USA e Jet

Clic sulle foto per ingrandirle

 

Big Apple

 

We have got Big Apple,now go on biting it. 

Ma il primo assaggio ci è parso un po' acerbo: volo puntualissimo, aeroporto JFK alle 19,30 poi...

1 km di coda all'ufficio immigrazione!

Dico davvero, zig e zag per far allungare la coda in un salone lungo un centinaio di metri.

Quasi mi rimpiangevo la Siria.

Insomma siamo arrivati davanti al funzionario alle 22, poi taxi e, in albergo, prima di metterci a letto si era fatta mezzanotte.

Cioè le 6 di mattina in Italia.

Abbiamo avuto una giornata lunghetta eh?

 

Oggi, 6 maggio, tempo buono. Panorama immenso dall'Empire State Building, passeggiate e shopping in 5Th Avenue, Times Square, ecc.

Sempre tempo splendido. Ci svegliamo presto, arriviamo a letto tardi. Mai un momento libero, gira di qua, vai di la. 

Foto? A seguire. Anzi, a seguire a seguire, perché a Fiammetta è caduta la macchina fotografica per terra.

 

 

 

USA e Jet

 

 

New York caput mundi?

 

Yes, calderone di razze, never sleeps, di tutto e di più. Grattacieli e baracche,cielo e mare, Tiffany e Bulgari ma anche senzatetto che dormono sui vagoni della metropolitana.

 

Noi ce la godiamo.

Una foto dall'Empire State Building, una passeggiata in Central Park, una pizza a Little Italy, cinesi dappertutto, bandiere a stelle e strisce, l'escursione alla statua della libertà. 

 

 


Vista dall'Empire State Building


Quinta Avenue


Saint Patrick


A spasso per Manhattan


Aspettando la metro


Pier A


New York, New York


Due libere signore


Un momento di riposo

E poi Ellis Island! Qui sono arrivati 12 milioni di immigrati da ogni parte del mondo, 2 milioni e mezzo solo dall'Italia. Nel museo che occupa l'antico ufficio immigrazione trovi immagini e documenti degli emigranti italiani: biglietti di terza classe a 180 lire, la foto di un bimbo sgarrupato e scalzo, vecchi bauli polverosi, centinaia di persone ammucchiate nei dormitori.
 


Retorica dell'accoglienza

 


Sala Immigrazione a Ellis Island

 


Tanti anni fa arrivavano gli italiani

 


Ma come hanno fatto gli italiani d'Italia di oggi a dimenticarselo? Noi quelli così li vogliamo ricacciare indietro. E non sono mica due milioni e mezzo.

 

Dicono che capiamo poco l'inglese. Vero, però mica facile quando il taxista del Bangladesh parla americano con l'accento del Bangladesh, la guida cinese parla americano con l'accento cinese, la ragazza messicana all'albergo parla americano con l'accento messicano...

Ora andiamo a dormire. Stiamo per lasciare New York. Domani (martedì) volo per Phoenix. Arizona aspettaci.

 

Cambiamo discorso. Abbiamo passato Domenica e Lunedì alle cascate del "nai-a-gh-rà" (loro dicono così): ci sono costate ore e ore di autobus, ma non ce ne siamo davvero pentiti. Milioni di metri cubi d'acqua, un muro impressionante. Basta non alzare troppo lo sguardo sopra all'acqua, per non vedere il luna park di albergoni, torri e casinò. Bisogna dire però che il lato canadese è peggio.

 


Niagara Fall


Ground Zero


Times Square

 

Lasciata New York siamo arrivati in volo a Phoenix (81° F), abbiamo ritirato la macchina a noleggio e via! verso l'Arizona più autentica (?). Panorami da John Wayne intorno a Sedona.

Pure gli indiani ci sono: almeno la commessa del reparto fotografia dell'ipermarket Target a Flagstaff (28° F) pareva indiana. La reflex Canon sta molto male. Speriamo che non muoia, ma intanto abbiamo comperato una piccola digitale, così - ogni promessa è debito - qualche foto poi potremo anche mandarvela.

Abbiamo cenato al "Mandarin Buffet" e poi preso la stanza a uno di quei motel tipo film, con la macchina parcheggiata fuori alla porta, ma c'è il wifi. Stiamo a 2100 metri di altitudine, appena più in là si vede tutta neve. Fiammetta ha acceso il riscaldamento e dorme. Io vi scrivo un po', è quasi obbligatorio comunicare via email, ormai abbiamo nove ore di differenza.

 


On the road


Al motel di Flagstaff


Verso Gallup

 

 

Queen o King?

 

A New York e a Page ho dormito nel "queen bed".

E subito voi pensate male.

 

A Flagstaff e Gallup ho dormito nel "king bed".

E voi pensate pure peggio.

 

E invece vi sbagliate. Gli americani (letti) sono fatti così. Nel Grand Canyon ci hanno dato addirittura due queen, avremmo potuto dormirci in quattro. Tanto il prezzo è a camera, non a persona. Ovunque buona pulizia, quasi sempre c'è anche il forno a microonde.

Comodo, quando ti stufi dei sandwich e cerchi di non spendere una cifra nei ristoranti migliori.

Se no te la cavi con i cinesi (tutto al buffet, molta varietà, mica come i cinesi da noi) o con i messicani (che magari li capisci pure).

 

Ci muoviamo. Partiti che veniva giù qualche fiocco di neve a Flagstaff, ecco la natura americana: canyoncini e canyoncioni, crateri, fossili, deserti. Non si incontrano italiani, che invece a New York (inclusive tour) abbondavano. Ma per il nostro tipo di viaggio è necessario il fai-da-te, la libertà di decidere e modificare l'itinerario. 

Ovviamente l'automobile è indispensabile. Insomma - perdonateci la banalità - si va "on the road".

 


Meteor Crater


La foresta pietrificata


La strana coppia


Al canyon de Chelly


Fortezza Navajo


Ma funziona?

 

Occhio però alla polìs, non perdona. Sulla interstatale 40 dietro un auto che andava oltre il limite delle 75 miglia/h si è materializzata una pattuglia. Luci di tutti i colori, sirena: se non ti fermi mi sa che ti sparano pure.

 

Noi andiamo tranquilli, attraversiamo i territori indiani: Hopi, Apache, soprattutto Navajo. 

Qui è caldo e batte il sole. 

Ma New Mexico e Utah hanno l'ora legale. L'Arizona pur con lo stesso fuso orario non ha ce l'ha, mentre i territori indiani dell'Arizona si. 

Non ci capiamo più niente.

 

Grande il Mexican Hat Lodge! Abbiamo faticato ad arrivarci, perché il gps dava i numeri. L'abbiamo spento quando, già nello Utah, ci ha detto che mancavano ancora più di 2700 km!

Ma siamo arrivati. Il posto è assai caratteristico, accanto al San Juan River che lì vicino forma i goosenecks, una gola dove il fiume scorre in una serie incredibile di meandri prima di gettarsi nel Colorado. 

Il boss dell'albergo, con cappello e stivali da cowboy, arrostisce bistecconi per cena, tra il fumo del fuoco di

legna e la musica country.

E che potevamo fare: ci siamo sacrificati. La mia "well done" nella penombra non pareva troppo sanguinante.

Cuore non vede...

 


Mexican Hat Lodge


Goosenecks


Orlo del precipizio

 


Mexican Hat

 


Foto no buona, bisteccona si


Bella anche la targa

 

"Addio Fred, i musi rossi mi hanno beccato!"

"Tieni duro Ted, vedrai che ce la caveremo."

Qui sembra proprio di vivere in un film. 

Una straordinaria sterrata di 17 miglia porta nel cuore della Monument Valley serpeggiando ai piedi dei roccioni. Si va con la macchina propria per 5 dollari a testa. 

Tanto la macchina è quella a noleggio.

 


Three Sisters (più una)


Pranzo al sacco


Monument Valley

 

 

Tip Tap

 

E allora parliamone, degli indiani. 

Vivono in prefabbricati e case mobili in mezzo al niente, noi le chiameremmo baracche. Accanto macchinari e scassati pick-up. Non sono nomadi ma neppure danno l'idea di essere stanziali. Le terre tutto sembrano tranne che coltivabili. Pochi cavalli, rare vacche. La povertà è evidente, tranne dove arriva il grande turismo (come, appunto, nella Monument Valley). Ma secondo noi non sfruttano economicamente a sufficienza la grande ricchezza di luoghi interessanti. 

 

Luoghi decisamente adatti al camper che, ammettiamolo, un po' ci manca.

Ne vanno in giro a centinaia di camper, enormi. Molte volte trainandosi dietro un'auto. C'è chi nel camper ci vive proprio.

Bisogna parlare bene dell'America a questo riguardo.

Ci sono i "campground" ma anche altrove non esistono divieti.

E non ti guardano strano se mangi i TUOI panini dentro le strutture turistiche (e non).

 


Loro vanno in giro col camper


E che camper!


Spirito da pionieri

 

E poi - magari c'entra poco - mi consola vedere quanti americani hanno più pancia di me!

 

Seguiamo il corso del fiume Colorado, da Page, dove una diga ha formato il lago Powell, fino al Grand Canyon.

 


Lake Powell


In battello sul lago


Horseshoe sul fiume Colorado

                          
Luci e colori dell'Antelope Canyon

 

Minchia!

Qui sì, ti senti un microbo. La maestosità del paesaggio è sconvolgente. L'America è un grande paese, ma grande davvero. Tanto spazio, immenso (tranne dove manca del tutto, come in quasi tutta Manhattan).

Alcuni luoghi ci ricordano cose viste altrove, l'altopiano anatolico, il Wadi Rum.

Ma il Grand Canyon ...

 


Bellezze sullo sfondo e in primo piano


Maestoso Grand Canyon


Anche qui ricordini...ma indiani


Uno scorcio sul canyon


Non fare un passo indietro ...


Panorama

 

Un freddo coyote! Ma come, due giorni fa bagni in piscina e adesso? Vento forte e temperature vicine allo zero.

 

Un incontro: "Could you take us a picture"?

Ma era un catanese emigrato in Canada 46 anni fa. Moglie canadese, un lavoro nel petrolio (mica dentro, nel settore). 

Soddisfatto (ti credo!) ci dice che guadagna 170 mila dollari all'anno, peccato solo che in Canada fa un po' freddo.

Ma poi, perché ogni volta che chiedi a qualcuno di scattarti una foto, va a finire che ti inquadrano senza piedi?

 

A proposito di dollari, il "tip" è una cosa deprimente.

Non è il nipote di Topolino.

E' la mancia.

Vai al ristorante? In albergo? A fare una escursione?

Al prezzo devi aggiungere la tassa e poi la mancia.

 

Tip tip?

Tap tap!

 

Una cosa alla fine l'abbiamo capita.

Tutte le volte arrivando in albergo ci dicono "Aidi, aidi".

Ma che, ti sorridono i monti? Le caprette ti fanno ciao?

Ma no!

Non dicono "Heidi", dicono "I.D."

Vogliono un documento!

 

 

Succo d’usa

 

"Aridanga! Mo' ce rompono n'antra vorta. Ma che ce frega a noi?"

Il fatto è che ci sono cose che ci piace raccontare. Ci perdonate?

Se no cestinate le nostre mail.

Cassate. 

E' ciò che sono, in fondo.

Veniamo alla cronaca.

 

Questa è stata una giornata particolare, un concentrato di America. 

Ve lo diciamo affettuosamente: che vi state perdendo!

 

Sveglia presto ma non troppo al Red Feather Lodge di Tusayan. Caffè (bibitone) abbondante e muffin.

Fuori il freddo si fa sentire.

Valigie in macchina, dopo un ultimo sguardo al Grand Canyon si parte.

Presto la pioggia si trasforma in neve.

Ma ce le abbiamo le catene? 

No.

Che cacchio di clima hanno qui.

Però la nostra Nissan Versa non perde un colpo.

Arriviamo a Williams, imbiancata, e prendiamo la Interstate 40 che - meno male - scende subito di quota.

 


Un incontro


Ma qui nevica


Che razza di tempo!

 

Gli scrosci di pioggia continuano, violenti, e le raffiche di vento spingono i cespugli secchi, che ci attraversano la strada e rotolano lontano nella prateria.

A Seligman usciamo dall'autostrada e prendiamo per la 66, la "Mother Road".

 

Diavolo, questo è il west!

Panorami e stazioni di servizio, general store, gift store per turisti zeppi di oggetti kitch.

Poster di Marylin Monroe e Elvis Presley, perfino foto di James Dean.

Qualche sprazzo di sole illumina le vecchie pompe di benzina arrugginite, le Pontiac e Cadillac anni 50, le targhe stradali e pubblicitarie scolorite.

 


Mannequin


C'era una volta una pompa


Anticaglie


Vecchia America


Cow Boy


Scenic Route

 

L'America è un paese giovane, queste sono le loro antichità.

Che dovremmo fare noi con l'Appia Antica?

Ma, certo, è un altra cosa. E poi di diverso abbiamo anche il cervello.

Comunque tutto questo è divertente e godibile. Cediamo anche noi allo shopping.

 

Facciamo una sosta per pranzo a Peach Spring, dove c'è solo il ristorante-inn gestito dagli indiani Hualapai.

Il piatto del giorno è un "coso" che non sappiamo, un rotolo di sfoglia farcito di carne, insalata, chissà che altro, guarnito con riso e una passata di fagioli. 

Diobbono come mangiano! Ti credo che poi hanno  rispetto e ammirazione per la cucina italiana.

 

Di nuovo in viaggio. La strada corre parallela alla Santa Fè Railroad. Passano i treni annunciandosi con il loro fischio forte e insistente. Così arriviamo a Kingman.

Nonostante la guida Lonely Planet ne parli male, a noi è sembrata una città interessante. C'è perfino una specie di centro e, cosa rara, strade per passeggiare.

Vediamo il museo della Route 66, oggi a ingresso libero (chissà perché), il monumento al treno, il tribunale di contea.

Ogni tanto ancora tuoni, lampi, acquazzoni.

 


Santa Fe Railway


L'ufficio postale di Oatman


Saloon


Tabacchi


Pionieri del West


Kingman

 

Prendiamo alloggio al Rodeway Inn, sulla Route 66 che qui prende il nome di Andy Devine Boulevard.

45 dollari a notte, due queen bed, tavolo e sedie, wifi, frigo, microonde, la solita TV che passa solo canali USA.

 

Il resto del pomeriggio lo passiamo al Wal Mart. Non abbiamo più voglia di cercare una improbabile buona cena. Visto che abbiamo il forno facciamo la spesa.

 

E' sera. Vediamo su Internet il telegiornale italiano di qualche ora fa. Poi spezzatino e patate, dolcetti, una bottiglia di Riesling della Columbia Valley (7,47 dollari più tasse) per brindare. A che cosa? Provate a indovinare.

 

Dopo cena un film di quelli che abbiamo sull'hard disk.

La luna fa capolino.

Domani torniamo a Phoenix per imbarcarci sul volo US Airways #29 per Los Angeles. In California ci aspetta un'altra strada, la Highway 1, quella della costa del Pacifico.

Spegniamo la luce.
 

 

Burma Shave

 

Conoscete Burma Shave?

Noi non ne sapevamo niente.

Negli anni 20 tale Odell produceva una schiuma da barba. Ebbe un'idea: comprò uno stock di cartelli usati, con sopra le frasi più disparate.

Li mise sulle strade, in serie di 5-6 cartelli poco distanziati, a formare un discorso compiuto (a volte non troppo).

Era nata la pubblicità stradale.

Negli anni '60 la società fu assorbita dalla Philip Morris, e per quei cartelli fu la morte.

Ma in Arizona ne abbiamo visto alcuni, messi a ricordo della tradizione:

 

 

Hardly a driver 

Is now alive

Who passed 

On hills 

At 75 

Burma-Shave

 

 

E nel museo della Route 66 abbiamo visto un cartello degli anni della seconda guerra mondiale che un po' ci riguarda.

Ve ne mandiamo una foto.

 


Burma Shave


Che cactus dici?


Signorilità


Phoenix di una volta


Battello sul Colorado


Tra Arizona e California

 

Mò basta co' la Route 66, è finita. A Santa Monica, su un pontile sopra l'oceano.

Ma è quello Pacifico! Diavolo, siamo proprio lontani da casa.

 

Los Angeles è una conurbazione enorme, mostruosa. In aereo l'abbiamo sorvolata mezz'ora prima di atterrare. 

Gradevole e multicentrica, è decisamente multirazziale: Little Tokio, Chinatown, moltissimi messicani, le insegne dei ristoranti italiani.

Però vedi parecchi senzatetto. Chi spinge la sua roba su una vecchia carrozzina o un carrello del supermercato, chi parla da solo, chi sta fermo con lo sguardo spiritato. Su una panchina uno dorme che nemmeno una bomba.

 

Tocca fare 30 km dall'albergo per Sunset Boulevard e Holliwood (Strip & stars!) 

Tanta gente in giro, passeggiamo sulla Walk of Fame.

Da bravi provinciali ci fermiamo a vedere quali nomi riconosciamo: Walt Disney, Ingrid Bergman, tanti altri ... pure Nicol Kidman. 

Ma è viva! Si vede che le star si prenotano le stelle.

Poi, fame per fame, troviamo un posticino e "carne asada".

 


Walk of Fame


Viva Mexico


Olvera Street


Qui finisce la Route 66


U Pellicanu


Bancarelle e artigiani

 

E già che abbiamo parlato di cartelli, ve ne mandiamo pure uno visto a Santa Barbara. Leggete cosa dice. Non ci sono più i mendicanti di una volta.
 


Non ci sono più i mendicanti di una volta


La vecchia Missione a Santa Barbara


La casa de La Guerra

 

 

Ladri di saponette

 

L'altra sera al ristorante, dal tavolo vicino a noi, si è alzato un "happy birthday to you".

Cribbio, ma quanti anni ha, cento?

Allora se li porta male, ma quelli che gli cantavano la canzoncina parevano anche più vecchi.

D'altronde non importa quanti anni uno ha, ma quanti se ne sente.

E' questo che ci frega.

 

"Adopt a Highway" sta ogni chilometro (miglio?). E' il modo con cui i privati sponsorizzano le strade contribuendo alla loro manutenzione. A volte sono esercizi commerciali ed enti locali. Molte volte però c'è scritto "in memoria di" o "alla cara moglie". Un po' macabro, no?

 

La Natura in America è splendida, ma è anche ... gigantesca! Diciamocelo, la costa californiana non è poi più bella di quella attorno a Maratea. Ma le scogliere vanno avanti per 150 km. Il parco del Gran Paradiso è altrettanto bello di quello di Yosemite, ma qui ci sono le cascate più alte, gli alberi che ti svettano sulla testa, gli immensi monoliti di granito. 

 


Big Sur


Yosemite Fall


Escursione nel parco

                                 
Immagini dal parco di Yosemite


Una cosa è certa: la gestione dei grandi parchi è perfetta. Chi vuole trova  percorsi impegnativi, pareti da scalare, onde da surfare. Ma le navette e le passeggiate accessibili permettono a tutti di godere delle attrattive naturali.

Anche a noi, finché ci regge la pompa.

 


A 2000 metri


Tuolumne Grove


Sequoia gigante

 

E chi cavolo l'ha detto che in California al mare fa caldo?

Un vento del diavolo, l'oceano incazzato, le scogliere che ribollono di schiuma, la giacca a vento che non basta.

Abbiamo dovuto fuggire dai pontili dei vecchi stabilimenti delle sardine. Tanto adesso sono diventati tutti ristoranti e negozi di souvenir.

 


Morro Bay


Niente più sardine


Controluce

 

Ogni notte allo Yosemite View Lodge ci costa come SEI notti al motel di Flagstaff. Ma per la miseria! vale la pena.

Due queen (ci risiamo), cucina completamente attrezzata, fornelli, frigo,forno a microonde, macchina del caffè, tostapane. Ma anche il balconcino sopra al fiume Merced, e il caminetto! E pure ... una vasca per idromassaggio a due piazze (mmmh...)

 


Balconcino sul fiume


La valle di Yosemite


Cip o Ciop?

 

Ma esiste qualcuno che non ruba i saponini in albergo?

Non dite che non lo avete fatto mai perché non ci crediamo.

In questo viaggio sono già 25 notti in albergo, qualcuno l'abbiamo usato ma parecchi li abbiamo messi in valigia.

Se ci controllano alla dogana, che gli raccontiamo?

 

Come città San Francisco è la più migliore assai, l'unica tra quelle che abbiamo visto che ci ha un po' ricordato lo spirito delle città d'Europa. Ma la Chinatown non ha confronto, neanche con quelle di New York e Los Angeles. Negli USA il quartiere cinese è una risorsa turistica, non un motivo di tensione come da noi (pensa a Piazza Vittorio).

 


Ma è America


Entrando a Chinatown


79 cent a libbra


Musicisti


San Francisco


Union Square

 

Passeggiare è piacevole: bella gente, bei negozi, artisti di strada, scorci panoramici verso la baia. Purtroppo le salite sono assai ripide. Però c'è il Cable Car. 

Carinissimo, ma non è un mezzo di trasporto. E' un'attrazione, e tocca fare lunghe file per riuscire ad entrarci.

 


Saliscendi


Se la suona ma non se la canta


Vecchio e nuovo


Cable car


Inversione


Un conducente

 

Per la miseria, stiamo attenti: c'era scritto "Academy of art" non "Academy o' fart"!

 

Il Fisherman's Wharf brulica di persone. Lunedì sarà il Memorial Day, e questo fine settimana sembra dare il via alle prime vacanze estive.

Che poi, che cos'hanno di estivo? L'aria è fredda, ogni tanto arriva qualche goccia di pioggia. Chi se la gode sono quelli (e sono bravi!) che navigano a vela.

 


Domenica al Fisherman's Wharf


Harley Davidson


Nel sottomarino Pampalito


Casette


La via più tortuosa del mondo


Golden Man

 

E stasera andiamo al "Colosseo".

Ci siamo arresi.

Che potevamo fare? Un tale di Città di Castello ci ha offerto un vero caffè nel suo locale sulla Columbus, dove i ristoranti italiani si susseguono uno dopo l'altro. 

Stile un po' pacchiano, ma tutti - cuochi, camerieri - sono italiani. 

Non è tanto la nostalgia della lingua, quanto la nostalgia della cucina!

La prossima volta poi vi raccontiamo.

 


San Francisco Mission


Alcatraz


Lasciate ogni speranza


Tutti i comfort


Torretta di guardia


Fuga da Alcatraz

 

 

Sweet Home

 

Per questa vacanza americana è l'ultima mail che vi mandiamo.

Ma non vi disperate così, faremo altri viaggi!

 

A colazione in hotel, mentre Obama ad Arlington commemorava, abbiamo fatto un ballottaggio: 

qui oggi o dopo, a casa?

Ha vinto qui oggi. Siamo andati a cercare una bottiglia di spumante.

 

Poi giretti senza impegno.

Macy's, Victoria's Secret, Bloomingdale's ... dieci piani di rompitezza. 

Come una via crucis.

(Questo era un commento individuale, solo Federico)

 

Lasciamo San Francisco che ci sono 13 gradi e piove.

Forse è il pianto degli angioletti.

O forse si diceva la pipì degli angioletti?

 

A New York di gradi ce ne sono più di 30.

Al museo della storia naturale vediamo scheletri di dinosauri e mammout. C'è l'aria condizionata, si conservano meglio. Peccato però, la macchina fotografica è scarica.

 


L'uomo discende dalle scimmie


Dino


Riflessioni su Manhattan

 

Ultimi appunti, alla rinfusa.

Al "Colosseo" cosa avevamo mangiato? Linguine alla pescatora e pesce arrosto. Limoncello omaggio.

Sembriamo ossessionati da come si mangia? Forse è vero.

I giovani americani portano almeno 50 di scarpa.

Qualsiasi albergo, anche il più scacio, mette in stanza il contenitore per il ghiaccio.

I guidatori sono disciplinati e cortesi.

Il dollaro è un po' risalito.

 

Use Turn Out

Do Not Pass

Restrooms

Watch Your Step

How Are You

Where You From

California Dreamin'

New York, New York

I Left My Heart In San Francisco

Sweet Home Alabama (no, qui non ci siamo stati)

 

Torniamo

Torniamo a casa

Back Home

 

 

Post Scriptum

 

Avevamo detto basta mail dagli USA. 

Infatti questa ve le mandiamo da casa.

 

Fermarsi per la notte in una città di provincia è scoprire un'altra America.

Tracy, sulla strada tra Yosemite e San Francisco, appare linda e ordinata: casette allineate lungo le stradine, ognuna col giardinetto, il garage. 

Più in là la zona commerciale, la cintura di motel.

E' ancora presto, pensiamo a una passeggiata. 

Ma non esiste un centro, tutta la città è area residenziale, dove te li fai due passi?

Poi troviamo il parco. Lì un po' di gente c'è. Qualcuno corre. 

Il chiosco degli snack e dei sandwich fa affari, mentre parecchie persone guardano i figli che giocano a baseball.

Ci fermiamo a guardare anche noi.

Ci sono contemporaneamente cinque incontri, tutte squadrette di ragazzini tra i 5 e i 15 anni, maschi e femmine, di tutti i colori.

Pian piano terminano. I complimenti a chi ha vinto. I complimenti a chi ha perso.

Il parco si svuota.

Andiamo via anche noi.

 

Che San Francisco sia una città libertaria - il luogo che ha partorito grandi movimenti sociali e artistici - si vede bene anche oggi.

La coppietta omosessuale sull’autobus.

Il caffè Vesuvio all’angolo della via dedicata a Jack Keruac, tradizionale ritrovo della beat generation e degli scrittori, su cui fa mostra una divertente insegna.

E lì vicino la libreria Ferlinghetti, custode nostalgica delle speranze di mezzo secolo fa.

Dentro, un cartello con una poesia del vecchio proprietario:

 

Pity the nation whose people are sheep,
and whose shepherds mislead them.
Pity the nation whose leaders are liars, whose sages are silenced,
and whose bigots haunt the airwaves.
Pity the nation that raises not its voice,
except to praise conquerors and acclaim the bully as hero
and aims to rule the world with force and by torture.
Pity the nation that knows no other language but its own
and no other culture but its own.
Pity the nation whose breath is money
and sleeps the sleep of the too well fed.
Pity the nation — oh, pity the people who allow their rights to erode
and their freedoms to be washed away.
My country, tears of thee, sweet land of liberty.

 

Per la miseria! Viene proprio in mente l’Italia.

 


Caffè Vesuvio


Central Park


Volo 550

 

 

Wal Mart è diventato il nostro supermarket preferito. Prima di lasciare gli USA vogliamo tornarci per cercare un lettore di e-book.

A New York non c'è, ma uno grande sta a pochi chilometri, nel New Jersey.

Deciso, andiamo con l'autobus.

Dobbiamo prendere il 320. Dove? Al Port Authority Bus Terminal.

E qui ...

Mamma mia, è un immenso centro, con attività e commerci di ogni tipo. 

Gli autobus fanno capo a un sistema di "gate" su tre piani. I numeri dei gate non corrispondono ai numeri delle linee, non c'è un tabellone unico riassuntivo, né un ufficio informazioni.

Ci sentiamo proprio provinciali.

Dai e dai, ci abbiamo impiegato mezz'ora, alla fine ci siamo riusciti. Abbiamo fatto i biglietti e trovato il posto giusto.

Così l'e-book l'abbiamo comperato.

 

Ma preferivate forse avere più informazioni di tipo turistico?

Bé, compratevi una guida.

 

Però un paio di cose possiamo dirvele.

Se non parlate almeno un po’ d’Inglese state a casa.

O, tutt’al più, fate un viaggio organizzato.

E se prendete un’auto (cosa praticamente obbligatoria) portatevi un GPS.

Senza, sono dolori.