiesa di Santa Maria sopra Minerva è tra le più ricche di opere d'arte esistenti a Roma (quindi al mondo?).
Dentro, sotto le volte raffiguranti un cielo stellato, troviamo i sepolcri di S. Caterina da Siena e del Beato Angelico, la statua del Cristo Risorto di Michelangelo, un crocifisso ligneo disegnato da Giotto e molto altro.
Uscendo notiamo sulla destra della facciata le targhe delle inondazioni.

Volendo fare qualche passo in più di lato alla chiesa possiamo arrivare al piedone di marmo appartenuto a una gigantesca statua di un tempio dedicato a Iside. Dall'altra parte in Via di S. Chiara troviamo la sartoria che prepara gli abiti dei Papi.

    

Tornando alla piazza ecco subito apparire il muro laterale del Pantheon ( itinerario R4).
Conviene entrare, almeno per vedere la straordinaria cupola di epoca romana. Si dice che dal buco sulla sommità sia scappato Satana quando l'antico tempio fu trasformato in chiesa cristiana. Dentro comunque - scusate se è poco - c'è la tomba di Raffaello.

      


Una nota di colore la dà la anacronistica guardia d'onore alle tombe dei Re Savoia.
La stanchezza comincia a farsi sentire. Prima di tornare a casa però c'è ancora il tempo di andare a prendere il caffè alla più celebre torrefazione di Roma, basta guardare avanti uscendo sulla destra e raggiungere "La tazza d'oro".
E per chi non è stanco, ormai siamo vicini a Piazza Navona.