Spedizione Asia18

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Prologo: dialogo (immaginario) tra Bairico e Camper

B: "Ciao Camper, come vanno oggi le batterie?"
Camper si mette in moto.

C: "RRRrrroar ...Gr Gr rooooon ..."

Traduzione: "Mah, abbastanza bene. Certo, quest'umidità mica mi piace tanto."
Di qui in poi riportiamo direttamente la traduzione.

B: “Sai, con l’anno nuovo ti lascio riposare.”
C: “Perché, non ti porto in Marocco?”
B: “No, andiamo in aereo in Thailandia per due mesi.”
C: “E se intanto mi si sgonfiano le ruote? E poi mi sarebbe piaciuto
    venire … ho saputo che ci sono certe motorette!”
B: “Ma smettila, non ho mai visto ruote migliori delle tue. E lascia stare
    le motorette esotiche: con tante auto FIAT da noi, certe belle carrozzerie!”
C: “Però quando torni facciamo qualche giro insieme?”
B: “Certamente! Non mettere quel muso, chiudi il cofano. Ti lascio anche
    il pieno d’olio.”
C: ”Però scrivi, magari solo su uozzapp”.
B: “Certo, lo sai che a te ci tengo. Anzi qualche volta ti scriverò davvero, per
    raccontarti meglio. A presto.”

 

Bollettino n.1

Confermo: il caffè in aereo è un immondo bibitone.  E mi è toccato pure finirlo perchè Fiammetta  - come al solito - voleva portarsi via le tazze.

Il nostro albergo a Bangkok è il Royal Garden Hotel, un tre stelle invecchiato ma in buona posizione su Sathon Road, stradone dal traffico infernale.
Bangkok ha 6 milioni di abitanti. Manco troppi, però li trovi praticamente tutti in strada su qualche tipo di veicolo a motore. Soprattutto durante la rush hour.
E quando è la rush hour?
Sempre.
Girano più motorini che a Roma (mica facile!). Ci sono pure i motorino-taxi, per un solo passeggero.
Certo l’aria grigia e lo smog, i piloni dello SkyTrain, qualche clangore metallico, ricordano un po' Blade Runner. Per fortuna la stanza è al settimo piano, sta sopra e anche di rumore ne arriva poco.


Blade Runner

Ma l’umidità accresce la sensazione di caldo.
Dice: “tanto la sera la temperatura cala”.
Però di sera l’umidità si spande sulle strade come il tartaro sui denti e rimane difficile dormire.

Come fanno gli abitanti di Bangkok? Mistero.

Ma il mio di mistero?

    è chiuso in me …
    All’alba vincerò.

Infatti mi sono riaddormentato solo quando già faceva chiaro (mezzanotte, da noi!). Sarà che a 70 anni il jet lag non è uno scherzo?
Mi sembra di vederlo, Camper, che lampeggia maligno coi fari: “ Te l’avevo detto io”.

Le bancarelle di cibo da strada sono ovunque. E all’angolo c’è il ristorante Laab Ubon, cucina ottima e nemmeno 5 euro a persona. Un ragazzino cicciottello continuava a portarci piatti che avevamo ordinato davvero, ma gli dicevamo di no.
“Maschio, facce venì tu’ sorella che è mejo”.
Accidenti se era meglio! Devo dare ragione a mio figlio Alessio: le ragazze thai sono carine.
Peccato il ventilatore dietro le spalle. Praticamente un uragano, mi faceva volare via tutto: salviettine, il riso coi gamberi, quasi quasi anche il pollo spezzato con la salsa dolce.
Perchè ventilatori in giro ce ne sono tanti. Spesso pure l’aria condizionata gelida. Andare dentro e fuori dai posti provoca sbalzi di temperatura quasi mortali. Anche sui treni.

Ma adesso siamo andati via da Bangkok. Dopo una rapida assemblea con gli amici abbiamo (giustamente) deciso di saltare Pattaya. In fondo eravamo già stati una sera a Patpong. Sono tra i posti celebri in Thailandia per motivi particolari. Diciamo così,  a dimostrazione che la Thailandia è una monarchia prostituzionale.
Invece ci siamo spostati su una piccola isola chiamata Koh Samet (koh = isola). Qui passeremo quattro giorni di relax pieno, sulle spiagge tropicali di sabbia bianchissima.

Forse dovrei dare più informazioni turistiche classiche: quanti volt ha qui la 220? Come ci si va al Gran Palazzo?
Tranquilli, prima o poi ve lo dico. Intanto vi mando qualche foto.
Perchè i templi buddhisti, i giri sui canali in Long Tail Boat, i bonzi e i venditori ambulanti, i mercati galleggianti o sulle rotaie del treno meritano di essere ricordati.










Nel  Gran Palazzo

















In giro per Bangkok










Sui canali con la long tail boat














Maeklong e Amphawa




video: Il mercato sui binari del treno
video: Il mercato galleggiante di Amphawa

Alla prostata non si comanda

Di Koh Samet devo parlarne ancora. E’ un’isola vagamente fricchettona a circa 200 km a  sud est di Bangkok, frequentata dai cittadini della capitale
soprattutto nei fine settimana mentre negli altri giorni è più tranquilla. Lunga una quindicina di chilometri è in gran parte occupata dalla jungla
e protetta da un parco nazionale. Infatti per andare alle spiagge bisogna pagare l’ingresso.

Le spiagge sono molto belle, raggiungibili tra le palme e gli alberi di samet (ecco il nome!) che arrivano fino al mare.
La sabbia è bianchissima, l’acqua splendida.
L’unica strada porta ad avvicinarle quasi tutte. Alcune sono un po’ colonizzate da qualche lussuoso resort, ma liberamente accessibili.
Abbiamo girato ovunque, coi motorini in affitto e con i pickup che ti portano sul cassone, tra la polvere, i dossi, le salite e discese brevi ma ripidissime.A quanto pare le meduse velenose e le zanzare dengue sono rare (e meno male).
I costi però qui sono alti: 1000 bath per una camera dal bel colore pastello ma priva di ogni arredo oltre al letto sono davvero troppi.
Comunque l’isola ce la siamo goduta per quattro giorni di puro relax, tra bagni di mare e di sole (ma anche di ombra. Qui a mezza strada tra il tropico e l’equatore il sole a picco è un pericolo).














Koh Samet


Quasi 7 ore di minibus per arrivare a Kanchanaburi dopo aver traghettato sulla terraferma. Il problema è stato passare Bangkok. Avevo detto che ha 6 milioni di abitanti ma l’agglomerato urbano forse ne ha 16, una mostruosa conurbazione estesa per decine e decine di chilometri.

Kanchanaburi è la città del ponte sul fiume Kwae, quello del film con la musichetta fischiettata. La storia del film è falsa però la storia della “ferrovia della morte” è vera ed è tragica. I giapponesi l’hanno fatta costruire a prigionieri di guerra e altri asiatici, causando la morte di più di 100000 persone. Questo non è Auschwitz, però visitare i cimiteri di guerra e le ricostruzioni dei campi di prigionia fa accapponare la pelle.
Invece la città e i suoi dintorni sono posti interessanti e gradevoli, nonostante i 36 gradi di temperatura.

Sabato sera poi c’era la fiera sulla Heritage Walking Street. Pareva quasi che

    … c’era la banda di Pignataro

    che suonava il Parsifal  ...

Domenica siamo tornati al treno. Abbiamo percorso la tratta fino a Nam Tok, tra piante di banane, canna da zucchero e tapioca. Il tragitto, un po’ troppo lento, diventa più interessante verso la fine avvicinandosi alle alture e al confine col Myanmar (la Birmania).











Il ponte sul fiume Kwae













Kanchanaburi








Sulla ferrovia della morte


Ieri invece abbiamo raggiunto lo stupendo parco di Erawan: foreste, cascate, perfino bagni rinfrescanti.

E scimmie! Una di esse comparsa come un fulmine ha preso a Patrizia le banane che aveva in un sacchetto trasparente e poi è risalita su un albero a mangiarsele.
Foto?












Parco di Erawan


L’altra notte – alla prostata non si comanda – ho dovuto alzarmi da letto.
Dopo, più tranquillo, ho lanciato uno sguardo fuori. Appena una sottile falce di Luna accompagnava la meraviglia del cielo stellato. Una vista che mi lascia incantato oggi come anni fa, quando non guardavo le stelle per un impulso casuale, ma per l’emozione che mi davano. E di notte dormivo il sonno del giusto.

Ricordo ancora gli anni in cui, ragazzo, avevo ancora tante cose da sbrogliare.
Un equilibrio ancora da cercare, gli ormoni in tempesta, pochi amici sinceri a cui ancora sono legato.

Ma almeno, cribbio, la vescica funzionava!

Funzionava meno il cervello, tipicamente da giovane maschio dell’epoca che fu.

Le sfide tipiche allora avevano a che fare con una certa idea della mascolinità.
Tipo: chi piscia più lontano.
L’ho fatto, l’abbiamo fatto davvero. Io e i miei amici.

Ricordo ancora una epica sfida notturna a Porta Metronia (ne parlavo qualche tempo fa con Maurizio). Quella volta ho sbaragliato tutti, fui indiscutibilmente il migliore.

Oggi? Più di mezzo secolo dopo sono cambiato, di testa e di prostata. Di quell’episodio un po’ me ne vergogno.

Ma un po’ no.

 

Chop Cun Cup

Tempio si dice "wat". In Thailandia ce ne sono ovunque a migliaia (kilo-wat?).
A Bangkok ne avevamo visti di splendidi, tra frotte di turisti indaffarati a fotografarsi.

Ayutthaya, antica capitale del Siam dal tredicesimo al diciassettesimo secolo, è stata la più importante città di un ampio impero prima di venire praticamente distrutta dai birmani. Molti dei templi qui sono di origine Khmer, racchiusi in aree monumentali di grande suggestione pur se gli edifici (in mattoni) sono a volte in rovina, complice anche il terreno sabbioso che, assestandosi, ne ha provocato l'inclinazione.

Li abbiamo visitati a piedi, arrivando in tuk-tuk o in bici. Perfino in barca, per raggiungere il Wat Chai Wattanaram all'ora del tramonto.Dal fiume Chao Phraya (lo stesso di Bangkok) il sole scende alle spalle dei templi in rovina con un'affascinante scenografia che sembra fatta apposta.
Dall'altra parte della città molto bello anche il Wat Phana Choeng, frequentatissimo dai fedeli che offrono cibi e tuniche ai monaci e chiedono di acquisire meriti alle migliaia di statue del Buddha (una alta 19 metri!) e di altre deità disseminate ovunque.
Altre deità? Si, perché sembra evidente l'influenza induista e anche islamica.
C'è pure una comunità cristiana.

Un tratto distintivo dei buddhisti - tutti sembrano molto religiosi - è certamente la tolleranza. Le persone, miti e gentili, ti rivolgono quel tenero e sorridente accenno di inchino con le mani giunte davanti al viso. Chop Cun Cup, come ci ha detto più volte una gentilissima ragazza alla reception di uno dei migliori alberghi (non ho detto costoso!) dove siamo stati.
Gentili con le persone ma anche con gli animali, come quando lanciano nel fiume il mais soffiato di tutti i colori per far mangiare i pesci gatto.
Sai, loro credono nella reincarnazione. Hai visto mai che lì in mezzo ci sia nonno.






















Ayutthaya


Però a gennaio 36 gradi, 94% di umidità, mi pare troppo. Tre docce al giorno neanche bastano.

E poi c'è una storia, ve la voglio proprio raccontare.
Sono stato all'Albergo Degli Eventi Incredibili.
Dal lavandino l'acqua invece di andare giù veniva su.
Dice: "Ma non potevi andare a un albergo migliore”?
E una volta ho messo la sveglia alle 8 ma ha suonato alle 6, tra gli accidenti di mia moglie.
Non parliamo poi di quella sera che ho lasciato gli occhiali sul comodino per ritrovarli al mattino vicino alla TV.
Io la so la spiegazione. Mica ho studiato Fisica per niente.
Secondo Fiammetta sto invecchiando e non mi ricordo più un cavolo.
Ma non è così. E' un'anomalia quantistica. In quel luogo il principio di indeterminazione - chissà perché - ha effetti macroscopici.
Anzi, meno male che la carta igienica non fosse di antimateria.

E, come sempre quando facciamo frequenti spostamenti, scrivo di un posto ma siamo già in un altro.
Ora siamo a Sukhotai, altro luogo patrimonio UNESCO. Ancora rovine ma più antiche, stavolta del 12^ secolo. Le nostre stanze sono a nemmeno 300 metri dall'ingresso del parco archeologico, che però è assai esteso.
Lo abbiamo esplorato con le biciclette messe a disposizione gratuitamente dall'albergo, anche di sera con le rovine suggestivamente illuminate.
Il paese è appena un villaggio cresciuto attorno al parco, e c'è poco da fare terminata la visita. Il paese nuovo è a 12 chilometri. Siamo andati a vederlo (con i nostri potenti mezzi) ma non è di grande interesse.
Perciò sistemiamo meglio le foto e le valigie, mettiamo a punto i prossimi spostamenti. Anche perché i templi sono belli, ma dai e dai cominciano a stancare.












Sukhotai

Carbonara

La tanto  rinomata cucina thailandese è in gran parte solo riso, noodles, pollo, maiale, calamari e gamberi, pesci gatto. Tutto in varie combinazioni con salsine piccanti, molto piccanti, o dolciastre. Ma si trovano anche verdure e zuppe, e la frutta è molto buona. Il fatto è che quando due volte al giorno devi trovare dove sederti e mangiare qualcosa - lasciando stare le cose più orripilanti per il nostro gusto - finisci sempre per prendere le stesse cose.

In effetti almeno per pranzo la miglior cosa è servirsi del cibo di strada, più vario e spesso cotto alla griglia.
Ma una sera abbiamo ceduto, come non facciamo quasi mai.

C'era scritto "Carbonara". La somiglianza con la nostra carbonara era molto poca, ma un po' di sollievo ce l'ha dato.


Carbonara

Chiang Mai è la capitale del nord thailandese. Sta ai piedi delle montagne, sulle rive del fiume Ping (che unendosi più a sud con un altro fiume origina il solito Chao Praya). Pur essendo la seconda città della Thailandia risulta molto meno caotica e più ordinata di Bangkok. E poi - da non trascurare - è più fresca e molto meno afosa.

Dopo aver preso alloggio in un hotel super-lusso ma un po' lontano dal centro, con un pickup rosso abbiamo raggiunto il Wat Phra Sing.
Meraviglioso! E' il più bello che abbiamo visto finora.

Ed è anche il centro nevralgico dei punti di interesse turistico, perciò ci siamo tornati anche nei giorni successivi visitando in modo molto rilassato tutta la città vecchia e alcuni altri bei templi. Uno di essi si trova in posizione panoramica a 1100 metri in montagna, ed è realmente un luogo di culto. Abbiamo visto i monaci in preghiera e in processione. Con la consueta serenità buddhista non mostrano fastidio quando vengono fotografati. Anche Fiammetta si è fatta un giro intorno al come-si-chiama nella convinzione che è meglio una benedizione in più che una in meno.




















Chiang Mai




video: Preghiera dei monaci

Un giorno ci siamo fatti prendere - per giunta volontariamente - dalla macchina del turismo accompagnato: elefanti, discesa del fiume sulla zattera di bambù, farfalle e orchidee, un giro sul carretto tirato dai buoi. Pranzo incluso.

Intendiamoci, tutto interessante anche se in mezzo a una folla di altri turisti loro pure in batteria. La zattera poi è risultata molto piacevole e tranquilla.
Però con gli elefanti è stato quasi uno spettacolo da circo. E quando non "lavorano" li tengono incatenati.

Comunque abbiamo evitato di visitare il villaggio delle "long neck", le donne con gli anelli al collo, secondo noi più una mutilazione che folklore.





tour dei dintorni di Chamg Mai

La parte giusta della toilette

Vi è mai capitato uno che quando viaggia invece di dimagrire ingrassa?

C'è, si chiama Bairico.

Il mio alter-ego?

O, semplicemente, il mio Ego?

Quasi all'estremo nord del paese, ultima nostra tappa prima della Cambogia, Chiang Rai si è dimostrata sorprendentemente godibile. Più piccola di Chiang Mai e meno ricca di antichità, offre dei luoghi di interesse originali e suggestivi.

Uno, il Wat Rongkhun (per i turisti Tempio Bianco) è la versione Disneyana dei templi Thai, ma una visita la merita.
Più autentico il Wat Rong Suea Ten (Tempio Blu) altrettanto recente, dagli accostamenti cromatici completamente diversi rispetto ai colori  tradizionali.

La visita più strana ma da non mancare è quella al Baan Dam Museum, la Casa Nera (a Chiang Rai tutti i colori!) creata anni fa da un eccentrico artista e collezionista tailandese. In un gradevole parco numerose costruzioni in legno ospitano di tutto: pelli di coccodrilli e pellicce di orsi bianchi, scheletri di elefanti, buddha e altari, composizioni di corni di alce e di bue, orchestrine di bimbi che suonano musiche thai, toilette ...














Chang Rai





video: Spettacolo nel Night Market

Da Chiang Rai è anche facile raggiungere i confini thailandesi e, in particolare, la zona chiamata "triangolo d'oro". Qui - dove il fiume Mekong divide e unisce Thailandia, Myanmar e Laos - un tempo prosperavano le coltivazioni d'oppio, oggi soppiantate da piantagioni di tè e caffè (almeno così pare). L'abbiamo fatta una gita in barca sul fiume Mekong, che a quelli della nostra età fa ricordare fatti tragici.
Siamo arrivati a un'isoletta chiamata Donxao, sotto la sovranità del Laos che l'ha affittata per 99 anni dalla Cina. L'isoletta è in pratica una zona franca con commerci di ogni tipo. Però vicino ai negozi per turisti spendaccioni si vedono mendicanti e derelitti. Ci ha fatto stringere il cuore la ragazzina che setacciava l'immondizia accumulata subito dietro ai negozi per trovare qualcosa da portar via nella gerla che aveva sulle spalle.












Triangolo d'oro

Ed eccoci in Cambogia, a Siem Reap, dove c'è Angkor (il non plus ultra dei templi misteriosi e cadenti).

Siamo arrivati con un lungo trasferimento in bus. Come sull'isoletta laotiana anche il tragitto cambogiano ci ha dato l'impressione di un paese povero.
La Tailandia non sembra terzo mondo, la Cambogia si, anche se in questa città la pressione turistica ha portato grandi alberghi, commerci e tanti dollari.

Ma ve ne parlerò un'altra volta.


Very cold

Angkor non sfigura rispetto alle altre aree archeologiche che abbiamo visto tra quelle  più famose al mondo. Diversa, ma non meno affascinante dei Fori, della Valle dei Templi, dell'Acropoli, Petra, Pompei, Machu Picchu ...

I templi khmer dal colore severo spiccano sullo sfondo della foresta che li circonda prepotente e che a volte li assorbe. Diceva bene anche stavolta Alessio: se fossimo venuti prima qui i templi di Ayutthaya e Sukhotai ci sarebbero sembrati poca cosa.
Non elenco i nomi di dove siamo stati, non ne descrivo l'aspetto.
Lascio parlare le foto.


















Angkor

E io che dico?

Dico che - accidenti! - lo scooter che avevamo affittato il primo giorno era una fregatura e abbiamo dovuto aspettare più di due ore prima che ci venissero a riprendere. Meno male che, come ha detto una donna ,"today is very cold". Infatti c'erano solo 29 gradi.

Siem Reap è cresciuta all'americana. Il centro è pieno di luci lampeggianti, locali acchiappa-turisti e musica ad alto volume. Non a caso la moneta corrente è  il dollaro, non i riel cambogiani che valgono meno della carta su cui sono stampati. E tutti parlano inglese.

Ma basta uscire dalla città e appare la Cambogia profonda, arretrata e misera.






Siem Reap

Il Mekong attraversa tutto il paese e vicino a Siem Reap forma il lago Tonle Sap. Vi abitano decine di migliaia di persone che vivono poveramente di riso, pesca e di caccia al turista. Abbiamo fatto un giro in barca sul lago e tra le case sulle palafitte al costo esorbitante di 25 dollari a persona, 100 dollari in quattro. Dubito che cifre così alte (certamente più del loro reddito mensile) siano redistribuite tra loro tutti, c'è chi ci lucra. Con qualche senso di colpa abbiamo negato ai bambini una piccola mancia, altrimenti - ci è stato detto - se si abituano a ricevere denaro potrebbero abbandonare la scuola.
















Tonle Sap



video: Coccodrilli

E le persone anziane?
Non ci sono. La vita media deve essere ben corta. Forse la terribile guerra degli anni 70, tra morti, mutilazioni e sofferenze, ha lasciato una pesante eredità.
Ora torniamo in Thailandia. D'ora in poi tutto mare.

 

La cina è vicina

L'isola di Phuket è l'epicentro del turismo balneare in Thailandia. Per non farsi mancare niente oltre alle spiagge si trovano decine e decine di bar equivoci (ma equivocare è impossibile).
Un Big Buddha dall'alto di un monte osserva l'isola. Chissà che ne pensa.
Certo, la loro religione non è sessuofobica come il cristianesimo, ma insomma ci sarà pure una differenza tra buddhiste e buddane.

E comunque questo è sfruttamento.

Al sud dell'isola c'è Raway, con un mercato del pesce che puoi comprare e far cuocere dalle trattorie lì accanto. Comunque non si spende pochissimo. Inoltre il barracuda da 2 chili che avevamo comprato noi l'hanno portato per errore a un gruppo di cinesi.

Ecco, i cinesi. Qui (forse anche per la ricorrenza del loro capodanno) riempiono alberghi, ristoranti, barconi. Insieme ai russi hanno quasi saturato l'isola. Se ci metti anche i gruppetti di giovani europei e i vecchi europei maschi single in cerca di ragazze thai, l'ospitalità si fa complicata.

    Considerate la vostra scemenza

    nati non foste per esser benvenuti
    ma per gradir bevute e flatulenza.

Chi lo disse? Ulisse? Meglio cambiare posto.

Cambiato. A Chalong va meglio.

Nonostante mortaretti e fuochi artificiali a tutte le ore per il capodanno cinese.

UNA CIOTOLA DI RISO SCONDITO IN PREMIO

a chi indovina se il prossimo sarà
  1. l'anno del cane
  2. l'anno del pescecane
  3. l'anno del canederlo

Partecipate numerosi (bacchette a pagamento).
Noi invece abbiamo partecipato a una bellissima escursione. Non ci siamo fatti scappare la Phi Phi (c'era da immaginarselo: ho ricevuto una scarica di commenti).

Facendoci coraggio, coi motorini in affitto abbiamo anche girato le spiagge più belle dei dintorni, Nai Harn, Kata, Karon, Patong. Se non mi abbronzassi che figura ci farei?









Phuket











Phi Phi


video: Laguna Blu a Phi Phi


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C'è un'isola in Thailandia dove pesci di tutti i colori nuotano tra i coralli, a poche bracciate dalle spiagge di sabbia bianca orlate da roccioni e palmeti.

E' dove siamo noi, si chiama Koh Tao.

C'è voluta una giornata intera per raggiungerla da Phuket, prima in bus poi con un veloce catamarano. Però il viaggio è stato interessante, a differenza dei duemila e più chilometri percorsi finora sulle strade thailandesi (migliori di quelle italiane!) solitamente monotone e poco panoramiche.
Anzi, mi è rimasto un po' il rimpianto di essermi fatto convincere a trascurare Krabi e i suoi dintorni. Una volta imbarcati abbiamo impiegato ancora cinque ore, trascorse però quasi sempre in vista delle isole del Golfo del Siam.

L'albergo (un po' invecchiato) sta proprio sulla spiaggia di Chalok, in un angoletto di jungla che pare un paradiso tropicale. Sopportiamo il riassetto della camera un giorno si e uno no. Sopportiamo anche l'acquazzone della sera. Ma una settimana qui senza fare assolutamente niente non ce la leva nessuno.
Manco vi racconto troppe cose.

Così vi riposate anche voi.

PS: dato che c'avete già abbastanza problemi con la neve




















Koh Tao

Crepuscolo

L'isola di Koh Samui è la nostra ultima tappa prima di una raffica di voli che ci porterà a Bangkok, in Kuwait e a casa.

Nelle scorse settimane al mare Phi Phi e Koh Tao ci avevano affascinato. Invece qui (e un po' anche a Phuket) le spiagge più frequentate ci sembrano una Torvajanica più esotica.
E ci dovevamo venire fin qui?

Per fortuna ci sono anche altre spiaggette, più belle e tranquille. Perciò affittiamo un motorino e via: riposiamo, prendiamo il sole, nuotiamo fino a tardi. Alla fine torniamo al nostro splendido albergo.










Koh Samui


Aeroporto di Koh Samui

Così arriva l'ora del crepuscolo. Ma a queste latitudini la sera scende velocemente. A noi resta una strana sensazione.

    E' solo il giorno che muore

cantava un romanista. Una piccola morte, però ci lascia un leggero rimpianto: si avvicina la fine della vacanza.

E' il crepuscolo anche di questo viaggio.

Poi si fa notte,

     notte di nonne alla finestra

    ma questa notte è ancora nostra ...

Nonna torniamo. Figli, zii, cugini della portiera: torniamo.

Che pena!
Nostra? No, più vostra.

Non vi resta che mandarci di nuovo a quel paese (magari uno differente).






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