Verso il Tropico

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Prima settimana

Quest'anno in Marocco previste 9 settimane e mezza (!). Finora? Nave bona. Traversata bona. Marocchine così così.
Nuovi compagni di viaggio (oltre a Bruno ed Emma, i napoletani conosciuti in Grecia): una coppia di modenesi, Egidio e Patrizia. Poi i veneti: Antonio e Rosa, Franco e Berta.
Una veloce sosta a Marrakech per spezzare il viaggio. La piazza è sempre affascinante
. Quando cala la sera servono solo pochi passi per tornare al camper, parcheggiato appena oltre il minareto della Koutubia.


Si mangia in piazza a Marrakech


Scende la sera


Noi e i modenesi abbiamo deciso di andare avanti, con gli altri ci ritroveremo poi.

Adesso siamo a Sidi Ifni, più di mille km a sud di Tanger, 25 gradi ma la notte ha piovuto. E' una piccola città nata come avamposto spagnolo. Case in stile moresco, fuori della posta ancora la targa “Correos”. Alla periferia sud il porto e in centro tutti i giorni c'è il mercato del pesce. Invece la domenica c'è il suq, ricco e caratteristico.
Ibrahim, un tappezziere, ci ha rifatto i cuscini del camper per 200 dirham. Manco ti va di contrattare.
E il bar? Quattro focacce zuccherate fritte lì per lì e quattro tè alla menta  a 24 dirham seduti al tavolo. Ak bar!


Il suq della domenica


Porto dei pescatori


Targhe in tutte le lingue

 

Da un po' non ci sentiamo

Non è che non voglio, proprio non posso: qui il telefono non arriva con i cavi, ma con i ponti radio: c'è e non c'è, negli internet point (quando li trovi) la connessione fa passare la voglia.

Non è come il Marocco del nord. A sud di Guelmim tutto cambia, non solo perché c'è il deserto anche sulla fascia costiera. Fino a non molti anni fa questo si chiamava Sahara Occidentale Spagnolo, il territorio dei saharawi e del Fronte Polisario. Adesso se l'è mangiato il Marocco,appare pacificato, ma c'è ancora l'ONU. Viaggiando incontri frequenti posti di blocco, la gendarmerie royale sempre cortese (ma qualcuno ti chiede un cadeau), le caserme dei militari. I grand taxi sulle vecchie mercedes sono rari, appaiono decrepite land rover. Ma, viva la faccia, il gasolio costa l'equivalente di 45 centesimi di euro.

Certo, fare la spesa è complicato. O impossibile, come dove siamo rimasti alcuni giorni: un villaggio di pescatori in mezzo al nulla chiamato Lakraa a 170 km dal centro più vicino. Non cercarlo sulle carte, è inutile. Ti posso dire che sta a 24,70 latitudine nord, 14,88 longitudine ovest. Spiagge e falesie, l'oceano sempre incazzato, pescatori solitari. Una pista porta a un pozzo dove una pompa diesel tira su acqua sulfurea e uno scassato camion cisterna carica e porta non si sa dove.      

Un giorno è arrivato il vento dall'interno e abbiamo avuto 44 gradi. Il pomeriggio del giorno dopo è calata la nebbia: 20 gradi. Il giorno dopo ancora sereno e verso il tramonto avevamo solo 16 gradi. Franco e Berta, camperisti di Schio, hanno preparato vin brulé per tutti: un vin brulé nel deserto. Ma qui almeno non piove, come pare stia facendo da giorni nel nord del Marocco.

 


Lakraa


Bruno prende possesso del territorio


Acqua al pozzo


La spiaggia a Lakraa


L'oceano


Riposo nel camper


Pescatore


Vin brulé


Tramonto

Adesso siamo "al 25"

un piazzale di sosta per la spiaggia tra l'oceano e la laguna vicino Dakhla, praticamente sulla linea del Tropico del Cancro. Manco la parabola mi prende più. Spadroneggia il vento, comunque possiamo prendere il sole e fare il bagno con l'alta marea nella laguna. Sulla spiaggia esterna si è incagliato un peschereccio. Qualche decina di persone prova a recuperarlo sotto i colpi delle onde. Lì vicino un relitto sembra lasciare poche speranze, infatti il recupero non riesce. Tra qualche giorno ci sposteremo. Il tempo non ci manca, per il ritorno abbiamo prenotato il traghetto da Tangeri per il 28 Marzo.

Piove in Marocco? No, diluvia! Anche qui una notte di tempesta, pioggia battente, vento che scuote il camper. Da nord arrivano notizie di campeggi evacuati, oued prima asciutti ora in piena, strade allagate, crolli. Ma che Marocco è? Aspettando tempi migliori prolunghiamo la permanenza qui, vicino Dakhla.

Dakhla ha alcune decine di migliaia di abitanti. Eppure, chissà come, se vai in giro incontri sempre il signor Carlo, un ottantaduenne piacentino ex-anestesista che vive qui 6 mesi all'anno. Che ci fa? Racconta.
Anche l'altro giorno, eravamo sul camper di Bruno e cercavamo il "Samarcanda", bar top della città. Incrociandolo gli chiediamo indicazioni, e lui:" se mi fate salire vi ci porto". Sento un brivido freddo, ma che fai? Tra un caffè e l'altro spiega, spiega. Quando ha detto che voleva parlarci di una storia un po' lunga, che comincia quarantamila anni fa, ho chiesto il conto. Sarà che vive solo, ma parla addosso agli altri, senza sosta.

D'altra parte, forse, anch'io vi SCRIVO addosso.

Per riempire i serbatoi si va all'"acqua calda". Con 5 dirham fai anche il bucato, poi ti metti sotto una bocca enorme di acqua leggermente sulfurea, una doccia meglio che a Saturnia. Mentre siamo lì arrivano due camper svedesi. A chi sembrava lontano dalle alpi alle piramidi?Per arrivare alla sorgente devi fare solo un chilometro di pista. Già, perché da queste parti l'asfalto sta solo sulla statale. Ogni tanto vedi un segnale: un vecchio copertone o una piramide di sassi. Da lì si stacca una pista che porta...dove porta? A volte ci sono anche cartelli indicatori.
Visto ad esempio: Bir Anzarane 165 km. Diobbono, 165 km di pista!


Al 25


Naufragio


Si tenta il recupero


Bucato all'acqua calda


Il signor Carlo


Dove porta?


Sole e spedute


Bassa marea in laguna


Quei temerari

E cerchiamo la linea del tropico

Ci hanno detto che non ci sono indicazioni, perciò abbiamo preparato un cartello posticcio e ci regoleremo con il GPS. Passiamo El Hargoub, sta pure sulle carte ma non c'è altro che una caserma e alcune bottegole. Proibito fotografare, è zona militare. Dopo altri 23 chilometri sulla statale 1, vicino alla colonnina del km 2066 (da Tangeri!) invece troviamo il cartello vero. Foto di rito.

Secondo il GPS casa dista 3342 km in linea d'aria, in direzione 54° (praticamente nord-est).
La Mauritania non è tanto lontana ma l'asfalto termina prima del confine, la dogana è difficile e ci sono zone minate, quindi non vogliamo andare oltre.
Un'altra volta? Inshallah!

Al ritorno al "25" troviamo famigliole e giovani marocchini sulla spiaggia (è domenica anche qui).
Vanno via presto, il tramonto arriva veloce.
E' proprio vero, l'Africa ti rimane dentro.


Falso cartello


Tropico del cancro: quello vero


Tutta la compagnia al tropico


Passeggiata domenicale


La pioggia disegna sulla sabbia


Vacanza


Nebbia sull'Atlantico


Pranzo al sacco


Ti rimane dentro


Questa costa 

è una delle mete preferite dai maniaci della pesca. Non a caso, pare, è tra le più pescose - oltre che tra le più pericolose - al mondo. Vedi canne e mulinelli da centinaia di euro, camperisti che scambiano consigli su come armare le lenze in varie lingue, mogli vogliose di pesce (non equivocate!).
Potevamo noi restare insensibili al grido di dolore delle mogli?

Con la cannetta di Decathlon comperata appena prima di partire, come esca cannolicchi presi a centinaia nella laguna, voilà...andiamo nell'acqua fino alla vita.
E sì, i pescatori provetti non hanno preso niente mentre noi neofiti, io ed Egidio, abbiamo tirato su un lulù - un branzino - a testa.
Certo, ben poco da mangiare tranne i cannolicchi.
Meno male che i marocchini vendono il pesce che loro prendono con miseri filaccioni avvolti intorno a vecchie lattine.
Così Fiammetta ha preso un signor pesce per 30 dirham. Foto, mistificante, ma d'effetto.
Così Patrizia, nel pulirlo a mare, è riuscita, unica al mondo, a farsi scappare un pesce morto!

 


Maniaci della pesca


Meglio di niente


Pesca miracolosa a 30 dirham



Dakhla prepara la festa 

per la nascita del profeta, ma siamo qui già da due settimane e preferiamo cominciare a tornare a nord. Sono centinaia e centinaia di chilometri di hamada, pianoro deserto sassoso a volte solcato dal letto di uno oued, esteso fino all'oceano dove forma una ininterrotta falesia dai bordi franosi. A Boujdour ci fermiamo per spezzare il viaggio. Nel porto niente banchine nè pavimentazione. I pescatori mettono a secco le barche con l'aiuto di qualche cavallo e tanta, tanta fatica.
Solo itorno a Laayoune troviamo dune di sabbia, il deserto scenografico dei film.
Da lì decidiamo di passare per l'interno, attraverso la città di Es Semara, ma è il solito paesaggio monotono. Prima di tornare sulla costa sono quasi 500 chilometri di niente, zero. In mezzo la città, fuori dagli itinerari turistici. 

Ma, fatecelo dire, noi non facciamo turismo, noi VIAGGIAMO.

Vabbè, vabbè, siamo sparoni.

Comunque a Es Semara siamo subito l'attrazione del giorno: arrivano ragazzini a centinaia e mosche a milioni. Poco c'è da fare, salvo passeggiare nel suq e sedere a prendere il tè alla menta. La sera gran movimento intorno ai camper nonostante siamo parcheggiati di fronte alla gendarmerie. Poi, finalmente, un po' di calma, la temperatura si abbassa dai 38 gradi del giorno, la notte è limpida.
Il sonno ce lo meritiamo.


Il trasferimento 
da Es Semara ci riserva qualche sorpresa. Tra Tan Tan e Guelmim ecco in lontananza una strana foschia.
Ma è sabbia! Una tempesta si avvicina, spinta dal vento teso. 

Mi sembra già di vedere i giornali: " Camper italiani dispersi nel deserto per una tempesta di sabbia. E neppure è prevista manna". 

Scappiamo e dopo un po' riusciamo ad uscirne. Il caldo è soffocante, ma tutto cambia alla deviazione per Sidi Ifni.
La strada sale e costeggia uno oued, il paesaggio si fa mosso e verde, la temperatura più fresca.
Ed ecco un guado. Le piogge hanno innalzato il livello dell'acqua e la corrente pare sostenuta. 

Mi immagino i titoli: " In Marocco fervono le ricerche dei turisti travolti dal fiume in piena". 

Invece passiamo senza problemi.
Finalmente arriviamo al campeggio di Sidi Ifni. C'è pure il wifi, posso mantenere i contatti più facilmente. Così scrivo mail, leggo mail, scrivo altre mail...

" Anziano campeggiatore in stato catatonico per il troppo tempo passato in Internet"???

Qui passiamo qualche giorno in pieno relax, tanto la strada per Tiznit è interrotta per il crollo del ponte sullo oued. Purtroppo la spiaggia è piena di detriti trascinati dal torrente. Ma la spiaggia di Legzira pochi chilometri a nord, è tra le più belle che abbiamo trovato in Marocco.
La passeggiata sulla spiaggia è affascinante ma la marea sale e dobbiamo affrettarci altrimenti non riusciremo a tornare al ristorante albergo per il pranzo.
Pesce alla griglia, perfino vino marocchino. Tutto finisce in gloria.


Pescatori a Boujdour


Nel porto


Venditrice senegalese a Es Semara


Verde e frescura verso Sidi Ifni


Un guado


Il ponte crollato


Legzira Plage


Grotte e onde a Legzira


Tutto finisce in gloria

 

Ditelo: eravate ansiosi di ricevere nostre notizie!
No?
Pazienza, ve le mandiamo lo stesso.

Sahara libre

Non solo per scherzo ce lo dice Abdallah. Lui e la moglie mandano avanti il Cafè Nomad, il miglior ristorante di Sidi Ifni: ambiente caratteristico ma raccolto, per poche persone. Lume di candela, cucina accurata e ottima presentazione dei piatti. Loro sono saharawi. Lui parla francese e spagnolo, si fa capire in italiano, intrattiene allegro i clienti, però...
Questa regione appare pacificata, ma qualcosa cova. Sulla spiaggia della laguna di Dakhla avevamo visto il mausoleo con le tombe dei due combattenti, il marocchino e il saharawi. Un auspicio di pace. Ma i due popoli non si amano.

Ci siamo andati a cena due volte. La prima posticipando al giorno dopo perché Carla aveva un impegno, doveva vedere l'isola dei famosi.

"Allaaaah akbar! Allaaaah akbar....". Al mattino ci sveglia la prima preghiera dell'alba, se il vento spira da sud il muezzin sembra di avercelo dentro al camper. L' ultima preghiera ci avverte della sera. Siamo qui da una settimana, succede poco, è ora di spostarci anche se Sidi ifni è simpatica e tranquilla.

Torniamo a nord, verso il Marocco "normale".
Una deviazione ci porta all'agadir (granaio fortificato) di Id Aissa. La strada porta i segni dell'alluvione delle settimane passate, frane, crolli, guadi, varianti sassose. Ci fermiamo ad Amtoudi, un villaggio di neppure un centinaio di persone e quasi altrettanti camperisti. Rachid ci guida all'arrampicata per la visita dei resti del XII secolo tra raffiche rabbiose di vento. Questo pare il posto più interessante del viaggio di quest'anno, affacciato sulla gola  e sul palmeto. Sul sentierino si aprono le camere, le antiche torri di avvistamento,le arnie di pietra. Tra le rocce i graffiti e i cactus.
Al ritorno al ristorante-camping dove passeremo la notte ci offrono anche il tè. Poi il silenzio assoluto.  

Stelle a grappoli
cielo profondo
pensiero profondo
esistenza
magia e scienza
famo senza! 


Cafè Nomad


C'è ancora l'ONU


Ma non si amano


Frane dopo l'alluvione


Id Aissa


Amtoudi


Dall'alto


Graziose e sbarazzine ... le porte!


Tè alla menta


Agadir

La parte turistica di Agadir è molto europea, tanto che al mercato comunale si trovano perfino salumi.
Così, detto fatto, organizziamo una cena per tutti con "il gnocco".

Facile battuta: meglio il gnocco o la ...?

Comunque, imbandita la tavolata davanti al camper, acceso il fornello, friggiamo un'ottantina di frittelle  a losanga che mangiamo man mano con prosciutto, salame, mortadella, speck e LAMBRUSCO!!
Ci convinciamo che l'Emilia è luogo tra i più civili. Anche Bruno, messa da parte la sua napoletanità, partecipa al brindisi (ai brindisi) che  Franco, di Schio, ci ha insegnato:

 Alziamo il bicchier-Facciamo cincin-Beviam beviam beviam-Tutto il mondo fa cincin-Innalziamo il bicchiere di vin-Cincin!
Alto-Basso-Fora-Dentro! 


Purtroppo il campeggio è in degrado: Agadir ha scelto il turismo all inclusive, hotel e residence, i camper cominciano a dare fastidio.
La spiaggia è bella ma il clima è atlantico, mutevole come l'oceano che a volte è pacifico e a volte fa l'indiano. Chi fa il bagno, chi pesca, le maree qui nella baia sono meno pronunciate, però quando arrivano le onde in acqua vanno solo i surfisti. Lo spettacolo della risacca è suggestivo, ma i relitti che ogni tanto trovi sulle spiagge raccontano storie di pericoli e sofferenze. Noi, alziamo il bicchier.
E torniamo verso nord.



Gnocco e lambrusco


L'oceano fa l'indiano


Relitto sulla spiaggia

Tra Agadir ed Essauira 

e in tutto il Marocco centrale (in lungo, non in largo), è diffusa la coltivazione dell'argan, con cui si fa un celebre e costoso olio alimentare e cosmetico. Siamo andati a visitare una delle cooperative di sole donne che lo lavorano. Agli uomini è lasciata la sorveglianza delle capre.

Che c'entra?

 C'entra, c'entra, perché sapete come viene fatta la lavorazione tradizionale?
Le capre salgono sugli alberi e mangiano le bacche. Poi...le cacano!
Le donne riprendono le bacche digerite e, spezzati i gusci, fanno a mano la molitura dei noccioli con dei rudimentali frantoi di pietra.
Pare che l'olio sia fantastico per la pelle, per il colesterolo...non so i calli e il morbo di Parkinson.

Essauira poi è proprio carina, rilassante ma vivace, genuinamente marocchina ma cosmopolita.
Passeggi sui bastioni portoghesi tra scorci da cartolina, vai al porto di pesca a comprare pesce vivo, ti siedi per un tè alla menta in mezzo al suq mentre un venditore di spezie offre di tutto, anche il "viagra berber".
Macché eccitanti, noi ci rilassiamo: tempo buono, sole e bagni sulla spiaggia, il ritorno si avvicina. 
 


Cooperativa di donne


Si spezzano i gusci


Molitura dei noccioli di argan


Essauira è proprio carina


Sui moli di Essauira


Uno sfizio


Tutto a pochi dirham


Telefono ... casa


I bastioni di Essauira


Ultime cronachine di quest'anno

Domenica c'è l'imbarco, poi 48 ore di mare fino a Genova.
Curioso come torni in un posto conosciuto e ti sembra quasi di stare a casa, ritrovi persone conosciute e ti pare di incontrare vecchi amici.

Come Franco e Berta (quelli del vin brulé nel deserto) che avevamo lasciato un mese fa a Dakhla.
Bestiale Dakhla! Abbiamo saputo che, dopo che eravamo andati via, un tedesco è morto. Un'altra tedesca s'è dispersa  e non è stata più ritrovata. 

O forse, bestiali 'sti tedeschi!

Lasciata Essauira, le sue suggestioni, le rimembranze di Jimi Hendrix che veniva qui a farsi le canne, la musica Gnaua che neppure sapevamo esistesse, con calma risaliamo il Marocco. Una tappa d'obbligo è Oualidia.
Che si trova a Oualidia?

Una laguna da sogno, anche se pare iniziato lo "sviluppo turistico", che significa villette a schiera sulle alture. L'ambiente non è ancora snaturato ma per goderlo è meglio sbrigarsi. Poi ostriche, granceole, cannolicchi, gamberoni, cozze, astici...anche pesce, tutto gentilmente offerto a pochi dirham da uno stuolo di giovani che scorrazzano tra la laguna e il mare a bordo di rumorosi ciclomotori.
Questa sì è vacanza d'avventura: spiaggia, bagno, pranzo, sole, cena, due chiacchiere...che se magnamo domani?

Grandi domande esistenziali. Puntuale risposta: spaghetti alle vongole.
Fortuna che al Marjane (l'ipermercato all'europea) di Safi abbiamo potuto ricomprare qualche bottiglia di vino.

 Una giornata ad Asilah, poi su verso Tangeri. L'autostrada è quasi deserta. Ma ci trovi chi attraversa o va in bicicletta, le capre che pascolano, le donne che fanno la cicoria (o chissà che altro) nello spartitraffico centrale. E ragazzini in quantità: qualcuno accenna un gestaccio, ma quasi tutti fanno ciao ciao e sorridono.

Ciao Marocco.


Laguna di Oualidia


Due passi in laguna


Murales ad Asilah


Un cappellaio


In cabina sul traghetto


Ciao Marocco